PREFAZIONE

Adriano Accorsi è scrittore di lungo corso, con alle spalle un complesso e variegato cammino di scrittura creativa, realizzato nelle diverse espressioni della poesia e della prosa: c’è in lui il diletto della nuova sperimentazione che si unisce alla sicurezza del dejà vu. Ciò significa fare il nuovo senza mai cadere nell’enfasi di chi si ritiene esploratore di terre vergini, in un pianeta, come quello della scrittura, in cui tutte le terre emerse e gran parte di quelle sprofondate sono già state oggetto di scoperta e di documentazione. Accade così che questo nuovo libro di versi e di prose poetiche, così impegnato in una ricerca delle nuove forme di espressione e dei nuovi contenuti della poesia, rechi in sé la memoria indiretta di uno dei primi testi basilari della letteratura italiana, precisamente la Vita nova, che è un mirabile affresco di prosa e di poe­sia sul tema dell’amore quale unico percorso di elevazione possibile per avvicinare l’umanità alla soglia del divino. Il richiamo a Dante non va insistito più di tanto, perché è fino troppo ovvio che sette secoli di civiltà letteraria – specie ove si consideri quella estremamente sofisticata e ricca espressa dalla lingua italiana – non passano invano.
Prosa e poesia si completano e si condeterminano in questo nuovo libro di Adriano Accorsi, Il volto, per raccontare in cinque tempi diversi l’espressione unitaria e d’insieme della poesia, cioè il suo volto. Nelle pagine iniziali, con un esergo dedicato a Gustave Flaubert, l’autore sottolinea socraticamente che ciò che resiste alla cancellazione della morte è soltanto l’idea astratta della realtà che siamo riusciti a realizzare in vita, cioè il pensiero. Ne deriva che la mente, quale fucina e quale laboratorio perennemente in attività, diviene come il mare che alleva e alimenta i pesci, i quali nella forza della metafora altro non sono che le idee ovvero i pensieri, natanti nell’immensità della mente dell’umanità, personificata in un unico oceano di intelligenza. Il mare della metafora è l’intelligenza umana, cioè la capacità di collegare le cose fra loro, per ricavarne un succo, una morale, un’indicazione di comune vantaggio e, al grado più sommo, un criterio di suprema giustizia delle cose e dei rapporti fra gli uomini, e con gli altri esseri viventi. L’ambiente in generale, dentro cui si colloca la sopravvivenza ecologica dell’umanità e con essa dell’intero universo creato, è l’argomento e la trama del racconto di questa mirabile espressione del volto, cioè della poesia, che quindi racconta il creato. L’ambiente, inoltre, è sempre in corso di trasformazione, perché la creazione non si è esaurita nell’atto iniziale, ma è invece un fenomeno di flusso continuativo che si perpetua nel tempo e nello spazio. Infine, l’ambiente – argomento e trama del racconto – trova il suo principale protagonista nell’umanità, la quale da sola arriva ad essere un interprete decisivo e supremo per regolare le sorti del racconto, cioè per definire il volto. Tuttavia, l’umanità non è il solo protagonista, perché esistono gli animali, le cose inanimate, i fenomeni della natura, le forze sconvolgenti dell’universo, le singole particelle degli atomi, che si aggregano fra loro e compongono masse di inenarrabile potenza e splendore, infinitamente soverchianti il potere sviluppato dall’umanità. Tutto ciò, nulla escluso, rappresenta il volto della scrittura poetica. In una parola, se volessimo indicare il movimento letterario che esprime quanto fino qui è stato teorizzato, dovremmo dire che ciò è precisamente la concezione geoepica della poesia, intesa come narrazione della vicenda indissolubilmente congiunta e interdipendente tra l’uomo e l’ambiente del creato di cui l’uomo è il protagonista principale, ma anche infinitamente di minore peso rispetto alle grandi masse d’atomi organizzate nell’universo e sul pianeta Terra dalla materia in movimento.
La scelta che sta alla base del discorso poetico di Accorsi è quella di privilegiare il pensiero rispetto all’azione, in modo tale che conti di più l’elaborazione razionale – o anche analogica – della realtà, rispetto alla realtà stessa. Ciò conduce Accorsi a proporre una sorta di nuovo orizzonte surrealistico della scrittura; a recuperare espressioni già viste di surrealismo presente in Borges e in altri autori, a dispiegare la forza delle metafore, a scatenare il mondo orfico dei sogni e dei simboli suscitati dalla psicologia del profondo. Ne deriva una poesia straordinariamente ricca di contenuti, che vanno dalla ricerca della morale e dell’etica della giustizia, all’impegno civile, alla memoria del passato recente e remoto, alla sensibilità ecologica per l’ambiente, all’evanescenza surreale dei contorni della real­tà, alla ricerca di approdi o di direzioni sopramondane, all’impiego di simboli e metafore cariche di contenuti deputati e non dalla storia letteraria precedente, all’impiego della psicologia e dell’interpretazione dei sogni. Adriano Accorsi coniuga le forme libere del pensiero poetico in una dinamica di espressioni del volto che è intonata a sviluppare il più possibile i modi di essere e le possibilità di messaggio, come comunicazione al plurale della poesia.

Sandro Gros-Pietro

Anno Edizione

Autore

Collana

Recensioni

Non ci sono ancora recensioni.

Scrivi per primo la recensione per “Il volto”

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati