Quel dire e non dire di Edith Dzieduszycka, non già per l’imbarazzo della scelta, ma per la consapevolezza della contraddizione popperiana di ogni verità teorizzata, è la cifra complice di ammiccamento alle vicende problematiche della parola poetica in Céline Menghi e in Silvio Raffo, entrambi eccellenti “viaggiatori d’occidente” – sia detto per propiziare con grazia l’antica e sempre rinnovata collusione tra il canto e la poesia.
Nel nome dell’avventura comune sia della mente sia della parola – cioè dell’unione tra il pensiero illimite e l’espressione ineffabile – si concupisce l’orizzonte degli eventi del dolce naufragio, l’impossibile approdo alla superiorità di un Tutto incancellabile: sarebbe quello il flos sublimis, il fiore della perfezione, che esprime sia l’intelligenza assoluta sia la descrizione del secretum: Edith Dzieduszycka ritrova la pietra filosofale nel binomio di pensiero e parola, rinnovata nelle opere di Céline Menghi e di Silvio Raffo, e che diviene pietra amaranto, indicazione miliare e primaria di riferimento, nella sua doppia significazione di colore del sangue vivo e di alimento d’alto valore nutrizionale.

Sandro Gros-Pietro

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Gennaio

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