Prefazione

Il libro unisce insieme narrativa e poesia, come accadeva con frequenza nel medioevo con i prosimetri, e come successivamente è stato ripetuto qualche volta anche in tempi moderni, basti citare il celebre caso di Dino Campana con il libro di prosa e poesia Canti Orfici. Anche nel libro di Pessina vi è qualcosa di orfico ovvero c’è la trasfigurazione della realtà, rivissuta come fosse un sogno o un’esperienza magica. Accade, infatti, che il protagonista si incontra con sé stesso, in carne e ossa. Però non si tratta di un’esperienza schizofrenica come avviene nello strano caso del dottor Jekyll e di Mister Hyde, raccontato da Stevenson. Qui la schizofrenia sta al di fuori dell’individuo, il quale possiede una sola personalità e non due, mentre la bipolarità si colloca, invece, nella dimensione del tempo. Il protagonista, infatti, tiene, sì, per mano se stesso, ma i due, l’uomo e il ragazzo, hanno due età diverse. Più esattamente, il protagonista è sdoppiato in due individui compresenti: l’uno è un adolescente, l’altro è un uomo adulto. Le due età convivono nella stessa magica esperienza di incontrare se stessi sulle rive di un fiume, in una notte di plenilunio. Il fiume è il Po, maestoso artefice di una delle più belle pianure d’Europa, ricca di storia, di civiltà, di genti diverse e incoronata dalle splendide montagne delle Alpi, con sbocco finale nel mare Adriatico, vasca ristretta e concentrata d’incontro tra l’Occidente e l’Oriente. Insomma, c’è il laboratorio dell’intera civiltà occidentale e delle sue propaggini verso Est. Il fiume rappresenta la metafora del tempo. Quindi, se si cammina lungo le sponde del fiume, si può sia scorrere verso la foce sia risalire alla fonte. In tale modo si realizza la bipolarità di lettura delle età del protagonista, che si studia e si riconosce sia come uomo adulto che pensa con nostalgia e dolcezza alla sua vita passata sia come ragazzotto che ha il cuore gonfio di attesa e di speranza per la vita che si ripromette di vivere.

Le poesie sviluppano un andamento molto musicale, ritmato e sonoro, con frequenti echi di rime, richiami di allitterazioni, piccoli vortici o mulinelli lessicali, che contribuiscono a ricreare l’idea astratta di una corrente fluidificante, orientata verso una meta posta sia al­le spalle sia di fronte al doppio protagonista. L’adulto, infatti, rievoca il passato, e lo fa con grande dolcezza: rivive le sensazioni emotive più toccanti degli affetti fa­migliari, e in particolare si commuove a commemorare la figura del padre, che gli è stato da mentore nei primi anni di vita, ma che poi egli perde quando ancora era un giovinetto. Il ragazzo, invece, riempie il suo cuore di speranze nel progetto di un mondo migliore in cui vivere, nel quale trionfi la libera espressione delle personalità di ciascuno, vi sia giustizia sociale, i rapporti siano ispirati alla cooperazione virtuosa tra gli uomini. Come in un paliotto di altare, le due rappresentazioni trattano, in fondo, lo stesso tema, che è quello di un’umanità ri­volta a cercare dentro l’equilibrio con se stessa i fondamenti dei valori da dare alla vita e ai rapporti con il prossimo. Il libro scorre veloce, affascinante e ricco di spunti e di momenti di sicura e limpida liricità e rappresenta la scommessa vinta dall’Autore riguardante la riuscita di rappresentare, ai tempi attuali, il Giano bifronte degli antichi romani, cioè la divinità mitologica che era contemporaneamente osservatrice e custode sia del passato sia del futuro. Un libro da leggere con attenzione e da conservare con cura.

Sandro Gros-Pietro
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