Prefazione

La produzione letteraria di Franco Stefani è caratterizzata dalla ricchezza delle forme e delle soluzioni. L’identico rigoglio di scelte si ritrova nei contenuti e nelle tematiche. Si tratta di una traversata dentro la scrittura che approda a una copiosità di destinazioni. Ne deriva un mosaico compositivo ottenuto con l’accostamento armonico di differenti tessere che unite insieme alludono a un’impronta di universalità. Gli scopi verso cui la scrittura di Stefani è orientata sono principalmente la rappresentazione della vita reale e la realizzazione della bellezza della creazione artistica. Il binomio vita/arte è, dunque, al centro del discorso di Stefani. L’opera scorre su due binari paralleli, che sono l’orientamento autobiografico e gli esercizi di stile creativo. I due corni della fiamma si alimentano a vicenda. Come elemento autobiografico, apprendiamo dalle date poste ai piedi di ogni poesia che l’arco temporale della vita dell’Autore riverberato nel libro è compreso nei quattro anni compresi tra il 2015 e il 2018. Apprendiamo inoltre che l’Autore ama viaggiare e ha una predilezione particolare per il paesaggio francese della Bretagna e per la Francia dell’Ovest, con angoli di aggraziata bellezza ove il tempo sembra sospeso. Il lettore può immaginarsi mentalmente il Poeta passeggiare con atteggiamento da flâneur per le stradine di Vannes ovvero sulle sponde del Vézère a Montignac, in Dordogna. L’Europa è la destinazione prediletta, ma non solo la Francia, anche Spagna, Inghilterra, Irlanda, Portogallo: ovviamente l’Italia ha una posizione di priorato degli interessi, cioè di primus inter pares. Tuttavia, il libro non è affatto l’ennesimo “diario di viaggio” composto sulla scia del modello irraggiungibile di Viaggio in Italia di Johann Wolfgang von Goethe. Si tratta, invece, di rapide descrizioni, di un baluginio di immagini, un fremito di emozioni, un particolare marcato e luminescente, una spigolatura che innesca un pretesto narrativo o emotivo tanto intenso quanto fugace. Il discorso o per meglio dire l’intreccio poetico diviene allora una rete di continui agganci istantanei, di rimandi, di rimbalzi di sponda, di variazioni e riconversioni. L’esercizio dello stile poetico è modulato sui diversi registri dell’attualità contemporanea, dall’esperimento di ripresa della poesia visiva, come si manifesta in Dover essere; agli svoli idealisti di impegno politico, come Il conflitto esiste ancora; agli svaghi minimalisti, come La valigia; alle compunzioni emotive d’occasione, con riferimento a Montale, come Magia; a molti altri schemi e sistemi del linguaggio poetico già registrato nei repertori dell’accademia. Tutto ciò dimostra la competenza di lettura del Poeta e la sua facilità di citazione e di omaggio nei confronti del déjà lu. L’invenzione più radicale di Franco Stefani sta nella concezione stessa della sua poetica, che è stata svuotata di una precisa identità di linguaggio poetico: il suo linguaggio è una pluralità di linguaggi, se fossimo astrofisici lo chiameremmo un “linguaggio a stringhe”, un insieme di “mondi paralleli”. Dietro questa scelta si intravede un atteggiamento di superamento della cosiddetta “poesia autoreferenziale”, cioè della poesia pura, che si specchia in sé stessa e che si rifrange solo nella poesia già scritta: il poeta come guardiano del faro, che illumina il mondo, chiuso nella solitudine della turris eburnea, da cui getta la luce prodotta da lui stesso e dai predecessori, e destinata a diventare l’avviso per i naviganti della contemporaneità. La poesia di Franco Stefani al contrario è una poesia referenziale nei confronti delle altre arti e discipline del sapere, in primo luogo della musica, del canto, ma anche della filosofia, della narrativa, del giornalismo o delle scien­ze. Sono continui i riferimenti a cantautori, musicisti, narratori, filosofi, giornalisti o altro. Ciò fa della poesia un arcobaleno che sovrasta le diverse fonti dell’esperienza umana. Detto in termini più attuali, la poesia fa da interfaccia con le diverse forme del messaggio umano: è un’applicazione multimediale del sistema di conoscenza. Probabilmente, è proprio questa la caratteristica più innovativa e moderna della poetica di Stefani.
Il libro Istanti è scandito in tre sezioni che si chiamano, la prima, Notte, giorno, variazioni; la seconda, Suoni diversi; la terza, Narrazioni. Proprio quest’ultima rappresenta un ulteriore aspetto di poliedricità della poetica dell’Autore, in quanto è scritto in prosa, sotto forma di brevi racconti e, in molti casi, addirittura di micro-racconti. In verità, l’accostamento nello stesso libro di poesia e prosa risale alle origini della nostra letteratura, con i prosimetri di cui celeberrimo è ovviamente Vita nova di Dante, che creò dietro di sé una scia mai interrotta fino al prosimetro dei magnifici Canti orfici di Dino Campana e poi dopo ancora. Tuttavia, l’accostamento tra poesia e prosa proposto da Franco Stefani è innovativo perché le une e le altre non sono inserite all’interno dello stes­so plot di racconto delle vicende, ma ancora una volta rappresentano un’opera multiforme, scritta con un orientamento pluriprospettico, tale da proporre un’apertura di occasioni differenti fra loro, all’interno dello stesso discorso letterario, tra prosa e poesia. Si noti che in un caso, viene proposto un racconto a “sviluppo aperto”, come suole nominarsi la soluzione, in cui è il lettore stesso a immaginare la continuazione e la conclusione della vicenda, come si legge in Racconto combinatorio. Esempio splendido di micro-racconto è Morte, con i falchi. Riuscitissimi sono tutti i racconti, anche se si segnalano per grazia e per capacità di suscitare sconcerto e commozione i racconti La rinuncia e Mi chiamano Mimì, quest’ultimo scritto in chiave autobiografica, in quanto tratto dall’archivio della memoria familiare.

Tra panorami di città e scorci della natura, in un intreccio di fatti della vita quotidiana e nell’eco di eventi storici di attualità o del passato prossimo, si snoda la sapiente ricerca della bellezza impostata dalla poesia e rafforzata dalla prosa di Franco Stefani, che è uno scrittore documentato e sapiente, abile segugio delle piste di scrittura già delineate da un universo di autori con i quali egli dialoga idealmente negli esergo e nelle citazioni e omaggi, tra musica, canto, filosofia e giornalismo, in un giostrare continuo delle coordinate di riferimento, ma nella facondia di soluzioni espressive sempre nuove e personalizzate.

Sandro Gros-Pietro

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