13,00 €
Autore: Salvatore D’Alessandro
Editore: Genesi Editrice
Formato: libro
Collana: Poeti Senza Cielo, 4
Pagine: 120
Pubblicazione: 2013
ISBN/EAN: 9788874144020
Memorabile viaggio nello spazio
In un oceano di pace
La poesia di Salvatore D’Alessandro è costruita attraverso un’ampia rete di parole e immagini intime, familiari. Il poeta è sempre identificabile con l’io poetante – così come ha tenuto a precisare egli stesso – che, per chi indaga il rapporto arte-vita nei testi letterari, è notizia di primaria importanza. È un grande privilegio ospitare questi versi nella collana dedicata ai Poeti Senza Cielo, perché Salvatore appartiene a questa categoria, come si comprende già dal primo componimento, da quegli “sconosciuti paesaggi / dell’anima” dove forse si può ri-trovare “il senso del nostro oscuro andare”. Se chiudo gli occhi e provo in questo momento a dare un nuovo volto alla poesia, mi piace identificarla con il suo, che mi appare luminoso e sereno nella tempestosità. La sua è una vocazione poetica autentica, sebbene ancora un po’ acerba, poiché non sempre coltivata adeguatamente, come i suoi studi tecnici (Salvatore è ingegnere elettronico) dimostrano. Si spiegano così alcune incertezze linguistiche in un discorso che resta di alto rilievo.
Ottantanove poesie costituiscono la raccolta in cui vengono presentati componimenti scritti dal 1990 al 2013. Quasi un quarto di secolo distillato in quasi cento poesie. Un rapporto non tumultuoso, ma fedele, costante e coerente anche nei temi e nelle visioni. Il mondo esterno appare a Salvatore come un paradiso “sconosciuto”, “lontano”, che è lì ad aspettare il suo viaggio futuro, che per ora riesce a compiere solo “sotto le palpebre”, “a quattro passi”, dove gli è possibile costruirsi il proprio Eden, dentro di sé: “Sento il richiamo. / Chiudo gli occhi, volo lontano. / Curiosità d’esplorare.”
L’atto poetico è in D’Alessandro atto comunicativo, il congiungersi della penna con il foglio sostituisce il “tendersi la mano” che “forse può bastare […] / può fare”, perché, per questo autore, in fondo la poesia è finzione e non può sostituire realmente quanto si desidera: “Di un rapporto umano / a scrivere non riesco.” Il poeta coglie quello che percepisce come il limite dell’arte, si avverte l’amara presa di coscienza del non poter vivere solo tra le carte, ed è forse spiegabile così la scelta di perseguire studi tecnici, anziché umanistici. Il travaglio delle scelte difficili e della ricerca della propria identità non lo abbandonano mai: “Alla continua ricerca / di quel che sei, / non ti conoscerai / mai abbastanza.”; “Qual è lo scopo di tutti gli eventi, / qual è il senso / della stessa esistenza.”; “Scorgendo un traguardo / penserai di essere arrivato. / Non riesci a capire / che proprio allora / un nuovo cambiamento / sconvolgerà la tua esistenza. / Che fare, / accettare? / Questa mutevole condizione / nel continuare a vivere?” Ma in fondo, dice il poeta: “il viaggio è appena cominciato: / bisogna proseguire” seppur avvolti “nella solitudine immensa, / che non ti lascia mai solo / viaggi nel buio, / attraversando il nulla, / senza meta alcuna. / Mentre un vuoto assoluto / circonda il tempo maledetto / che continui ad inseguire.”
Il nostro incontro risale al 1999, quando, colmo di sogni e incertezze, iniziavo a frequentare l’Università di Fisciano, a vivere nella casa dello studente, dove mi illudo che gli echi delle voci si rincorrano ancora estasiate tra le mura, come quando si giocava a bagnarsi con bacinelle e palloncini ricolmi, e poi si rimaneva al sole, vestiti soltanto di libertà. Ricordo perfettamente la sera che per la prima volta – dopo il vino della fragrante campagna lucana, adesso presente e forte nei suoi scritti, che rielaborano gli anni dell’infanzia serena e malinconica e del tortuoso processo di crescita – scoprimmo l’amore in comune per la parola poetica. Fu dopo mesi di conoscenza in cui, credo per un senso di misurata reticenza, avevamo accuratamente evitato l’argomento. Un lungo periodo a disquisire di tutto, evitando di parlare delle cose che più ci appartenevano. Custodiva i suoi foglietti in una cartellina chiusa da un elastico. Versi rigorosamente scritti a mano, poche cancellature, testimonianza di un modo leale di consegnare alla carta ciò che lo spirito detta. Un approccio senza imposizioni né forzature, aspettando goccia dopo goccia, come una stalattite, che si solidificassero i versi destinati a confluire, quando la misura è colma, sulla carta, nella pagina del mondo. La poesia di D’Alessandro nasce da quel prosciugamento, dalla sottrazione che sensibilità e intelligenza permettono alle forme della quotidianità e del tempo. Un occhio attento, in grado di eliminare il superfluo dalle cose umane, così rigonfie – ipertrofiche – che non potrebbero appartenere al regno della poesia.
In un periodo storico come questo, dove i giovani aspiranti poeti cercano di imporre prepotentemente i loro nomi attraverso amicizie, spazi promozionali su riviste, blog e giornali, in un tempo in cui i romanzi sono sapientemente costruiti nel laboratorio delle case editrici, mi commuove e mi protegge pensare che esistano ancora figure autentiche come quella dei versi di questa raccolta, già dal titolo improntata sull’essenzialità. Figure che non si impongono al lettore, che conservano amorevolmente la poesia in un cassetto, e che a volte, al momento opportuno, condividono con qualche anima prescelta. Questi poeti sono quelli che rimarranno, che saranno amati, portatori di verità e bellezza, quando ineluttabilmente il rumore orrifico delle riviste sarà silenzio e, intellegibili, riemergeranno echi di un tempo senza tempo rimasti infiniti istanti intrappolati nell’imbuto della contemporaneità.
Infine, vorrei aggiungere che c’è una poesia – e questi versi gli appartengono – che non vuole misurarsi con altra poesia, che non accetta né sfide né confronti, che vuole essere e vivere di luce propria. Onesta e veritiera. Una microscopica molecola persa in un oceano infinito di pace. A Salvatore voglio solo augurare buon viaggio, esortandolo a continuare la sua opera attraverso quelle stesse parole che a questo suo vecchio amico ha voluto dedicare: “Non ti abbattere / per ostacoli lungo il cammino; / ne hai di forza fratello, / il tuo vero traguardo è vicino”.
Menotti Lerro
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12,00 €
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