Michele V. Russo, nato a Rodi Garganico, da tempo risiede a Torino (ha sposato una Torinese, che gli ha dato tre figli). Laureato a 21 anni (a Napoli), entrato giovanissimo in Magistratura, ha occupato varie sedi Giudiziarie (Foggia, Pavia, Monza, Torino, Sanremo, Savona, ancora Torino). In tutte le sedi ha profuso il suo alacre impegno, riuscendo sempre a smaltire tutto il lavoro. Importanti alcuni suoi processi penali: a Sanremo l’intervento sullo sport del “Tiro al piccione”, barbaramente esercitato in centro abitato e ormai cessato. A Savona, è stato P.M. nel processo a 15 uomini politici, accaniti concussori a danni di imprese della regione Liguria (si trattò di una piccola tangentopoli). Importante anche il suo rendimento come Pretore del Lavoro.
Nel tempo libero, da anni coltiva l’antica passione per le Lettere, scrivendo poesie e racconti, ottenendo premi e consensi critici.
Tra le poesie, ricordiamo il Premio Bontempelli Marinetti (con la silloge Calie, 1980); il Premio Castagno di Pisteccio (Lucca, 1988); il Premio Punentin a Zena (1999); e ancora: premiato nel concorso Gargano (1985), nel concorso Il Borgo (1986), nel concorso Centro Pannunzio (2007), nel S. Gillio (2009), Prader Willi (2010) ecc.; nella narrativa, il Premio Minturno 1981 (col romanzo Nubili di guerra); il premio D’Annunzio-Versilia (col romanzo Toghe maledette); premiato anche a La Spezia (concorso Il Littorale), e altrove.
Nel 2012 pubblica presso Genesi il libro di poesie L’età della pietra.
Tra i critici citiamo Aldo Capasso di Savona, Manfredo Anzini di Verona, Filippo Fiorentino e Pietro Saggese di Rodi Garganico, Lora Totino, Mara Giovine e Sandro Gros-Pietro di Torino.
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