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Autore: Rosario Aveni
Editore: Genesi Editrice
Formato: libro
Collana: Le Scommesse, 599
Pagine: 64
Pubblicazione: 2020
ISBN/EAN: 9788874147861
Memorabile viaggio nello spazio
Il singolo particolare, ritratto con l’inquadratura del dettaglio, diviene sovente la chiave di volta per rappresentare e per raccontare il moto perpetuo di una storia infinita. Così accade nell’immaginario poetico di Rosario Aveni: un autore che la sa lunga in questioni di Poesia, ma che la racconta in breve, anche con una singola parola, una minima locuzione, un’espressione atomizzata: una Particula. Il vocabolo antico, di origine latina, è di straordinaria attualità nel pezzo vocale Particula del gruppo americano Major Lazer, di musica elettronica, moombahton, latin house: parole a cascata, che ruscellano libere in lapilli luminescenti, collusi ad armonia d’insieme, ritmata con echi del reggaeton. La modernità di Aveni è anche sinonimo di tradizione, di antiche origini, e di assonanza della poesia con la musica, con le immagini, col gioco delle luci e dei colori. Le sue pagine di poesia potrebbero essere testi di canzoni, ma anche partiture musicali, anche tavolozze per pittori, per creatori di immagini, interpretazione di sogni. L’aspetto onirico ha una tralucente presenza, diffusa ad alone su gran parte dei testi. Il dettaglio è sempre concreto, è un grumo di realtà – una particula. Ed ecco che quel dettaglio si moltiplica come un frattale, contiene sempre il riferimento originario, eppure sortisce in mille soluzioni differenziate, connesse, articolate, composte. C’è la moltiplicazione del “reale” che si implementa in una trasfigurazione artistica ottenuta con l’accumulo dei materiali linguistici: tessere di un mosaico in libero movimento, non si incastrano nel disegno prescritto del puzzle, ma rappresentano il plurale delle occasioni possibili.
La punteggiatura non esiste, come del resto accade in musica: l’esecutore del pezzo interpreta a suo modo la partitura del compositore, similmente il lettore rimbalza e fluisce a suo piacimento nei ruscelli lessicali del Poeta. Le visioni fantastiche fanno da contraltare alle declinazioni della realtà, non mancano streghe e maschere, accanto ai racconti piani di ideali meriggi d’amore sugli arenili della tradizione. Le mappe della realtà conducono verso un viaggio di riflessione e di sapienza filosofica, come leggiamo in Autogrill. La speranza è ancora l’ultima divinità a cadere, foglia dell’inverno che anela al ritorno di Proserpina dall’Ade, come leggiamo in I rami della fede. Nel pascoliano Al calar della sera ritroviamo l’atmosfera del nido. Invece, in Come un cieco il suo vedere – che è un novenario, con iato nel vocabolo cieco – c’è l’eco dei poeti cimiteriali italiani a cavallo di Ottocento e Novecento, come Giovanni Cena, Arturo Graf, Giovanni Camerana e altri ancora. Nel Teatrino meccanico c’è il rovesciamento pirandelliano delle parti, e ritroviamo Pirandello in Sosia o meglio troviamo un’allusione a Fernando Pessoa e ai suoi eteronimi. In Oasi alla luce c’è l’abbozzo di una Lettera al padre che rammemora quelle così cariche di affetto e di reciproca incomprensione scritte da Giacomo al Signor Padre, il conte Monaldo, ovvero quelle di Franz Kafka al padre Hermann, rimaste famose per l’ossimoro di distanza & accostamento, risolvibile solo con un’immaginaria proiezione del mondo oltre la realtà delle cose: quelle cose che fanno la nostra storia di uomini reali. In Occhi senz’iride c’è il simulacro dell’arte, la parvenza delle visioni, la comprensione dell’incomprensibile, la weltanschauung dell’immaginario, che poi si rifrange nella splendida ripresa di Greta Garbo, la Splendida rosa, un’immagine di celluloide che graffia la schiena, dove pesa la bisaccia del passato. Sono invece in chiave onirica di racconti organizzati per metafore Il vero bastardo e L’angelo dell’alba. Conclude la raccolta la poesia eponima, Accade, che è una lirica sostanzialmente surrealista, un omaggio a Magritte e alla sua pipa che non è una pipa, alle figurine svolazzanti di Marc Chagall, in un’affascinante sciarada poetica che collude la fantasia con l’arte, memore dell’adagio pronunciato da Bernard Shaw, Se non ci fosse l’arte la crudezza della realtà sarebbe insopportabile.
Sandro Gros-Pietro
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