Nevio Nigro, medico e professore universitario ordinario, è nato a Tripoli, in Libia.
È scomparso il 13 dicembre 2015 a Torino, dove ha vissuto.
È autore di numerosi libri in versi e di brevi raccolte di poesia: Se, 1976; Non tutte d’amore, 1992; Il colore del vento e Lune d’amore, 1995; Senza sentir parole, 1997; Ore brevi ed Emozioni clandestine nel 2000;Le donne oscure, 2001; Il sale dei baci, 2002; Tra funerali e sottane (Il Sacro ed il profano), 2003. Collabora, come autore e come critico, con riviste ed antologie poetiche. Ha ricevuto importanti riconoscimenti e premi letterari. Le sue poesie sono state tradotte in spagnolo (in Poesia italiana contemporanea, Università di Saragozza, Campus de Huesca 1998 e 2000), in russo e in rumeno.
Si ricordano alcuni dei Premi letterari ottenuti: Premio Internazionale Speranza, Torino 1977; PremioFirenze, 1989; Marguerite Yourcenar, 1994; Rabelais Speciale stampa, 2001; Città di Lerici, 2003. È stato chiamato in Giurie per l’aggiudicazione di premi, quali Graffito d’oro, Rabelais, ed altri.
La poesia di Nevio Nigro è caratteristica per il canto d’amore sempre rinnovato e riproposto, in modo etereo, cristallino, essenziale ed evanescente; egli è cantore di pleniluni, di marine, di paesaggi solatii, di estasi intense e sfumate, nelle quali la donna assume il ruolo di fonte ed origine quasi ancestrale del sentire poetico ed induce a presagire nei versi una tensione di trascendenza ovvero di semplice evasione e di fuga dal reale. Il canto d’eros diviene l’indicazione simbolica della suprema armonia della generazione e della vita, fintanto ad essere l’iniziazione più sicura per la visione poetica di Dio: la donna e Dio paiono essere la luna ed il sole di questa ricostruzione in versi del mondo, che ingaggia e sviluppa una metafora di centralità tolemaica.
Dice Maria Luisa Spaziani: “[…] questa è poesia sentimentale, molto vicina al genere “poesia d’amore”, un insieme di quadretti pieni di grazia, non sottratti a calchi illustri […] poesia come pane, diretta, abbandonata ai margini del sogno, che tuttavia trova i suoi lampi di originalità, le sue moderne parentele postpascoliane”.
Dice Antonio Spagnuolo: “Nevio Nigro è credente di quelli che riescono a scorgere in ogni gesto, in ogni creatura, in ogni pensiero il segno dell’Onnipotente, la “violenza della fede”, e le sue convinzioni non rimangono gelide forme di rappresentazione, ma tentano […] un approccio alla preghiera, ben riuscita, senza sfasamenti e fortunatamente senza pretese ecclesiastiche”.
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