Le pagine del diario sono scritte da Gustavo Meltzeid subito dopo la Liberazione in un giardino di Vistrorio (Torino), mentre sta lentamente ricuperando le forze dopo dieci mesi di prigionia nel campo di concentramento di Mauthausen.
Scritte di getto, sono state conservate fino ad oggi dalla famiglia chiuse in un plico, quasi per pudore e rispetto dei tanti patimenti e ai dolori in esse contenute.
Alcune di queste pagine vennero ciclostilate a scopo didattico una quarantina di anni fa e ripresentate sotto veste tipografica più tardi, con la presentazione di Bruno Vasari, allora Presidente ANED di Torino.

Va considerato che l’italiano con cui è stato scritto il diario era una seconda lingua per l’autore, che parlava correttamente oltre all’ungherese sua lingua madre, il tedesco, il francese, lo spagnolo e appunto l’italiano. Sono state rispettate le imprecisioni lessicali per conservarne la fedeltà.
Anche le date che compaiono sono quelle apposte nel diario: quella in ultima pagina che cita l’ingresso dei liberatori è diversa di alcuni giorni da quella che storicamente risulta. Noi non l’abbiamo rettificata.

I disegni riportati erano stati abbozzati all’interno del campo di prigionia col rischio della vita. Alcuni, più particolareggiati, ne sono una rielaborazione successiva alla liberazione.
Il diario è un documento unico di chi a Mauthausen ci ha vissuto, di chi comprendeva la lingua tedesca, di chi ha potuto girare il campo grazie a vari lavori, di chi ha visto, di chi ha disegnato, ma soprattutto di chi è tornato e ha voluto immediatamente scaricare sulla carta i tormenti e i ricordi in queste pagine.
Meltzeid mai più parlerà con alcuno della prigionia.

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“Siamo liberi”, sono le ultime due parole di questo diario autentico, che testimonia, con distacco e grande umanità, i fatti vissuti in prigionia, prima nei campi di Fossoli e Bolzano, poi dei dieci lunghi mesi in quello di concentramento di Mauthausen, fino alla liberazione: la fame, le botte, la morte sempre presente, i forni crematori, ma anche tanta umanità, la speranza e le continue preoccupazioni per i compagni di sventura e la famiglia lontana.

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