Premio I Murazzi per l’inedito 2016 (Dignità di stampa)
Motivazione di Giuria

 

Il libro inedito della scrittrice Mariateresa Sivieri, Vivere e morire in India, copre un arco di settecento anni di storia dell’India, visitata e ricostruita attraverso il rapido e suggestivo racconto delle vite di quattro regine, precisamente Padmini, morta nel 1303; Mumtaz Mahal, morta nel 1631; Lakshimi Bai, morta nel 1858 e Gayatri Devi, vissuta fino al 2009.

 

 

Prefazione

La nota scrittrice veronese-padovana Mariateresa Sivieri consegna agli affezionati lettori un nuovo libro di viaggio, precisamente in India, dopo quello uscito nel 2007, dedicato all’Indocina, per l’esattezza alla Birmania o Myanmar. I numerosi libri di viaggio della Sivieri sono scritti a due dimensioni, perché riguardano sia i luoghi sia i tempi, entrambi riferiti alle località visitate: una doppia dimensione di spazio e di storia. Se vogliamo, nel caso di quest’ultimo libro, Vivere e morire in India, potremmo parlare addirittura di un viaggio a tre dimensioni: negli spazi, nella storia e nella vita delle eroine che hanno contrassegnato quei territori e quelle epoche.
L’India emerge dal racconto ricco di ammirazione e di stupore che ne fa la scrittrice-viaggiatrice, ma è una descrizione particolare, che pare quasi ispirarsi alla visione dell’Italia che Wolfgang Goethe elaborò nel suo Viaggio in Italia, e cioè, ancora prima di essere un saggio scientifico di documentazione sul Paese, è la confidenza aperta dell’autrice riguardante l’impressione che la realtà attuale e la storia antica del Paese suscita nella profondità dell’animo della scrittrice: le sue confidenze, i pareri personali, le esplosioni di stupore per l’immensità dei contrasti tra la spiritualità e la carnalità, tra la fortuna e la disgrazia, tra la ricchezza e la miseria, tra l’amore e la violenza, il tutto nel rigoglio di una natura che ancora oggi conserva il suo carattere antico di festosa varietà di suoni, profumi, colori, manifestazioni possenti fornite dagli elementi atmosferici. Le quattro regine trionfano nell’attenzione di Sivieri come simboli supremi della femminilità orientale, espressioni terrene di una gloria e, in alcuni casi, anche di una tragedia che ha le caratteristiche del sovrumano. Così viene raccontata la vicenda della bellissima Rani Padmini, andata in sposa intorno all’anno 1300 a Ratan Singh, ma che suscita le bramosie erotiche del potentissimo sultano di Delhi, che per averla scatenerà una guerra. Tuttavia, la bella regina, rimasta vedova per la morte dello sposo ucciso in battaglia, sceglierà per sé l’atroce rito della sati e si butterà nel fuoco pur di impedire d’essere rapita. Di Mumtaz Mahal viene raccontata la storia d’amore con il sultano Shah Jahan, la morte prematura della donna e l’erezione della più suntuosa e mirabile tomba in ricordo perenne d’amore dedicato a una donna da parte dello sposo, con l’intento dell’amato, poi andato deluso dagli eredi, di ricongiungersi a lei in sepoltura. C’è poi la storia della regina Jhansi che si impegnò nella lotta contro i colonialisti inglesi e che, nella mente babelica della scrittrice, viene paragonata al mito celtico della regina Budicca che ai tempi di Nerone si ribellò alla pretesa dei romani di usurpare il trono dei Britanni non volendo rispettare la trasmissione della corona per linea femminile, come stabilito dal legittimo sovrano deceduto. Infine, in tempi pressoché attuali c’è la storia delle bellissima regina Gayatri Devi, che visse nella città rosa di Jaipur, ma che fu anche una prima donna internazionale, eletta tra le dieci più belle donne del mondo intero dalla rivista Vogue Magazine nel 1965.
Ciò che dà spessore a questo viaggio in India compiuto da Mariateresa Sivieri è la ricostruzione storica per fondamenti della complicatissima e perennemente guerreggiata storia dell’India, ricostruita con rapida e felice mano dalla fondazione dell’impero Moghul ad opera di Babur, al grande e tollerante Akbar e ai successivi eredi, che finirono per cadere sempre più imbrigliati dall’espansionismo colonialista della Compagnia delle Indie Orientali, fino alla scomparsa dell’impero e all’assunzione della corona inglese del titolo di Imperatore dell’India. Si tratta di una lettura sempre stimolante e ricchissima di particolari e di informazioni, che paiono inserite in un mondo di favola e di invenzione fantastica, mentre invece sono l’esatta cronaca ricostruita dei fatti realmente accaduti, ma ripresentati con la partecipazione e lo stupore incantato dalla scrittrice.

Sandro Gros-Pietro

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