Premessa

Chi, ancor giovane, s’è accorto d’essere cronicamente malato della «malattia della letteratura» (per citare il francese Jacques Prévert) non si stupirà, nell’aprire la propria agenda quotidiana, fitta dei più disparati impegni, di vederla costellata, giorno dopo giorno, di citazioni tratte da canzonieri a loro volta assai disparati. Il che non esime, anzi impone al curatore dell’agenda stessa di chiarirgli come le citazioni siano state da lui disposte.
Rispondo che i primi sette mesi dell’anno propongono frammenti tratti da raccolte di poeti italiani dal Duecento al Novecento, la cui tematica è assai spero quella amorosa in tutte le sue varianti: dagli affetti maternali e paternali all’innamoramento, dalla passione alla rivalsa sino all’odio e al desiderio di vendetta. Con un radicale mutamento di prospettiva e la conseguente inversione tematica, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’anno vedono molti dei «maggior nostri» – dall’assisiate poverello Francesco a vari odierni compagni di strada – guardare a quel Dio, da cui sono, volenti o nolenti, più o meno consapevolmente, guidati.
Mentre l’undecimo e il dodicesimo mese sono riservati a due grandi poeti, d’Annunzio e Pavese, che, nelle nostre intenzioni, vogliono rappresentare le due opposte (ma complementari) tendenze della lirica novecentesca: quella «alta» il primo, quella «bassa» il secondo.

Guido Davico Bonino

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