Giulio Cesare, imperatore di Roma, ha lasciato in dono all’umanità il suo De bello gallico, per illustrare una volta per tutte come si civilizzano i barbari e come si instaura l’armonia della civiltà.
Fabrizio Veglio, funzionario delle assicurazioni, ci offre in dono il suo Guerra ai cattivi per testimoniare una volta per tutte la lotta di liberazione per sconfiggere il mieloma multiplo.
Va subito chiarito che Veglio non si è limitato a condurre la battaglia per salvare la sua vita, ma ha combattuto principalmente per salvare l’amore della sua donna, Patrizia, che per lui è paragonabile alla dea Minerva di Giulio Cesare, cioè rappresenta la divinità della sapienza unita a quella della forza combattiva, nonché delle due figlie gemelle, Anna e Francesca – in scrupoloso ordine alfabetico! – che sono le sue muse ispiratrici di bellezza e di gioia di vivere.
Il carattere ironico dell’opera è immediatamente manifesto. Ma attenzione: è un’ironia formulata sull’orlo dell’abisso; è la danza dell’equilibrista sul filo sospeso sopra il vuoto traditore che lo può risucchiare. Veglio è perfettamente cosciente, in ogni istante della lunga guerra contro i Cattivi – le cellule cancerogene – che potrebbe perdere la tenzone. Tuttavia, non perde mai il sorriso, e non smette mai di sperare, e non accenna in nessun modo a cedere le armi: Minerva e le Muse illuminano in ogni istante la battaglia per la vita.
Ho sempre pensato alla vita come a un pozzo inesauribile che mai si inaridisce: è questo il più alto valore di civiltà che Veglio infonde come luce riverberata su tutta l’opera. La vita è l’esperienza coniugata e declinata eternamente, senza soluzione di continuità.
L’esercito per combattere i Cattivi è l’elefantiaca organizzazione dell’Ospedale, con Espertini ed Espertoni, i comandanti di centuria o di intere legioni, con truppe gregarie di prezioso appoggio, gli OSS ed altri volontari: una macchina prodigiosa e brulicante che sembra un formicaio. Poi c’è Lui: il Diario. Lui è la coscienza allo specchio; è l’Alterego, è l’Angelo di carta. Si tratta del necessario riepilogo, della riesamina giornaliera condotta intorno alle proprie azioni che ogni uomo, per meritarsi fino in fondo l’appellativo di uomo e non soltanto di animale vivente, deve mantenere allenata lungo il viaggio inesauribile che mai si inaridisce.
Guerra ai cattivi non è un manuale di medicina e non è neppure un libro di istruzioni comportamentali per affrontare il mieloma multiplo. In verità è molto di più: è una metafora, che sviluppa il tema delle istruzioni per l’uso corretto della vita.

Sandro Gros-Pietro

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