PREFAZIONE

Come l’autore istruisce nella sua acclarante nota introduttiva, il titolo del libro demanda ad uno schema logico espositivo ed esplicativo, che ha valenza didattica e sinottica, per cui individuato il problema che si vuole trattare, lo si colloca ideologicamente nella testa del pesce che andremo metaforicamente a catturare, dibattendo e sviscerando tutto il problema. E il problema, che è rappresentato dal capo nevralgico del pesce, ha per corpo le lische, ciascuna delle quali rappresenta una specifica tematica di dibattito. Alla fine, si avrà un ordinato sviluppo sequenziale degli argomenti da esaminare, con una rappresentazione armonica e ordinatrice della realtà. Schemi logici di contenuto scientifico, tecnico, pedagogico o problemi di logistica e di strategia delle priorità militari trovano brillante esposizione formale nel pesce di Ishikawa, che ora, grazie a Rossano Onano, si mette anche a colonizzare le più caotiche acque dei problemi umanistici, letterari e filosofici. Forse, più che un’ordinata sequenzialità a lisca di pesce, a questo punto sarebbe più adatta una rappresentazione a polpo Centimane, con grappoli e con gruppi sparsi di tentacoli anche casuali o frattalici, emergenti or qui or là, nell’inopinato sviluppo creativo della mente umana. Ma non è così, perché non va sottaciuto che uno dei pregi più luminosi e più godibili dell’intelligenza letteraria di Rossano Onano risiede proprio nell’ironia: nella suprema dote di parafrasare, trasferire, traslare, alludere, arrovesciare, estrapolare ed estroflettere come un guanto la realtà, che ci apparirà tutt’altra cosa da quella che è, pur rimanendo incontestabilmente identica a se stessa.
In realtà un topos centrale e binario c’è nel discorso di Onano, e non è neanche quel Nord ontologico rispetto al quale l’uomo si collocherebbe inesorabilmente a Sud, in una regione coltivata dall’invidia e dall’emulazione vanagloriosa o beotamente mistica della divinità. Onano, invece, colloca al centro dei suoi interessi antropologici la psicologia-psichiatria, che è poi anche il metodo maieutico per eccellenza, e gli colloca accanto e insieme, nella sua rappresentazione binaria della centralità del problema, anche la poesia, che è pure narrazione dialogica e dialettica del reale e dell’io del poeta, con rappresentazione per exempla e, quindi, anche mitologica dei contesti dentro cui si colloca la vita dell’uomo. Detto con parole così semplici e così esaustive – come quelle che ho egregiamente saputo usare! –, si potrà ritenere concluso con buona pace di tutti i Contemporanei e di ogni Postero possibile il discorso critico su Onano e si potrà ritenere perfezionata la didascalia enciclopedica della sua voce nel complesso corifeo della sapienza umana. Ma se si vuole aggiungere qualche altra lisca di pesce, e sperando che non vada per traverso, dirò che il libro nasce da un percorso di letture e di meditazioni, disegnato dall’autore nel corso della sua attività di pubblicista, con collaborazioni a diverse e sempre molto quotate Riviste letterarie e di valido dibattito culturale. A poco a poco, intorno alla centralità del tema, si va scontornando una panoramica di autori, nessuno dei quali è noto al grande pubblico. Anzi, il grande pubblico non esiste per nulla in poesia e, in genere, in fatti di letteratura d’autore. Per cui parleremo di nomi di autori che non ricevono e non godono di un’alta frequentazione e di un vivido riscontro da parte dei lettori. Qualcuno di questi autori appartiene ad un passato ormai secolare, come Giovanni Antonelli. Altri, sono autori immaturamente e improvvisamente scomparsi, ma la loro voce è a tal punto attuale da apparirci un timbro sonoro presente tuttora nell’aria che respiriamo, come Eros Alesi e Alberto Gatti oppure come i più noti, ma non direi più fortunati, Antonio Porta, Dario Bellezza e Raffaele Nesci. Ed ecco che lo scenario ancora si slarga e, ampliandosi, per soprappiù si contrasta in una visione di approfondimento rivelativo delle tematiche, perché prendono il campo degli autori contemporanei, tuttora vivi e significativamente operativi, i quali debbono avere con l’autore del libro un rapporto di reciprocità di ricerca e di crescita intellettuale e morale: appaiono, così, gli scrittori contemporanei Veniero Scarselli, Domenico Cara, Maria Grazia Lenisa, Silvio Bellezza, Antonio Nesci, Carmelo Maria Cortese, Ninnj Di Stefano Busà. Accanto alle tematiche di sviluppo che questi autori trattano attraverso le testimonianze delle loro opere, che Rossano Onano propone elaborando delle apposite note di lettura e di riflessione sui loro libri, si vengono a creare, nell’intreccio problematico del discorso evolutivo, delle occasioni e degli spunti di analisi che Rossano Onano risolve proponendo, come una visione parziale o specifica, il libro di altri autori contemporanei, dei quali ha curato una recensione o un breve saggio evocativo di studio; pertanto, ci imbattiamo in Elio Caterina, Selím Tietto, Danilo Maggioni. Nell’economia complessiva del libro, due capitoli appaiono distinguersi in modo speciale: L’equivoco di Edipo nella trilogia di Veniero Scarselli e, quello creativo e antologico, di mirabile concezione, Cena di quattro portate e vini nella taverna desolata, dove si discute amabilmente dell’ansia esistenziale.
Il libro di Rossano Onano, Il pesce di Ishikawa, tende all’obiettivo di individuare una centralità argomentativa del discorso letterario e, in generale, di formazione umanistica in questo scorcio finale di secolo (e di millennio) riconducibile a un ritorno di validità della maieutica, proponibile come forma e come metodo della psicologia e, in modo traslato, della poesia; ma, in più, raggiunge anche il risultato di fornire un contributo dialettizzato e dialogicizzato di documentazione e di informazione sui lavori e sulle proposte di contenuto e di forma, elaborati per la storia della letteratura che si va scrivendo in questi anni, da alcuni tra i nostri più significativi scrittori, il cui nome e le cui opere non appaiono ancora frequentate dal grande pubblico, come Veniero Scarselli, Domenico Cara, Antonio Nesci, Silvio Bellezza e Maria Grazia Lenisa.

Sandro Gros-Pietro

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