Sono convinto dell’assoluta necessità di questo libro di Angelo Piemontese che concentra l’attenzione su due correnti specifiche della letteratura italiana, il Realismo e il Neorealismo, che hanno caratterizzato la prima metà del Novecento, esaminate sia attraverso il vasto materiale creativo dei romanzi usciti in quel periodo sia attraverso l’ancora più ampia letteratura critica che si è sedimentata su tali novità, quest’ultima consultata con massima diligenza a principiare dalla fine degli anni Quaranta dello scorso secolo per poi arrivare fino a oggi. L’argomento è tanto più importante perché mette a fuoco come per la prima volta nei sette secoli dalla nascita della lingua italiana si sia verificato un dibattito sulle correnti di stile della letteratura dominato da autori principalmente di produzione narrativa e non più da soli poeti, innovando i secoli precedenti che hanno fatto di quella italiana la Letteratura dei Poeti per antonomasia. Il periodo d’oro della narrativa italiana è collocato nel trentennio che va dagli anni Trenta ai Cinquanta del Novecento, nel quale i romanzieri si sono affrancati in via definitiva e irreversibile dalla soggezione culturale patita verso i Poeti.

Sandro Gros-Pietro

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