POSTFAZIONE

Wilma Minotti Cerini, narratrice, giornalista radiofonica e Poeta premiata in più occasioni, ha concepito il libro di parole e immagini C’era una volta il Bagutta come incantata vetrinetta della memoria in cui racchiudere i memorabilia di un recente passato che ormai si avvicina a compiere i cent’anni. Precisamente, la sera dell’11 novembre 1926, in piena epoca fascista, nel quartiere centrale di San Babila a Milano, all’interno dell’Antica Trattoria Toscana Bagutta veniva fondato quello destinato a diventare uno dei più prestigiosi premi di Letteratura in narrativa, saggistica e Poesia, brevemente indicato come Premio Bagutta. La scrittrice ne illustra l’istituzione, il funzionamento, la fortuna e le glorie letterarie e artistiche, nel richiamo dei suoi personali ricordi, derivanti da una frequentazione mantenuta per anni sempre attiva e partecipativa. Una galleria di personaggi che hanno fatto la cultura italiana di quel periodo viene messa in rassegna dalla Scrittrice, che non usa gli accenti distaccati e inclini alla supponenza dei critici, ma invece si apre alle espressioni di partecipazione e di convivialità riservate agli amici più cari, tutti commensali di storiche serate alla Trattoria Bagutta dei Pepori. L’evocazione proposta da Wilma Minotti si estende all’intera città di Milano e finisce per incentrarsi nel felice periodo del miracolo economico italiano, durante il quale la Capitale lombarda risale dalla china della devastazione bellica subita nell’ultimo conflitto mondiale per arrivare a proporsi come autentica fucina del rinascimento culturale, civile ed economico dell’intero Paese, sul quale sembra metaforicamente svettare la tovaglia della Prima Cena del Premio Bagutta. Infatti, campeggia la ricostruzione pittorica della tavola sulla parete nobile del ristorante, in cui sono leonardescamente raffigurati gli undici commensali, fondatori del premio, con al centro della tavolata Orio Vergani. Il libro contiene un’elencazione di adorabili cimeli della grande letteratura del Novecento, secolo di straordinario valore esplosivo e diffusivo della narrativa e della Poesia italiana, insieme al cinema e alla musica, nonché alle arti minori come la canzone e la moda, le quali ben presto assumeranno il ruolo di principali alfieri e di portainsegna del gusto italiano nel mondo. La scrittrice, sul filo labile del suo Io personale, ricostruisce con spontaneità straordinaria la dimensione collettiva dell’intera città di Milano, che senza avere un progetto studiato a tavolino diviene, nel riconoscimento internazionale che riceve, la primaria piazza culturale italiana, fino a sopravanzare Firenze, Napoli e la stessa Roma. I memorabilia che colleziona la Scrittrice nella sua galleria dei ricordi impediscono che i volti, i nomi, i fatti, i luoghi che hanno realizzato la vittoriosa crescita di Milano non divengano dei smemorabilia e che scompaiano cancellati dal nuovo volto miliardario della metropoli meneghina. Il destino di essere inghiottiti dalla logica dei grandi numeri economici è successo alla Trattoria Toscana Bagutta – ma non al Premio! – i cui affreschi alle pareti sono stati ricoperti da una mano di stucco, come accadde cinquecento anni or sono all’affresco leonardesco della Battaglia di Anghiari, dipinta da Leonardo in quella che allora si chiamava la Sala del Gran Consiglio e che oggi si chiama Sala dei Cinquecento, in Palazzo Vecchio a Firenze.
Di Wilma Cerini è opportuno segnalare anche la preziosa cura che ha prestato all’opera rimasta inedita del suo celebre marito, Il Re mangia solo, di Livio Cerini Visconte di Castegnate, noto buongustaio celebrato dall’Accademia della Cucina Italiana e autore di libri di successo dedicati all’arte culinaria e non solo.

Sandro Gros-Pietro

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