Prefazione

L’ampia raccolta di Aldo Sisto sembrerebbe dal titolo, Alti e bassi, orientare il lettore verso il genere della poesia comico-realistica di tradizione medievale, per intenderci Cecco Angiolieri, Cie­lo d’Alcamo, Rustico di Filippo, Folgore di San Gimignano e molti altri ancora, tra i quali, per alcuni aspetti, si potrebbe nominare anche lo stesso Dante e il suo amico (nonché parente acquisito attraverso il matrimonio con Gemma), cioè il poeta Forese Donati, con cui ebbe la celebre tenzone, con reciproco incrocio di sonetti in rima. Va detto, a onore del vero, che Aldo Si­sto, pur mantenendo una memoria letteraria che risale fino a Virgilio e, inoltre, alle origini della letteratura ellenica, porta sulla pagina una poesia che al massimo raccoglie gli echi del tardo Ottocento per poi concentrarsi sulle tematiche del secondo Novecento e più di tutto sui problemi della contemporaneità, come dire la pandemia causata dal noto Coronavirus del 2019-2020 e degli anni a seguire. Dunque, le argomentazioni appaiono molto attuali, per non dire strettamente cogenti, ma l’espressione stilistica – qua­si emulo di Vincenzo Cardarelli – si impunta su forme tipiche del verseggiare dei tempi andati, quasi un poco passatista, tra rime e assonanze, cui si può aggiungere a buon titolo il vezzo di troncare il finale delle parole, come accade in salir che sta per salire, in rimirar che sta per rimirare e via di seguito, e per altre occasioni ancora. L’Ottocento ci sta, in verità, solo per una proiezione citazionale in rapida tangente: si tratta del riferimento appoggiato all’Andrea Chénier di Umberto Giordano con versi di Luigi Illica, precisamente Del mondo anima e vita è l’amor, tratto dall’aria Un dì all’azzurro spazio. Chi conosce Aldo Sisto sa quanto egli ami l’opera lirica, la musica in generale, tutto il teatro, ma in particolare le commedie, con intrighi un poco arzigogolati, come chi dicesse La cena delle beffe, cioè una catena di vicende sul filo drammatico del pericoloso imprevisto, ma con una felice conclusione. Dunque, l’arte drammatica e l’esplorazio­ne delle emozioni umane è sicuramente una com­ponente basilare della Poesia di Aldo Sisto, gran­de espositore e valorizzatore degli equilibri emotivi e degli slanci emozionali che da soli rappresentano la sostanza primaria della sua Poesia. Ne è controprova la seconda sezione del libro, intitolata al ritornello Ohi vita, ohi vita mia! tratta dal noto successo planetario della canzone di Aniello Califano, ’O surdato ’nnammurato, dedicata a un soldato al fronte nella Prima Guerra Mondiale, siamo nel 1915: il soldato è lontano dal­la sua Bella, e canta l’espressione più alta dei sentimenti d’amore per lei, che divengono anche simbolo dell’amore universale per la vita e ragione profonda di gioia e di piacere di stare al mondo.

Nell’alternarsi delle vicende di vita, tra molte gioie e in mezzo ad alcune sofferenze importanti, c’è, dunque, un filo rosso che tutto unisce insieme e cementa nell’esperienza del vissuto: si tratta dantescamente dell’amore che fa girare il sole e l’altre stelle, il cui simbolo iconico, reale e vivente, è la moglie del Poeta, la signora Ester, alla quale è dedicata la poesia celebrativa dei sessantatré anni di vita trascorsi assieme, collocata come sigillo perfettivo incastonato a chiusura della già nominata sezione Del mondo anima e vita è l’amor. La prima manifestazione d’amore è, sulla scia plurimillenaria delle Georgiche e delle Bucoliche di Virgilio e ancora di più sull’attualità delle tante manifestazioni di eco-poesia dei gior­ni nostri, dedicata all’amore per la natura e agli incanti paesaggistici che offre il nostro Paese, in particolare la magia degli sponsali ripetuti due volte al giorno tra il mare e il sole, all’alba e al tramonto, quando è così difficile distinguere il crepuscolo dai primi chiarori del cielo che annunciano il prossimo arrivo del sole. Nasce, allora, nell’immaginazione del Poeta, la comparazione tra le fasi iniziali e quelle finali della vita; ossia, il confronto tra il neonato ancora inefficiente e incapace di vivere, senza gli aiuti dei genitori, il futuro che lo attende e il vecchio che poco alla volta perde la capacità di organizzare autonomamente la vita. I due estremi della vita mirabilmente si assomigliano e poeticamente si sovrappongono alle fasi iniziali e finali di ogni alba e di ogni tramonto, che tra di loro si confondono, tanto sono simili. Si è già detto che il filo dominante del discorso di Sisto è il grande amore per la vita. Il libro diviene, allora, l’occasione di rinovellare preziosi ricordi e dolci vicende della vita, incominciando fin dalla prima fanciullezza, con la cartella di scolaro, per arrivare all’esame di laurea e alla macchina da scrivere. Verosimilmente non mancano gli eventi dolorosi, come la perdita dei cari, il ricordo straziante della madre che al Poeta appare in sogno come fosse tuttora in vita, ma resta muta, come statua perenne. Non mancano le evocazioni dedicate agli amici poeti morti prematuramente, come è del bravo poeta torinese, sebbene veneto di nascita, Armando Santinato. E a proposito di poeti, va nominata anche la poetessa Serena Siniscalco, citata nella poesia Compagni nella Poesia, tuttora in attività.

La seconda tematica rappresentativa della grande ricerca svolta da Aldo Sisto demanda al mondo dello spirito, ai panorami dell’anima, per giungere fino al traguardo metafisico collocato al di sopra delle nuvole e delle stelle, per usare espressioni che si richiamano addirittura a Socrate e che fanno virare il pensiero dalle cose concrete e terragne della vita mondana alle categorie astrat­te del mondo delle idee e alla creatività che sgor­ga dalla capacità di immaginazione degli esseri umani, anziché dalla verifica sperimentale della realtà. Il tema metafisico è sempre stato al centro dell’attività più elevata di ricerca e di studio in Aldo Sisto, che lo ha esplorato sia in Poesia sia in saggistica. Per quanto riguarda la narrativa, sono almeno due le opere da citare, precisamente Quanti Gesù?, in cui il tema metafisico è esaminato a confronto con la scienza dell’astrofisica, che ci dimostra come il cosmo sia popolato da miliardi di galassie, ciascuna delle quali a sua volta contiene miliardi di stelle e ognuna di loro è circondata da una teoria di pianeti. Il secondo libro si intitola Dio assoluto e Dio Persona e dibatte la validità gnoseologica della rappresentazione antropomorfa di Dio. In Poesia, sono incalcolabili i testi che presentano un riferimento, un approdo, una tematica di interrogazioni e di incertezze insolvibili sulla questione metafisica, a cui sempre è rivolta la sensibilità e il genio creativo di Sisto. In questa ricca raccolta, c’è una specifica sezione, denominata La superna sfera, con un alato riferimento alla visione del Paradiso descritta da Dante, come sfera collocata in luogo superiore, cioè superno ossia infinitamente al di sopra di tutto.

I molti lettori che negli anni hanno acquisito confidenza e familiarità con la scrittura poetica di Aldo Sisto, sanno che, a dispetto del suo continuo arrovellarsi circa l’esistenza di ciò che non vediamo e che non possiamo conoscere, ma che nasconde la spiegazione ultima di tutto ciò che vediamo e conosciamo, il valore e il fascino maggiore del suo canto poetico è dato virgilianamen­te dall’accettazione del mondo materico, dalla bellezza della creazione di ciò che ci circonda, dall’immensità e dalla varietà dei sentimenti che custodiamo dentro noi stessi, in quanto siamo capaci di replicare in noi una sterminata e incontenibile immaginazione, capace di dilatare indefinitamente i confini della realtà. Mirabilmen­te, questa dote così grande riservata all’essere uma­no, di traguardare la realtà con la forza dell’immaginazione, espone il nostro spirito e la nostra mente anche all’improvviso tracollo, cioè all’improntitudine, come avviene nella caduta libera dell’aquilone, quando abbia a spezzarsi il filo che lo trattiene legato alla terrestrità delle co­se reali. Così, necessariamente, osserva Aldo Si­sto, il nostro cammino umano è un procedere di Alti e bassi, che il Poeta raccoglie ed espone nella familiare luminosità di una poesia tanto incantevole quanto pianamente esplicativa.

Sandro Gros-Pietro