Prefazione

Giacomo Giannone è esempio solare delle virtù virili che debbono appartenere a ogni uomo civile: l’alacrità, la temperanza, il servizio e il rispetto rivolto alle istituzioni, il coraggio di fronte alla sventura, il de­­siderio sconfinato di apprendere, la disposizione a in­segnare e trasmettere cultura, la venerazione per la famiglia, l’amore condiviso verso la donna amata più di sé stesso, il sentimento di carità verso i più deboli. Sono le nove virtù fondamentali su cui si poggia la de­finizione e il merito di essere virile nella società progressista. Si tratta dell’anti-maschilismo espresso dal­l’uomo civile, protagonista delle società avanzate con­temporanee. Le nove virtù elencate sono tutte presenti nella ricapitolazione poetica che l’Autore compie nel suo libro di Poesia Come un romanzo. Volutamente il titolo demanda a una narrazione di fatti e di sentimenti, anziché a una lirica interiore. In poesia si è abituati a chiamare col termine di epica le narrazioni dei grandi eventi della storia, i grandi poemi dedicati agli eroi realmente esistiti oppure ai superbi personaggi che sono invenzioni dell’arte e della fantasia. Si po­treb­bero definire con l’espressione di epica minore le narrazioni poetiche delle vite ordinarie, così diffuse nella letteratura contemporanea.
Tutto si tiene nel libro di Giacomo Giannone. L’amore per la vita è fortificato dalla grande fiducia e operosità che contraddistingue il protagonista, che na­sce a Marsala, ma poi lo ritroviamo in varie località italiane, a partire da Genova, al teatro Carlo Felice e al Museo del Palazzo Rosso, ove sotto la guida del si­gnor Giovanni impara i segreti della grande pittura italiana, che poi trasmetterà quando sarà divenuto do­cente ai suoi studenti dell’Istituto Enriques di Ca­stelfiorentino. L’alacrità è la caratteristica principale del giovane carabiniere che frequenta la Scuola Allievi Sottufficiali. Contemporaneamente, il cuore gli si gonfia di amore per una promessa espressa per un fu­turo insieme, sulla spalletta del ponte Federico Campanella, gettato sopra il fiume Bisagno, a Genova. In­terviene il coraggio e la determinazione davanti alla sventura che fa capolino improvvisamente nella vita. Nel sanatorio di Villa Trezza il Poeta affronta con di­gnità una malattia polmonare che arriva a pavesare i simboli di morte dei cipressi foscoliani: “E quando la Moira si avvicina / che fare? // Sorridere pregare aspettare”, scrive il Poeta in Penombra. Gli è compagno d’avventura nella disgrazia il capitano dei Carabinieri Vittorio Cicognani. Ecco, che la fermezza dimostrata nella malattia lo conduce all’approdo di una nuo­va vita. Guarito dalla tubercolosi e congedato dal­l’Arma dei Carabinieri, dopo un periodo di profonda malinconia trascorso a Marsa-Allah, il suo luogo na­tio, Giacomo, che la moglie Lada chiamerà familiarmente Già, si infervora negli studi all’Università di Palermo e consegue la laurea e l’abilitazione all’insegnamento, con primo incarico nella Provincia di Nuo­ro: “Così dal Sanatorio a docente / di Scuola Media. Difficoltà / ne ebbi molte. Il dialogo con / gli alunni, la comprensione / del loro linguaggio, la pronuncia, / il contatto con le famiglie”. Si assesta il nuovo lavoro: il Poeta ha girato pagina nella vita, l’amore con Lada produce il frutto più atteso, viene al mondo la loro piccina: “Chiesi allora come chiamarla / e Lada con oc­chi seducenti disse: / Paola, lei ci ha unito”, con riferimento a Pula/Paola.
Ecco, ora il periodo della maturità di Già: lo vediamo a Firenze, svolgere il ruolo di docente nelle scuole superiori e frequentare le riunioni del noto ri­trovo di intellettuale nel caffè Giubbe Rosse, in piazza della Repubblica. Nasce così lo scrittore Giacomo Giannone, sulla sponda d’Arno. Il tempo scorre veloce, Già e Lada diventano nonni di Ilaria, la nipote che ben presto diviene la gioia quotidiana delle due co­lombe, sempre insieme, e che ormai sono già convolate a meritata pensione. Arriva poi la prova più difficile da sopportare, la malattia inguaribile di Lada, collegata all’avanzamento dell’età: a poco a poco la co­scienza di Lada esala e si disfa in una perdita progressiva della memoria. Ancora una volta, anche davanti a una prova così difficile da accettare, Giacomo rimane al suo posto, temperante, paziente, premuroso, a trattenere con dignità la sua disperazione: “Dove vado io senza te / dove vai tu senza me: / “Tu sei me / io sono te” ripeto a me stesso”. La fantasia può ancora permettere i voli dell’Ippogrifo, e il poeta torna a volare con il Capitano Vittorio Cicognani: sogna definitivo atterraggio, in un camposanto. La ricapitolazione del lungo percorso di vita si chiude nel segno della fede, con l’immagine della Madonna della Guardia, da cui il Poeta si è sempre sentito protetto nel corso del suo lungo e prestigioso cammino umano. Nell’Appendice, come nella parte finale del congedo delle antiche canzoni provenzali, il Poeta si rivolge di nuovo alla sua opera, Come un romanzo, di cui ripercorre con fantasia creatrice le tappe e i temi fondamentali.
Come un romanzo, libro di Poesia che riprende il titolo di un saggio di lettura dello scrittore Daniel Pennac, è in verità un poema scandito in due sezioni e composto di più poesie, tutte fra loro intimamente collegate nella ricostruzione di un mosaico che rappresenta l’arcobaleno della vita, dalla fanciullezza, alla gioventù, alla maturità per giungere fino alla senilità. Un libro di concezione volutamente raffinata e nello stesso tempo semplice, che serve a svolgere la funzione fondamentale della poesia indicata da Ugo Foscolo: fissare per sempre la memoria indelebile della vita vissuta.

Sandro Gros-Pietro

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3 recensioni per Come un romanzo

  1. Alessandro

    Leggere “Come un romanzo” di Giacomo Giannone mi ha fatto crescere. Sono in procinto di sostenere gli esami di maturità, e sono anche innamorato di una mia coetanea. Ho letto il libro con emozione e ne ho discusso con lei, con fervore. “Come un romanzo” è scritto in versi a prescindere dalla parola “romanzo” che presuppone libro scritto in prosa. Alcune poesie sono brevi, dal contenuto toccante, emozionante, altre sono narrative, abbastanza lunghe ma molto significative. Di due amori il poeta narra, con dedizione e passione, che sorgono spontanei e durano per tutta l’esistenza. Commovente il contenuto, sobria l’esposizione. Immedesimarsi in quel flusso di parole coinvolgenti, appropriate, è aprire un varco al cuore che sente, che ama e nello stesso tempo invita a non giocare con i sentimenti degli altri. Tanti auguri al poeta Giannone, e grazie per le sue poesie colme di sentimento profondo, intatto, incalcolabile. Oggi ho amato tanto la mia ragazza e la amerò ancora di più domani e domani ancora, mi sento poeta anch’io leggendo i versi del Signor Giannone.

  2. Virginia

    Tocca le corde del cuore “La chitarra” che spande note d’amore “nell’ampio Salone del Carlo Felice” (pag. 20), pietose quelle “mani che si strinsero come mai prima (pag. 22), triste quel fiume “ove sosta/la navicella dei miei sogni,/ all’imbrunire.” (pag. 28), dolce quel “Oh come vorrei vederti” (pag. 30), amaro quel “mi sarà quieta/ l’ombra dei cipressi?” (pag. 34), sconvolgente, nella seconda parte del libro, quel “s’é involata la memoria” (pag. 66) quando già il poeta/narratore aveva raggiunto assieme al suo amore una serena esistenza e con la nascita della nipote una piena sconfinata felicità. Ho letto il volume “Come un romanzo”, di appena 88 pagine, d’un soffio, con partecipazione e intima commozione, ma quando i miei occhi si sono soffermati sui versi di pag. 63 strofa 3° “Azzurro il cielo/ azzurra la terra” sono rimasta scossa, fortemente emozionata perché Lada c’é ancora, ma non c’é, (ha perduto la memoria) dopo che ha donato a Già sé stessa quasi invocandolo (pag. 48), lo ha legato a sé con dedizione estrema e infinito amore, come Sant’Angela di Foligno, come si evince da nota a pié di pagina. Lada rimarrà per sempre nel cuore del poeta come Già nel cuore di Lada. Giacomo Giannone ha scritto un romanzo vero, con il suo “Come un romanzo”, amalgamando accoratamente invenzione e realtà. L’esposizione è condotta con naturale semplicità. Il verso scorre senza affanno, spesso con ritmo e piacevole cadenza. Aiuta molto leggere la prefazione del prof. Sandro Gros-Pietro per entrare nell’intimo del Giannone e comprenderne le capacità e valutarne l’essenza.

  3. Estella

    Entela La zia Entella, per il mio compleanno, mi ha regalato “Come un romanzo” di Giacomo Giannone, dicendomi anche “leggilo, ti piacerà.” Io che, di leggere romanzi, non ho tanta voglia, aperta la busta, visto che non è prosa bensì poesia, un po’ delusa ho cominciato a sfogliare il volume saltando le pagine. Ma sorpresa! Sono tornata alla prima e ho letto con interesse tutto il libro. Sorpresa ed emozione ho provato. Sorpresa e riflessione mi hanno indotto su alcune poesie a soffermarmi a lungo, e principalmente sulla poesia che ha per titolo “In un cinema di periferia” ove si legge: “il timore di rompere l’incantesimo / mi vietò di sfiorarti con le labbra.” Riflessione e lacrime mi hanno preso. Che tempi quelli, ho pensato. L’amore come sublimazione, l’amore come donazione, l’amore puro che sa attendere, che vuole attendere il domani perché vero, sincero, significativo di un evento indimenticabile. Ho pensato allora, questo è il vero amore. Attendere, sapere attendere, volere attendere perché l’’unione duri fino alla fine dei nostri giorni. Grazie poeta Giacomo Giannone, il suo libro è bello, mi ha commosso, mi ha fatto pingere.

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