PREFAZIONE

In questo suo nuovo apparire, Menotti Lerro mostra l’efficacia di una sicura dizione liricamente impostata, che nell’interno del suo coerente procedere, riesce ad articolarsi in modo vario per temi e occasioni. Un movimento in cui la tensione interna, sempre presente nell’attento controllo stilistico dell’autore, riesce a coinvolgere – e qui è il segno della sua autenticità e dunque della sua efficacia espressiva – un intreccio utilmente molteplice di situazioni. Lerro, infatti, ha il pregio di convocare sulla sua pagina figure diverse e dunque personaggi veri e propri, e a proporre scorci di vicende, circostanze spesso dominate dal sentimento e in particolare dell’amore e dei suoi labirinti interni e ineludibili, nel suo aperto e felice rivelarsi o nei suoi momenti di addio. Ed è questo un meccanismo letterario tradizionale, in fondo, ma che il nostro ha la capacità di poter introdurre nel suo testo sempre evitando con limpida destrezza l’impasse del già troppo visto o letto. Eccoci allora introdotti in un ricco susseguirsi di situazioni e di umori vari dell’umana esistenza, con brevi passaggi di provvisoria gioia, e dunque tra “giacigli di fortuna” e frequenti stacchi in cui domina, inevitabilmente, un turbamento colto tra “malinconia e tormenti” nella sofferta consapevolezza nel nostro umano essere “solo comprimari”. Domina dunque la scena un senso di non facile equilibrio nelle cose, che Lerro riesce a esprimere giostrando nei diversi rivoli della propria esperienza, vedendo riaffacciarsi tracce della propria esistenziale avventura anche in luoghi e terre lontane, magari trovandosi alle prese con un reale che gli si offre come un “ripugnante ammasso”, tra “succhi e liquami” reali o figurati in un vario contesto dentro il quale, peraltro, riesce comunque ad articolare il diritto a esprimere la propria voce. E infatti non poche volte il poeta si sofferma sui percorsi e il valore del suo agire testimoniando con la poesia, con lo scrivere, dunque, sia pure tra illusioni, inganni e disinganni. Componendo un tessuto complesso in cui trova spazio anche il progressivo o episodico riaffacciarsi di un sé passato, lontano, ma in fondo, fortunatamente, non ancora perduto.
Tutto questo avviene nella compostezza dello stile, nella sua attenta e chiara medietà di toni sulla pagina. E in un tracciato che, testo dopo testo, viene a comporre un’unitarietà d’assieme che assume il carattere complessivo di un andamento davvero poematico. E non già in seguito a un’idea progettuale aprioristica, ma con la viva necessità di un progressivo svolgersi naturale che viene così a realizzare una fisionomia unitaria, non di raccolta di testi, ma di vero e coerente libro.

Maurizio Cucchi

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