PREFAZIONE

In attesa che sia possibile procedere alla pubblicazione di tutte le poesie di Rossano Onano da lui fino ad ora scritte, questo libro rappresenta lo strumento tuttora più efficace per darsi conto dell’orientamento maturato negli ultimi anni dalla poetica dello scrittore emiliano. La precisazione non è di poco conto. Infatti, Scaramazzo rappresenta una seriazione poetica che fa data dall’uscita di Preghiera a Manitou di Cane Pazzo del 2001 e comprende testi selezionati e tratti dai libri successivamente apparsi fino all’ultimo pubblicato, con aggiunta di nuove poesie, come specifica l’autore nel suo Pretesto. Quindi, siamo di fronte a una ripresa che in parte ha i caratteri dell’antologia memoriale e in parte quelli della ricapitolazione ripropositiva, con integrazione di inediti che servono ad ampliare e ad approfondire la visione poematica d’insieme. Non si tratta di una correzione di rotta, ma di un allargamento e approfondimento del territorio poetico sviluppato dallo scrittore. Onano decide di dedicarsi attivamente alla letteratura solo in età adulta: appena superati i quarant’anni pubblica il suo primo libro di poesia, Gli umani accampamenti, che esce nel 1985. Dopo circa un lustro di pausa, egli inaugura una fase di intensa attività creativa per cui fa uscire sette libri in sette anni, per poi intervallarli con un altro lustro di pausa. E si arriva così al già citato Preghiera a Manitou, da cui prendono le mosse i successivi libri, che confluiscono in gran parte nel presente. Scaramazzo, formalmente e limitandosi alle date, rende conto solo degli ultimi dieci-dodici anni di produzione di Onano. Ma sostanzialmente, non è così, perché Preghiera, a sua volta, era stato concepito come un libro di cucitura che univa insieme alcuni testi tratti dai precedenti sette libri, con aggiunta di inediti appositamente scritti, per ampliare e approfondire la tematica d’autore. Insomma, Rossano Onano ripete oggi con Scaramazzo quell’operazione di ricollocamento e di riproposizione che egli aveva già fatto undici anni prima con Preghiera: non è cosa di poco conto, sapere, quindi, che questo nuovo libro è, a suo modo, un autoritratto d’autore, che ricapitola il déjà vu e contemporaneamente presenta il nuovo, nel segno di una continuità organica ed evolutiva, che prende le mosse originarie fino quasi dai tempi degli esordi.
La fisionomia complessiva di Rossano Onano si colloca nell’alveo degli scrittori che si ispirano alla denuncia del disagio dell’intellettuale e alla constatazione del fallimento dei valori della civiltà occidentale, enunciata da Ezra Pound e predicata da Thomas S. Eliot, in base alla quale si rompe lo specchio della letteratura. Lo specchio della letteratura avrebbe dovuto dare conto della realtà civile dei nostri tempi, raccontarne l’anima profonda, gli ideali, il senso armonico e direzionato delle scelte orientate verso il progresso e il bene comune dell’umanità. La letteratura, invece, ha svelato la sostanziale menzogna e il totale tradimento dei valori di una civiltà che ha rinnegato se stessa. Il linguaggio della letteratura, allora, è divenuto come uno specchio rotto e frantumato, in modo tale che non può più riflettere una visione d’armonia del mondo civile, quello che si sarebbe dovuto compendiare nella civiltà occidentale. Lo scrittore può iniziare mille storie, come fa Italo Calvino in Se una notte d’inverno un viaggiatore, ma non riesce a concluderne alcuna, catturato come è dall’incubo post-modernista che lo affascina con lo spettacolo di una letteratura fine a se stessa. Lo scrittore è distolto dal suo obiettivo di raccontare la storia del mondo in cui vive ed è indotto a compiacersi di raccontare per il piacere di raccontare: provare il fascino di stuzzicare lo strumento della parola a vuoto, come fa l’apprendista stregone di Wolfgang Goethe. Il modernismo di Pound e di Eliot è, dunque, la matrice originaria da cui trae le prime mosse la poetica di Onano: l’impossibilità di avere la “visione d’insieme”, l’improponibilità di una weltanschauung capace di ricostruire “l’immagine del mondo”. Al posto dell’immagine del mondo, come dicono Pound ed Eliot, c’è solo l’immaginismo, quel procedere per singole e frantumate icone, relitti e lacerti dello specchio rotto, aspetti particolari della realtà, i “correlativi oggettivi”, brandelli e frammenti. Come direbbe Celine: c’è un “viaggio al termine della notte”, e non altro. Il laboratorio di scrittura in cui si muove Onano è, dunque, questo che abbiamo appena delineato, e che ha i suoi maestri nell’originario simbolismo di Henri Bergson, in quella sinapsi tra materia e memoria che risiede nell’immagine. Ma in Onano c’è anche quella coda di maledettismo che aveva affascinato la generazione degli scrittori cresciuti all’ombra del Cuore di tenebra di Joseph Conrad. Qui l’elenco si farebbe immenso, e sconfina nel cinema, nella pittura, nella musica e in particolare nelle canzoni d’autore scritte fino ai giorni nostri: sconfina nella mitraglia assordante degli elicotteri che sorvolano la giungla di Apocalypse now, inseguendo la scia di uno scardinato battello americano che risale il Mekong ai tempi della guerra del Vietnam, dentro una pellicola di Francis Ford Coppola, il quale a sua volta segue passo a passo il rattoppato battello descritto da Conrad circa cinquant’anni prima, che risale lungo un immaginario fiume di cannibali e di barbari selvaggi nel cuore dell’Africa Nera, alla ricerca di un favoloso e sanguinario Kurtz, commerciante e contrabbandiere d’avorio, sprofondato in un incubo paradossale di perdizione e di coraggio. Kurtz muore, nelle pagine di Conrad e nelle scene di Coppola, esclamando sull’orlo del baratro: “Che orrore! Che orrore!”. Che è l’esclamazione centrale di tutta la letteratura moderna, da Conrad in avanti, sul baratro di una civiltà che divora se stessa. Ma che è anche qualcosa di più, già ben presente in Conrad, e poi sviluppata meglio dai suoi successori, tra i primi sono i già citati Pound ed Eliot. Cioè c’è la poetica che deriva dall’interpretazione dei sogni e dal viaggio dentro la psicologia dell’uomo. C’è una letteratura che tendenzialmente abbandona la consequenzialità dei nessi logici per impostare invece quella delle connessioni psicologiche. C’è il viaggio nel mondo oscuro della coscienza umana o meglio della psicologia umana, che rappresenta il continente tuttora sconosciuto del pianeta uomo, come gli abissi marini rappresentano la parte non ancora esplorata del nostro pianeta. Kurtz è l’immagine della ricerca psicologica ab origine, nel senso che metaforicamente Conrad risale il fiume della coscienza umana per cercare e cercare e cercare fino all’origine della civiltà come era l’uomo; lo scrittore cerca il “seme della bestia” da cui discende l’uomo civile. La ricerca è sostanzialmente dolorosa, per non dire orrenda: si va verso qualcosa che è sostanzialmente orribile, violenza allo stato puro, un paiolo di carne e di sangue in ebollizione.
Fino qui abbiamo ricostruito in poche parole quanto già ognuno sa delle recenti vicende della letteratura occidentale. Lo abbiamo fatto affinché bene si veda quanto Rossano Onano stia pienamente dentro e a suo agio in questo laboratorio di ricerca per matti che è la letteratura moderna, come Il dottor Stranamore sta nel film capolavoro di Stanley Kubrick sulla fine del mondo per effetto della guerra fredda e della bomba atomica: ne è una guida lucida e folle. Esattamente come fa Kubrick nel suo film, Rossano Onano usa il divertimento e l’ironia per denunciare l’orrore di pazzia e di inciviltà in cui si conducono i tempi moderni. Il vortice di una letteratura che esplode gratuitamente: che orrore! Lo spettacolo ipnotizzante della violenza umana gratuita: che orrore! La luce della scienza nell’ignoranza medievale: che orrore! L’attività di frenetica produzione rivolta al nulla: che orrore! Il fasto demoniaco dei riti religiosi: che orrore! La bestia di carne che si annida nell’angelo di spirito: che orrore! Le sinapsi psicologiche che irretiscono ogni libertà: che orrore! La continuazione dell’elenco è lasciata in eredità alla buona lettura di chi si diletterà in queste pagine. Il diletto è garantito, perché l’opera di Onano è di natura comica e non invece di natura tragica. Il lettore è condotto sempre a sorridere e a ridere di sé stesso e delle enormità paradossali che sono sciorinate con inarrivabile bravura in ogni pagina del testo. La deformazione del reale è usata come garanzia di non-immedesimazione del lettore nelle vicende poetiche, sempre iniziate e mai concluse da Onano. Perché? Perché non si conclude mai? Risposta: perché la storia è infinita, ed è sempre diversa, ma è anche sempre uguale. Finisce all’improvviso, proprio così, con due punti esplicativi aperti sul nulla:

Sandro Gros-Pietro

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