Prefazione

Il titolo del libro di Marilena Parro Marconi, I colori dell’attesa, si propone quasi come litote, cioè una formulazione attenuata o più semplicemente un eufemismo, per non proiettare direttamente l’ombra della morte sui colori accesi d’incanto e di sogno della vita, in un sapiente gioco di contrasti con i quali si costruiscono gli ossimori più riusciti e più splendenti sia in poesia sia in pittura, come appare anche nel quadro di copertina dipinto da Ambrosius Bosschaert the Elder, pittore fiammingo del XVII secolo, intitolato A vase of flowers: potrebbe trattarsi dell’idea primigenia di una lunga serie di quadri dipinta intorno a quell’identico soggetto di natura morta, ovvero assumere il valore di legame decano e fondamentale del binomio vita-morte, che è sicuramente al centro delle più alte espressioni di poesia e di pittura, da almeno due millenni a questa parte.
Marilena Parro Marconi concentra in una silloge bene coordinata una sessantina di poesie che definiscono gli incanti e i disincanti dell’esperienza umana, comune a tutte le persone, di qualsiasi luogo e in qualunque paese, muovendosi in un tempo liquido, lungo un crinale non chiaramente identificabile, ma universalmente comune a tutte le epoche della moderna civiltà umana. Si tratta di liriche, nelle quali predomina la ricerca della sentimentalità e della sensualità: una disamina profonda dei sentimenti che sommuovono l’ani­mo delle persone e un’armoniosa composizione dei sensi che anima le tensioni, vibrazioni, delizie o al contrario le repulsioni, le paure e gli sgomenti degli esseri umani. Il sentimento che predomina su ogni altro è certamente l’amore, che si consolida nei vincoli sia di parentela sia di legame coniugale e che, ancora una volta, è il fiore dell’unione creativa e distruttiva del vincolo amore-morte, congiunte insieme. Tuttavia, l’amore ha il dono di sviluppare una persistenza capace di proiettarsi oltre i brevi limiti della vita umana e di mantenersi come fuoco acceso nei sentimenti dei superstiti: l’amore riscalda l’animo con le ricordanze degli affetti dati e ricevuti nel passato. Tra i sensi, invece, si può dire che trionfa nelle poesie di Marilena Parro Marconi la vista e, nello specifico, si tratta delle visioni e degli incanti della natura, in tutti i modi e le forme con cui si manifesta: paesaggi marini, montani, campestri, con giornate di sole, notti stellate, tramonti nostalgici, albe luminescenti e così via. Si tratta, dunque, di visioni poetiche, che sono tutt’altra cosa dalle viste panoramiche delle cartoline illustrate, perché sono una sapiente ricostruzione, per parole e per emozioni, dei sentimenti profondi dell’animo umano, in modo tale che la sentimentalità e la sensualità finiscono per fondersi insieme nella formula di poeticità ideata dalla scrittrice.
La vita intera si presenta come un soffio d’amore – dal greco antico, pneuma, o soffio vitale – e sovente è rappresentato nelle liriche della Poetessa con la locuzione “ali di farfalla”, che rimanda, per dirla con Milan Kundera, alla insostenibile leggerezza dell’essere, alla fralezza e al fascino di colori e di volteggi nell’aria e, quindi, nell’esistenza così breve e così incantevole del lepidottero, simbolo sia del giorno sia della notte. Ovviamente, anche in pittura, la farfalla rappresenta l’evanescenza fugace e sognante della vita, concupita da un verde ramarro appostato in agguato, che rappresenta l’azzardo del caso cui l’esistenza deve – ahimè! – sempre soggiacere.
Come avviene nella tradizione dei più ammirati poeti lirici moderni – basti pensare a Giacomo Leopardi – la nostra Poetessa enuncia nei versi la dimensione soggettiva dell’Io Poeta, che si racconta in una confessione resa genericamente alla musa della Poesia, senza mai circostanziare nel dettaglio la connotazione distintiva della sua specificità personale, in modo che il suo io individuale sfuma in una proiezione estensibile verso il Tu collettivo, al punto che ogni lettore può ritrovare nei versi una traccia del vissuto comune con cui familiarizzare: sono ricordanze cariche di nostalgia e di bellezza, evocazioni di nobili sentimenti, nei quali si alternano cedimenti di sgomento, subito rivitalizzati dal rinnovo di forze risorgenti proiettate con vigore verso la speranza nel domani, proprio come accade nella vita ordinaria degli esseri umani più sensibili e più illuminati da fede e vitalità.
Marilena Parro Marconi intona un canto lirico che è ispirato al fascino meraviglioso del creato e all’avventura della vita nel consesso umano, così ricca di sentimenti d’amore che sublimano verso una soglia di metafisico rappresentata dalla consistenza dell’amore, capace di sovrastare in modo illimite i confini biologici della vita.

Sandro Gros-Pietro

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Ottobre

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