PREFAZIONE

Introduzione alla “festa dell’esistenza”

Il libro I colori di Flora e la nave della pace di Antonietta Natalizio è un testo che ha la rara e pregevole caratteristica di insegnare divertendo, in quanto possiede uno scheletro decisamente pedagogico e psicanalitico, ma è rivestito da una accurata estetica narrativa, che accompagna il lettore con diletto nel viaggio di conoscenza del mestiere di vivere, come se si partecipasse a una “festa dell’esistenza”.

Il racconto della vita si apre come una fiaba che racconta la fanciullezza della bimba Flora, che vive con la mamma Beatrice e la gatta Camilla. Il padre Achille è un ufficiale di Marina, impegnato in missioni in giro per il mondo a recare aiuti alle popolazioni bisognose.

Accanto alla casa di Flora, c’è il casolare dei nonni Filippo e Penelope, con alberi da frutto, coltivazioni di grano, granoturco e tabacco. I nonni sono aiutati dalle due zie di Flora, sorelle di mamma Beatrice, precisamente Anastasia, pittrice che espone le sue opere alla fiera del paese, e Clotilde. Fa parte del cast dei protagonisti anche un seducente destriero, il cavallo Ulisse.

Flora osserva con animo invaso da incantamento i fiori che sbocciano lungo il percorso campestre per recarsi a casa della nonna: il cammino della fanciulla diviene metafora della bellezza della natura, tra fiori, colori, emozioni e refoli d’aria profumata. I soffi del vento diventano l’invito a lanciarsi in una gioiosa danza, che non cessa neppure quando arriva la pioggia, come accade a Fred Astaire e Ginger Rogers in Singin’ in the Rain.

Praticamente ogni domenica, mamma Beatrice e la figlia Flora vanno a pranzo da nonna Penelope, che è una virtuosa cuoca: nell’accogliente salone, c’è un monumentale giradischi e una libreria zeppa di libri scritti da filosofi, che divengono metafora di amore e d’incantamento per la sapienza: l’amore del sapere è l’etimologia del vocabolo filosofia. Nonna Penelope racconta il mito della caverna di Platone, per il quale gli uomini incatenati al fondo di una caverna scambiano l’apparenza per la realtà. Penelope spiega a Flora chi è il Demiurgo, artefice e legislatore dell’universo. Ogni giovedì, nonna Penelope legge dei libri a Flora, che l’ascolta con piacere.

Penelope è anche un’esperta cuoca, capace di preparare un’inimitabile torta salata, con prosciutto e carciofi. Inoltre, la nonna sa farsi apprezzare come bravissima sarta, e confeziona abiti per tutta la famiglia. Il nonno Filippo, invece, nel tempo lasciato libero dalla sua attività di coltivatore dei campi, fabbrica strumenti musicali ed è divenuto un artigiano e liutaio amatoriale, provetto nel costruire sia strumenti a corda, come le chitarre, sia a fiato, come flauti e pifferi. Tutte le mattine, nonno Filippo attacca il cavallo Ulisse al traino del calesse e porta a scuola Flora, che frequenta la IV Ginnasio.

Zia Anastasia, nel dipingere i suoi quadri, associa ai colori delle caratteristiche di emotività da lei studiate, a imitazione di Arthur Rimbaud, che inventò il colore delle vocali. Mamma Beatrice, invece, crea essenze di profumeria, che poi rivende in un negozio in città. Anastasia, inoltre, ha un negozio da modista, e confeziona cappelli alla moda e altri accessori per l’abbigliamento da signora.

Papà Achille fa ritorno dai suoi viaggi per il mondo e reca notizie di popoli lontani, descrive le Piramidi dell’Antico Egitto, ma anche le popolazioni vichinghe, i guerrieri norreni, oppure gli africani del Burundi. In tal modo, i racconti di Achille diventano autentici documentari recitati a voce sui colori e sulle emozioni di un mondo lontano, sconosciuto a Flora.

Un mondo vicino alla loro abitazione è, invece, il meraviglioso laghetto dove Achille e Beatrice, in gioventù, si sono conosciuti. Papà Achille conduce Flora a visitare la sua nave e la ragazza sogna di compiere un viaggio intorno all’intero pianeta e di assistere a una sorta di Parlamento della Terra, riunito in rappresentanza dell’ecosistema. Il Parlamento della Terra pronuncia una vigorosa protesta per il comportamento scriteriato dell’essere umano che minaccia l’intero ecosistema. Il sogno di Flora si sposta in un’intricata savana e da là si proietta in Antartide, poi si eleva verso il cielo stellato e raggiunge la stella Sirio.

Nei giorni seguenti, Flora trova per strada un cucciolo ferito di cane. Lo soccorre e lo porta a casa. Il nonno Filippo, su suggerimento di Flora, accetta di chiamare Andrea il cucciolo trovatello, che si ambienta benissimo nella sua nuova casa. Frattanto, l’educazione affettiva e sentimentale di Flora continua a svilupparsi, anche con il racconto delle origini da cui proviene sua madre Beatrice, che descrive alla figlia l’istruzione ricevuta in un College inglese e la giovinezza trascorsa in un cottage vicino a Londra, da cui partiva per compiere gite istruttive fino nei castelli scozzesi.

Beatrice, con le sorelle Clotilde e Anastasia, nonché la figlia Flora, tutti riuniti insieme a casa dei nonni, partecipano alla raccolta delle foglie di tabacco ormai mature, che poi il nonno dispiega al sole a essiccare. Il mondo di Flora si arricchisce sempre più grazie alle esperienze raccontate da nonno Filippo del suo viaggio in Cina.

Arriva la festa patronale e Anastasia e Clotilde trovano i loro corrispondenti corteggiatori, Pietro e Riccardo.

Pietro è un architetto, di tendenza moderna e innovativa, infatti progetta palazzi, con giardini verticali, che rappresentano un totale superamento dei biblici giardini sui tetti dell’antica Babilonia. Pietro invita a cena Anastasia e le parla del proponimento di compiere insieme un viaggio in Australia.

Frattanto, nonno Filippo giunge al suo naturale capolinea di vita: si sente male e ha bisogno dell’ossigeno per respirare. Riccardo, che è un bravo medico, non gli fa mancare l’assistenza, ma la situazione peggiora sempre più. Informato delle condizioni gravi di salute del nonno, arriva al suo capezzale anche papà Achille.

Quasi un cambiamento climatico e l’arrivo di un grande temporale sembrano rappresentare il sigillo conclusivo posto dalla natura all’esistenza operosa di nonno Filippo: il cielo piange la morte del solerte coltivatore e artigiano liutaio per diletto. Le esequie coinvolgono tutto il Paese, mentre il cielo quasi inopinatamente si schiarisce e un segno di arcobaleno, con fantastici colori, sembra volere indicare l’ascesa del nonno al cielo.

La nonna Penelope racconta a Flora la sua storia di amore con il marito Filippo e il viaggio compiuto insieme a Cuba. In più la nonna racconta alla nipote di essere stata adottata: di sua madre, che è la bisnonna di Flora, nonna Penelope sa solo che si chiamava Elisabetta, e di lei conserva unicamente una lettera scritta di pugno dalla madre e una catenina d’oro.

Flora, con il passare degli anni, è divenuta una giovane donna di diciotto anni, molto assennata e studiosa. È attratta dal suo docente di Fisica e astrofisica. Lei stessa prepara un articolo sulle aerodinamiche spaziali. Tra Flora e il suo insegnante Filiberto si sviluppa una relazione attrattiva corrisposta, ma vi è un grave impedimento che deriva dal gap anagrafico dell’età intercorrente fra l’uomo e la ragazza. Infatti, Filiberto ha trentacinque anni, circa il doppio dell’età di Flora.

Flora si rende conto che la sua famiglia nasconde un segreto riguardante una spilla di diamanti e insiste presso la madre Beatrice per farsi raccontare l’intera storia. Così viene a sapere dell’unione segreta di Rachele e Sebastiano, quest’ultimo era un conte in Cornovaglia, quindi, un uomo titolato e di notevole prestigio sociale.

Anche nonna Penelope racconta a Flora l’illuminante storia della signora Francesca, con la vicenda della relazione segreta tra Rachele e Sebastiano, destinata a prendere una brutta piega, e la parte peggiore toccò a Rachele, che si ritrovò sola e malata, ma venne salvata dalla musicoterapia, che le evitò una morte precoce. Tuttavia, non riuscì a scampare a un male incurabile che se la portò via poco tempo dopo. Flora scopre che Rachele era la sua prozia, cioè la sorella di nonna Penelope e si stupisce esclamando “Sono davvero complesse le dinamiche sociali”.

L’amore sbagliato della prozia Rachele si proietta come un segnale di avvertimento sulla coscienza profonda di Flora. Rincasa il padre Achille e presenta alla figlia Flora il giovane ufficiale Guardiamarina William, bellissimo giovane, serio e bene intenzionato, che manifesta un interesse sincero e ben riposto nei confronti di Flora. Flora accetta la corte di William e lascia cadere l’infatuazione superficiale per il suo insegnante.

La mamma Beatrice, frattanto, fa un predicozzo alla figlia sull’importanza della famiglia e racconta alla figlia l’illuminante storia familiare della signora Francesca, amica sua e del nonno Filippo. La figlia Flora ascolta con gusto la complessa e intricata storia di vicende familiari della signora Francesca e del padre di lei, Tommaso, che si sposò ben tre volte. Poi commenta a conclusione del racconto: “Il destino delle persone a volte è bizzarro”.

Infine, passa il tempo e Flora diviene un ingegnere spaziale, nonché una pilota di aerei da caccia. Lei ha preso da suo padre Achille, che ha sempre sognato di viaggiare molto, navigare per i mari e portare la pace nelle contrade del mondo. Flora, invece, compie i suoi viaggi attraversando con l’aereo i cieli, ma con gli stessi umanitari proponimenti che furono già di suo padre Achille.

La storia di Flora, dagli anni della fanciullezza alla stagione della piena maturità di donna, consiste nell’illustrazione di un metodo naturale di educazione sociale, civile ed estetica della gioventù, prendendo come fondamento la famiglia, che non si limita a essere la componente esclusiva dei due genitori, ma che è aperta al contributo collaborativo e propositivo – nonché anche di sostentamento – dei nonni e dell’intero ambiente sociale e civile in cui il giovane cresce come si coltiverebbe una pianta nel campo in cui si è sviluppato il seme da cui proviene. Diventa indispensabile un criterio di buona accoglienza dell’ambiente circostante, votato a riconoscere la gioiosità della natura nei suoi colori emotivi e nei suoi incantamenti di bellezza armoniosa, sviluppata nella pace dei proponimenti di tutta la collettività.

Sandro Gros-Pietro

1 recensioni per I colori di Flora e la nave della pace

  1. Luisella Pettiti

    Flora, una bimba di altri tempi che cresce in un ambiente bucolico. La natura appare come sua prima educatrice, lei respira, oserei dire, i colori, gli odori portati dal vento. L’atmosfera ci richiama al mondo creato da Walt-Disney in alcune fiabe e in questo l’autrice inserisce, a poco a poco, le varie persone che fanno “crescere” Flora. Non poteva mancare una nonna “amorosa” che non solo prepara piatti succulenti, ma che si preoccupa di inoltrare la sua nipotina nella foresta della “filoslfia”. Il rapporto tra nonna e nipotina, si capisce subito, è un nodo molto forte che si rafforzerà ancora di più nel fluire del racconto. Anche le descrizioni degli ambienti sono ricche di dovizie di particolari al punto che, leggendo, riesci immediatamente a visualizzarli e a muoverti all’interno insieme alle persone. Percepisci che dentro al racconto c’è la storia” reale” di una famiglia “reale”, forse un po’ “famiglia del mulino bianco”, ma che trasmette valori e messaggi ad un mondo in cui questi sono diventati troppo fluidi e non si riesce più ad afferrarli. Luisella Pettiti

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