Il genere del romanzo giallo psico-etico acquista con Sulla scia del vento una nuova dimensione. La suspense di una trama descritta borderline al compimento di un crimine, propone il tema dell’appagamento dei bisogni indispensabili tramite l’alienazione di ciò che di maggiore valore ci appartiene. Il tema è antico come la Bibbia e risale al piatto di lenticchie di Esaù (dietro c’è sempre l’artiglio del diavolo, che trasformerà in crusca la farina).
L’invenzione di una trama del tutto innovativa e singolare, che prevede la sostituzione delle lenticchie con un prezioso gioiello di famiglia di antica fattura, sortisce però in una riflessione di natura più filosofica sul perdono, che oltrepassa la distinzione tra il Bene e il Male e sfocia nel processo psicologico definito “scia del vento” che produce, tra identificazione e camuffamento, l’unione dell’Io e dell’Alter-Ego.
In una Cagliari di inizio millennio, illustrata nell’attualità nevrotica e consumistica della vita moderna, Federico Aru ambienta una vicenda criminosa che trasforma la trama del giallo noir in una ricerca sul fascino incantatore della cattiveria umana e sul veleno che essa diffonde, fino a procurare il disconoscimento del proprio io e la dispersione del Sé in una scia diffusiva di profonda umanità.

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