La scrittura breve è alle origini della letteratura, nata come epigrafe, sentenza, esortazione. Ci sono voluti secoli perché la scrittura divenisse anche poema, tragedia, romanzo. All’atto di nascita, la scrittura ha scelto densità e concentrazione come requisiti primari: illustrare l’essenziale in pochi motti, eliminando “il troppo e il vano”, come dice Dante. Nei secoli la scrittura in breve è divenuto un genere definito e distinto da tutto il rimanente inchiostro, con due diverse branche di appartenenza: il proverbio, di natura folcloristica e popolare, e l’aforisma, di elaborazione dotta e intellettuale. In mezzo, a fare promiscuità e contaminazione tra i due generi, ci sono tante soluzioni di altri tipi di scrittura, tra cui la più nota forse è il wellerismo – da Sam Weller, il lustrascarpe sentenzioso inventato da Dickens – che è una chiave antifrastica, irriverente e gioiosa sia dell’aforisma sia del proverbio. Ma la scrittura in breve, negli ultimi anni, è divenuta anche forma di poesia, rovesciamento e dilatazione della realtà mondana, proiezione orfica, trompe oeil della ragione, espressione ludica e fulminea della mente. Non si tratta più di sentenze – cioè di opinioni – ma di vibrazioni – si può dire vibranze? – cioè di oscillazioni intellettive intorno a una punta d’ago che punge un aspetto del reale: e intorno si crea quell’oscillazione di verità e di falsità che è la letteratura.

Sandro Gros-Pietro

Nel sottotitolo della raccolta, l’autore li definisce aforismi, ma a leggerli bene questi brevi componimenti in versi, in cui fanno capolino polipi e mantidi, bussole e biblioteche, rette parallele e quadrifogli, persino Caronte e le Sirene, sembrano qualcosa di diverso. Paradossali e ironici come i migliori aforismi della tradizione da Stanisław Lec in poi, hanno anche un timbro in comune con la meraviglia e la leggerezza degli haiku e la scrittura proverbiale di un lontano Oriente. Sono gocce di saggezza, ma di una saggezza capovolta e assurda, che scende dal contagocce come antidoto, purtroppo o per fortuna breve, al pensare comune.

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