Il titolo dell’ultimo romanzo di Fabio Tittarelli potrebbe evocare un giallo di Dario Argento, con quell’aggettivazione iniziale così compromettente, ma il sottotitolo devia l’orientamento verso una ricerca emotiva ed eudenomica: è possibile vivere la vita alla ricerca della felicità? Il vaglio delle emozioni rappresenta il cammino corretto per vivere felici? Bisogna leggere l’intero libro, in gran parte in forma di diario confessionale, per avere una ragione profonda del nulla o del tantum che può attenderci sull’esito della ricerca anabatica, se conduce alla pignatta aurea posta al termine dell’arcobaleno oppure a una inutile dispersione dei nostri talenti. La vicenda è molto accattivante: la prima protagonista, Luna, è una donna che si perita di cambiare la sua vita soffocata in una dimensione di coppia inconsistente e priva di prospettive con una nuova vita – non a caso ambientata in Costa Rica, uno dei Paesi che vanta tra i più alti indici di soddisfazione civile e psicologica della sua popolazione – affidando l’aspirazione al cambiamento a un diario, rinvenuto per caso, a distanza di molto tempo, dalla seconda protagonista, la giovane Serica, che vive angosciata in una città marinara che sta sprofondando in un mare incattivito e inquinato.
Tittarelli inserisce la sua intrigante vicenda in una griglia letteraria ben individuabile, dove si riconosce il teatro dell’assurdo di Samuel Beckett e Il libro dell’Inquietudine di Fernando Pessoa, con la moltiplicazione dei personaggi protagonisti in una serie di eteronimi, per cui tanto Luna che Serica incontrano tipologie diverse di donne che, psicologicamente, rappresentano una sfaccettatura a diamante della loro stessa personalità.
Il problema di fondo resta l’appartenenza alla vita a noi stessi o la perdita progressiva, come una sorta d’inarrestabile entropia, che conduce al disordine soffocante ed esiziale. Il libro è scritto con una elaborata sapienza narrativa, tale da solleticare l’interesse dei lettori anche più scafati ed esigenti in fatto di problematica sul valore interpretativo e descrittivo della realtà che si vorrebbe ancora attribuire alla letteratura. È un libro che appassiona e che magnetizza in modo veramente singolare, per non dire unico, grazie ai suoi enigmi narrativi, elaborati fino a uno sfioro surrealistico se non addirittura paranormale.

Sandro Gros-Pietro

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