L’aforisma serbo come anti-aforisma

L’aforisma satirico è uno dei generi letterari più diffusi nella cultura serba. Negli ultimi due secoli diversi autori si sono distinti per i loro aforismi, ma la parte più importante della produzione aforistica serba si è manifestata negli ultimi quattro decenni. Durante gli anni sessanta e settanta sotto il regime comunista di Tito, ci sono state personalità di spicco (Brana Crnčević, Duško Radović, Vladimir Bulatović Vib, Pavle Kovačević) ma è a partire dagli anni ottanta (dopo le ultime convulsioni del comunismo in seguito alla morte di Tito e l’affiorare delle prime ombre della guerra civile) che si forma un intero movimento di scrittori di aforismi.

Agli inizi degli anni ottanta, sotto la pressione degli avvenimenti politici e sociali, nasce infatti il Circolo Aforistico di Belgrado (in serbo Beogradski aforističarski krug), come associazione spontanea di scrittori e aforisti accomunati dalla satira contro lo Politica vista come il Male assoluto. Il Circolo Aforistico di Belgrado comincia ad espandersi e a diffondersi ben oltre i confini di Belgrado fino a Novi Sad, Užice, Kragujevac, coprendo alla fine tutto il territorio della Serbia.

Negli anni novanta, sotto i colpi della guerra civile, il Circolo Aforistico di Belgrado, con il suo humour e la sua satira “sovversiva”, diventa l’arma più adatta e, allo stesso tempo, più letale nella lotta contro la lingua orwelliana propagandistica e guerrafondaia del regime serbo, contro la visione quasi kitsch della guerra patriottica, contro il lavaggio del cervello delle coscienze che avveniva tramite i tanti influenti mezzi di comunicazione di massa, soprattutto la potente Televisione di Stato serba (RTS). L’aforisma è il miglior mezzo per riuscire a smascherare le vere intenzioni del regime serbo, denudando e ridicolizzando i politici, gli pseudo-intellettuali, i patrioti professionali e altri creatori del discorso militante.

Uno dei fondatori e soprattutto una delle anime spirituali del Circolo Aforistico di Belgrado è Aleksandar Baljak. Aleksandar Baljak, che ha guidato il Circolo Aforistico di Belgrado in qualità di presidente fin dai primi anni ottanta, è stato uno dei più attivi promotori di iniziative ed eventi legati all’aforisma nel corso degli ultimi trenta anni. Se gli scrittori di aforismi in Serbia hanno preso coscienza di se stessi in quanto movimento, uno dei meriti va sicuramente a lui. Una delle date che segnano l’aforisma in Serbia è il 1792, anno in cui viene pubblicata la prima silloge aforistica da parte di Mihailo Maksimović, Piccolo abbecedario per bambini grandi, un’altra data importante è il 1987, anno in cui Baljak pubblica l’antologia Istorija afokalipse (“Storia dell’afocalisse”, dove si coglie il gioco di parola tra aforisma e apocalisse). L’antologia – che comprende non solo aforisti, ma anche scrittori, pubblicisti, satirici – i cui motti di spirito vengono qualificati a posteriori come aforismi – ha avuto la particolarità di includere e riunire autori condannati alla macchia, permettendo a loro di uscire allo scoperto e di leggersi a vicenda. L’antologia ha così creato la consapevolezza di un movimento aforistico in chiave anti regime.

È difficile fare una stima precisa ma si può affermare con un certo grado di probabilità che intorno al Circolo Aforistico di Belgrado facciano capo centinaia e centinaia di autori serbi. Grazie al Circolo Aforistico di Belgrado, chi compone aforismi in Serbia non è più isolato nella sua torre d’avorio e non scrive per un pubblico ignoto, ma al contrario è legato da una rete di relazioni con gli altri aforisti (attraverso incontri, letture pubbliche, manifestazioni, premi letterari, antologie e riviste) in un “processo collettivo di creazione”. Nella storia dell’aforisma un fenomeno analogo di creazione collettiva di aforismi, pur in un contesto sociale e stilistico completamente diverso, si verifica soltanto nel Seicento francese dove i grandi moralisti – La Rochefoucauld, Pascal, Arnauld, Nicole e altri – sono accomunati dallo stesso codice culturale, si riuniscono nel salotto di madame de Sablè scambiando giudizi sulle produzioni scritte dall’uno e dall’altro ed elaborando un grande numero di scritti aforistici (le cosiddette “Maximes”). Si avranno ancora nel Novecento cerchie di scrittori che conoscono uno scambio di forme aforistiche all’interno del loro mondo letterario (penso ai surrealisti francesi e belgi), ma senza la forza e la “qualità letteraria” dell’aforisma serbo.

Come ricorda uno dei più importanti aforisti, Aleksandar Čotrić, in una intervista al NY Times: “Negli anni del regime serbo e della guerra civile gli aforisti hanno condiviso con la popolazione il loro umorismo spontaneo attraverso letture pubbliche agli angoli delle strade e graffiti aforistici scritti sui muri delle strade devastate dalla guerra. Non era inconsueto vedere per le strade di Belgrado un affollamento di centinaia di persone (studenti soprattutto) e scoprire che erano giunti lì per ascoltare un reading aforistico. Così come era abbastanza diffusa la tendenza di citare gli aforismi più importante mettendoli sugli striscioni dei cortei o di leggerli alla radio”.

In nessun altro paese di Europa, negli ultimi venticinque anni, l’aforisma ha avuto una diffusione così vasta come in Serbia. Non c’è giornale o rivista letteraria che non abbia dedicato uno spazio all’argomento, non si contano i reading in piazza, le letture alla radio e i premi letterari aventi come oggetto l’aforisma, mentre il più importante evento, il Satira Fest, che si svolge a Belgrado ad ottobre e dura almeno un paio di giorni, raccoglie sempre una enorme folla di partecipanti e lettori. Addirittura è stato prodotto un film aforistico, un unicum nel panorama cinematografico internazionale. Il film in questione è opera di uno dei più conosciuti registi serbi, Boris Mitić, e si intitola “Doviđenja, kako ste?” (“Goodbye, How are you?”), un film-documentario della durata di 60 minuti su “un eroe del nostro tempo che sarebbe pronto a morire per credere in qualcosa ma che non crede più a niente”. Boris Mitić descrive gli effetti della guerra e della corruzione serba attraverso un linguaggio cinematografico originale, che raccoglie i migliori aforismi politici della vita serbo e jugoslava degli ultimi cinquanta anni mescolandoli in un collage di immagini sorprendenti.

Come scrive molto bene il critico letterario Žarko Trebješanin “Un satirico cerca di marcare ed evidenziare le origini dell’umano fraintendimento, della stupidità e della malizia. Più è inquinato l’ambiente sociale e spirituale e più è fertile la fioritura della satira. Nei paesi in cui la verità è perseguitata, dove le persone al potere sono intoccabili, dove la democrazia non vive, l’aforisma satirico fiorisce in modo eccellente”.

I temi dell’aforisma serbo contemporaneo sono strettamente legati al contesto politico e sociale di questi ultimi venticinque anni: il destino e il declino del comunismo, la guerra civile e il genocidio, la corruzione, il culto della personalità, la censura e il lavaggio delle coscienze attraverso i mezzi di comunicazione di massa, la crisi economica e la perdita del potere d’acquisto della classe media. Gli scrittori di aforismi creano attorno a questi temi un teatro di personaggi, di oggetti e di situazioni allegoriche che rappresentano emblematicamente non solo la situazione sociale e politica in cui vivono, ma più generalmente la condizione metafisica e ontologica dell’uomo, dominato dall’ipocrisia, dalla stupidità e dalla mancanza di qualsivoglia senso etico.

Gli “eroi” negativi che compaiono negli aforismi sono figure conosciute al pubblico serbo. Sono politici di primo piano, leader di partito, ministri e amministratori, criminali di guerra e killer, poliziotti e generali, esponenti dei media, magnati e giudici che per due decenni hanno condotto la Serbia verso la rovina. Tuttavia essi compaiono negli aforismi in modo spesso cifrato, tra le righe, così da sfuggire alle maglie della censura. Come scrive bene Vitomir Teofilović: “Utilizzando la differenza tra la carta d’identità ufficiale del regime e il suo aspetto reale, tra la facciata e la rozza realtà, tra le parole e i fatti, tra il significato fittizio e quello reale del valore del regime, l’aforisma era protetto perché il destinatario non si doveva riconoscere – in tal caso l’ideale riconoscerebbe se stesso come uno pseudo-valore, l’angelo sarebbe identificato con il diavolo. In questo gioco tra il riconoscersi tacito e il non riconoscersi pubblico, tra la tragica realtà sociale e il suo riscontro pubblico idilliaco, tra la brutta realtà e la finzione ideale, l’aforisma ha trovato il suo spazio”.
Soffermandosi sulla parabola della Serbia dal collasso del comunismo verso la metà degli anni ottanta all’impoverimento economico e alla crisi finanziaria del nuovo millennio, gli aforisti descrivono non  solo la condizione della Serbia, ma l’intera condizione umana. Loro bersaglio non è questo o quel sistema politico, ma il meccanismo di ogni sistema autoritario, non questa o quella morale, ma un mondo privo di moralità, non questa o quella assurdità e follia, ma la stessa assurdità e follia del reale.

Oltre allo scrivere tra le righe, un’altra caratteristica dell’aforisma serbo, quella forse più indefinibile, è l’umorismo nero e senza pietà (“un libro deve essere un nido di mitragliatrici” scrive Baljak), un umorismo in cui si ride proprio perché non c’è niente da ridere (qualche critico a proposito dell’aforisma serbo usa il termine di “ironia balcanica”). In un mondo in cui, per mezzo della propaganda del regime, il male è diventato il bene, la crudeltà gentilezza, la morte vita e la schiavitù libertà, l’aforisma serbo – con una lieve variazione del linguaggio, con un semplice spostamento del senso di una parola – mette in luce le incoerenze interiori, gli aspetti ridicoli, le ipocrisie e le reticenze di tutto questo. Come scrive uno degli aforisti, Raša Papeš, l’umorismo nero è “l’equivalente dell’elettro-shock in medicina. Si ha un effetto scioccante e destabilizzante, ma subito dopo segue una fase curativa”.

Dai tempi del famoso motto di Giovenale “Difficile est non scribere satirae” ad oggi nulla è cambiato nella storia. La natura umana, le relazioni sociali, i meccanismi di potere, l’identità della tirannia sono sostanzialmente uguali. Con il passare del tempo, il male in quanto tale non diminuisce né tanto meno si sradica. Si potrebbe dire che nel passare del tempo, ciò che chiamiamo progresso accelera e diffonde il male, e lo modifica in misura tale che rende difficile identificarlo. Per tale motivo diminuiscono i tentativi di difesa. Gli aforismi serbi diventano così uno strumenti diagnostico in una società malata come la nostra e al tempo stesso permettono di effettuare una vivisezione del male e della follia dell’uomo. In tal senso più che di aforisma, si può parlare, a proposito dell’aforisma serbo, di “anti-aforisma”.

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L’aforisma serbo è poco conosciuto qui in Italia. Nel 1993 è uscita una piccola Antologia degli aforisti serbi, curata e tradotta da Dragan Mraović presso la rivista quadrimestrale La Vallisa (Bari 1993) e comprendente dieci autori. Nel 2002 è stata pubblicata, sempre a cura di Dragan Mraović, una raccolta di aforismi di Milovan Vitezović presso la Besa Editrice di Bari. E poi più nulla. Soltanto negli ultimi due anni, tramite il mio blog Aforisticamente, che è considerato il punto di riferimento sull’aforisma contemporaneo nel mondo (http://aforisticamente.com), il pubblico italiano ha potuto conoscere in modo più approfondito, attraverso una accurata selezione di aforismi ed interviste in esclusiva, alcuni degli autori che compongono questa antologia.

Lungi dalla pretesa di realizzare un quadro esaustivo in cui far convergere una pluralità di voci (nessuno ha mai censito il numero esatto di aforisti serbi, ma non siamo lontani dalla realtà quando ipotizziamo una realtà costituita da centinaia e centinaia di autori), questa antologia si propone di tracciare alcune linee per formare un primo quadro di riferimento dell’aforisma serbo dei nostri giorni, partendo dagli autori più conosciuti e ormai codificati. Nella selezione si è deciso di selezionare gli autori che hanno cominciato a pubblicare aforismi a partire dalla metà degli anni ottanta (dopo le ultime convulsioni del comunismo e l’affiorare delle prime ombre della dittatura e della guerra civile), escludendo quindi quegli autori delle generazioni precedenti che, come Brana Crnčević, Duško Radović, Pavle Kovačević, Vladimir Bulatović Vib e altri, hanno scritto le loro opere aforistiche più importanti negli anni sessanta e settanta.

Gli scrittori di aforismi serbi da me selezionati (in totale sono trentaquattro) non si riducono a una tipologia unica poiché originalità e indipendenza sono costitutivi della loro identità. Tuttavia la loro diversità non impedisce di riconoscere tratti, modulazioni, temi, accenti intorno a cui raggrupparli. Il punto di riferimento sembra essere senza dubbio la tradizione classica inaugurata dai moralisti del Seicento (La Rochefoucauld in primis), ma è anche forte l’influenza del più moderno Stanisław Jerzy Lec, aforista polacco di cui nel 2009 si è celebrato proprio a Belgrado, con una grande cerimonia, il centenario della nascita e che viene molto spesso citato dagli autori serbi.

Per ogni autore è stata messa una breve scheda bibliografica in cui vengono menzionate solo i libri di aforismi e il relativo anno di pubblicazione. Nella selezione degli aforismi ho escluso gli aforismi fondati sui giochi di parola o gli aforismi aventi allusioni storiche e culturali troppo specifiche e difficilmente comprensibili dal lettore italiano. L’elenco degli autori è in ordine alfabetico. Per quanto riguarda i premi letterari, nella bibliografia di ogni autore è stato menzionato, ove sia stato vinto, il  prestigioso, il Radoje Domanović e il Vlada Bulatović Vib, quest’ultimo assegnato ai giovani autori che si sono distinti nella satira. In Serbia i premi letterari dedicati all’aforisma sono davvero tanti e il menzionarli tutti avrebbe finito per appesantire la bibliografia.

Per quanto riguarda i titoli delle raccolte aforistiche dei singoli autori presenti nella bibliografia, si è deciso di lasciare il titolo originale. Alcuni titoli sono facilmente traducibili, ma la maggior parte contengono giochi di parole e allusioni storiche, letterarie e anche cinematografiche impossibili da tradurre in italiano. Cosi, ad esempio, Iva Mažuranić nel titolo Čarobni zbeg allude al libro di Thomas Mann, La montagna incantata, facendo un sottile gioco di parole tra la parola “breg”, collina, e la parola “zbeg”, colonna di profughi o profughi stessi. Slobodan Simić con il titolo Vozi, Miško! rimanda a un film conosciuto solo dal pubblico serbo mentre Vitomir Teofilović con il titolo Vrag i šala (letteralmente tradotto in Il diavolo e lo scherzo) allude a un’espressione proverbiale serba “Vrag je odneo šalu” (“Il diavolo ha portato via lo scherzo”), che si usa nelle situazioni di pericolo, nel senso: non si scherza più). Insomma gli esempi di titoli difficilmente traducibili in italiano sono davvero molti (alcuni titoli sono a tutti gli effetti degli aforismi davvero condensati) e il rischio di una perdita del loro significato originale era davvero forte.

La traduzione degli aforismi è stata effettuata da Fabrizio Caramagna e da Olja Arsic, traduttrice-interprete e insegnante in Italia di lingua serbo-croata. I testi sono stati tratti dalle opere dei singoli autori, dall’antologia Vek Aforizma – A century of aphorism a cura di Aleksandar Baljak e Žarko Trebješanin (2000), dall’antologia Srpsko tajno oružje – Antiratni aforizmi – Serbian Secret weapon – antiwar aphorisms a cura di Slobodan Simić e Žarko Trebješanin (2006) e dai siti web www.aforizmi.org (curato da Vesna Denčić) e www.jovonikolic.com (curato da Jovo Nikolić). Per la traduzione di alcuni aforismi di Milovan Vitezović si è preso come riferimento la raccolta di aforismi curata e tradotta in italiano da Dragan Mraović ed edita dalla Besa Editrice (Nardò, 2002).

Nel licenziare questa antologia desidero ringraziare gli scrittori, gli eredi e gli editori per avermi gentilmente concesso la riproduzione dei testi. Ringrazio inoltre Aleksandar Baljak, Slobodan Simić e Aleksandar Čotrić per avermi messo a disposizione i testi di alcuni autori, Milan Beštić per i preziosi consigli linguistici, Luca Ormelli per la lettura di molti di questi testi e infine il Circolo Aforistico di Belgrado per avermi incoraggiato fin quando tre anni  fa cominciai a far conoscere al pubblico italiano, tramite il mio sito Aforisticamente (http://aforisticamente.com), alcuni degli autori presenti in questa antologia. Ringrazio infine Daniela Rizzo e Milan Beštić per il progetto grafico.

Fabrizio Caramagna

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