Prefazione

Nell’attesa d’amore Notte. In attesa d’essere raggiunta dall’uomo di cui è innamorata, una donna sosta nell’ombra. Lei, senza nome, è come al suo primo incontro: forse non è così. Frutto di un’esperienza che si rinnova, conosce gioie e tormenti d’amore. L’incontro atteso, pazientemente da lui, spasmodicamente da lei, avrà quasi un sentore di novità. Tale è la forza del sentimento da ridare anche a lui uno stato di freschezza inattesa. E l’evento si compirà in una luce di gioia. Questa la struttura nella quale è intelaiata la musica amorosa della quale si compone quella che, in termini di composizione musicale, potrebbe essere detta una sinfonia d’amore.

Con questo suo libro poetico, Maria Angela Zecca entra nel circuito della poesia senza etichette, o solo con quelle che le sono proprie. L’Autrice compie un atto di coraggio (perché tale è la poesia) dunque, il coraggio è doppio dal momento che l’entrata nell’arena poetica le consentirà di non temere e di esibire il suo dono di versi. Dico “dono di versi,” ma si tratta di un insieme bene organizzato intorno ad un motivo vecchio ma sempre efficace e rinnovabile. Dietro l’apparenza semplice per la disposizione delle parole, si indovina un lungo lavorio sulla forma, che ha consentito un risultato molto convincente. La vicenda presentata da Maria Angela non ha un’orchestrazione rumorosa, sceglie una vena intimista che tanta storia ha scritto, senza troppo rumore, nella poesia italiana. Non è, però, nemmeno il timido fiore di campo dal momento che il linguaggio è quello di emozioni forti. Si direbbe che le parole delle passioni non lasciano dubbi sul senso di alcune rappresentazioni e delle emozioni che provocano. Ma si aprono certe modalità di avvio che hanno una dolcezza e uno struggimento che si traducono in musica, sola musica: “Chi sei tu, che parli ai miei silenzi?…”

C’è, nello spartito musicale di queste poesie, come una malinconia del futuro, non del passato; c’è l’impeto di Eros e la saggezza di Atena: perché la vita non è negata nelle occupazioni quotidiane e non è tutta riversata in esse, ma vuole avere il suo cantuccio di riflessione o d’impegno diverso da quello che si misura con l’azione pratica.

Questo spiega l’altro versante dell’operare di Maria Angela: il suo impegno sociale, il suo portare lo sguardo anche su chi ha difficoltà che non riesce a risolvere e chiede, spesso in silenzio, d’essere sorretto nei passaggi difficili. Nasce allora, da un altro fianco, una poesia diversa, un volgersi e guardare. Una poesia che percorre le vicende del Paese, le vittorie o le dolorose sconfitte, gli esiti incerti di chi indugia talvolta, mentre lo incalza l’azione, nella irresolutezza. Aspirazione alla pace e alla giustizia, sguardo si direbbe innamorato della Costituzione Italiana, visione di impostazioni nuove della vita associata, braccio teso a chi lo chiede.

Tutta poesia? Sì: perché la poesia non è solo quella che ci accarezza l’orecchio con la sua dolcezza. Ci sono cose da fare, e sono nei capitoli di quel grande complesso libro che è la società. In quel libro, se sappiamo leggerlo come lo legge Maria Angela, c’è il segreto per sperare di vedere sorgere l’alba dei popoli…

Luigi Scorrano

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