Franco Zoja, originario di Este, in provincia di Padova, ha vissuto a Torino dal 1958 fino alla sua morte avvenuta a gennaio 2021.
I primi approcci alle Lettere si sono manifestati nell’autore nel 1946 quando, in gita scolastica, con carretta e cavallo, ha fatto visita alla casa del Petrarca, ad Arquà, sui colli Euganei, cicerone la preside della scuola media. Successivamente si è formato sui classici latini (Orazio, Lucrezio, soprattutto).
Tra gli anni ottanta e novanta si è dedicato alle ricerche filosofiche, preferendo le tematiche del razionalismo. Ha tradotto i più importanti poeti tedeschi. Considera la poesia come una disciplina eletta da pochi, per questo snobbata dai più. È contro la tassa sui premi letterari.
Ha pubblicato: La voce sepolta, 1977; Atheste, 1979; Filopolemia, 1984; Esocronie, 1985; Perimetro delle parole, 1987; L’altro di sé e germina, 1990; Semastigmai, 1993; Particulae, 1996; Versi di quartiere, 2001; Momenti nella Bassa Padana, 2003; Il valico degli anni, 2005; Reperti del mito, 2008; Momenti di grecità, 2008; Essenzialità delle parole, 2010; Reperti delle scritture e De Senectute, 2011; Dell’agro degli avi. Distici ed altro, 2013; Il falso e il vero dire, 2014; L’elegiaco Tibullo e variazioni e scritture della memoria, 2016.
Ha ricevuto giudizi da G. Bárberi Squarotti, G. Manacorda, F. Ulivi, P. Ruffilli, F. Bandini, A. Zanzotto, F. Piccinelli, D. Rondoni, R. Carifi e altri.
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