Quasi in forma di diario di bordo, con annotazioni cronologiche distribuite lungo l’arco di diciassette anni, ma nel sovvertimento dell’ordine temporale, con salti della memoria all’interno di un tempo fuso nel crogiuolo del peccato e della corruzione, all’ombra svettante della Mole di Torino, si alternano sulla pagina: opulenza e miseria, onestà e corruzione, virtù femminili e meretricio, nonne arpie consumate dal vizio del gioco e madri castigate nel sacrificio e nella rinuncia. Tra il falò della Cappella del Guarini e il falò di un faldone di documenti comprovanti l’abiezione pedofila di esponenti della Chiesa e della mafia locale, si colloca l’avventura di Nicola, un Sandokan vendicatore dei deboli e delle vittime che vive nella casa che fu abitata da Emilio Salgari, nel segno orgoglioso del riscatto dei più deboli, con un’inclinazione all’atto ribelle, alla piromania, alla redenzione dei posseduti dal diavolo nell’ardore delle fiamme che riducano in cenere la Bestia, con simboli ambigui di diavoli o di folletti sulle porte delle case di una Torino magica che non si lascia definitivamente alle spalle la sua consunta immagine di metropoli diabolica. Ce n’è per tutti i gusti, con citazioni di buona musica, serate prestigiose nelle superbe ville della collina torinese, ozi e vizi, baccanali di vini, liquori e droga, sotto il fumo delle ciminiere della Fiat, che producono ricchezza e disperazione, ma che già stanno organizzando i prodromi della futura globalizzazione e dell’abbandono della Capitale piemontese. Fino ad arrivare alla figura più sconcertante ed enigmatica, un principe della Chiesa cristiana, che quasi per beffa si fregia di un nome inconfondibilmente giudaico, Don Abramo. Il libro di Marco Gagliardi avvince e convince il lettore con il fascino travolgente di una scrittura corsiva, che in nulla cede all’orpello letterario, ma che è elegante per la sua implacabile efficacia descrittiva, capace di staccare brandelli di vita vera, con l’inflessione di una frusta d’inchiostro sulla carne viva dei protagonisti.

Sandro Gros-Pietro

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