Aldo Berti, nato a Roma, risiede a Torino, dove si è laureato con una tesi in Archeologia Orientale. Come archeologo ha lavorato in Iraq dal 1969 al 1973. Ha successivamente lavorato per alcuni anni al quotidiano La Gazzetta del Popolo collaborando ad altri periodici e riviste. Si è poi dedicato all’insegnamento della letteratura e della storia, che è la sua occupazione attuale. Ha pubblicato i suoi primi versi nel 1965 presso l’editore Villar di Roma, a cura di Alessandro Cutolo. Nel 1982 con il radiodramma Piazza del circo ha vinto il Concorso nazionale per Radiodrammi indetto dalla RAI, che poi ha mandato in onda altri suoi lavori radiofonici, tra cui Il buon commerciante, anche rappresentato a cura della RAI al “Festival teatrale di Todi” nel 1994. Nel 1986, la compagnia Il Teatro delle Dieci, regia di Massimo Scaglione, ha rappresentato a Torino i due monologhi I padroni dei cavalli bianchi non dormono tranquilli nelle notti senza luna e L’appuntamento. Nel 1990 con la pièce Disgrazia di una foglia di lattuga ha vinto il concorso per monologhi Parlare da soli, indetto dal Sindacato Nazionale Autori Drammatici di Roma, messo poi in scena a Torino dalTeatro delle Dieci. Nel 1991 ha nuovamente vinto il concorso Parlare da soli con il monologo Compilazione del modulo domanda, messo in scena dal Teatro delle Dieci.
Anche autore di testi scolastici sul versante della fiaba, della storia e mitologia greco-romana e della scrittura creativa.
Dagli anni Novanta è tornato a dedicarsi intensamente alla poesia, ha vinto il premio Mario Pannunzio di Torino ed altri concorsi letterari. Nel 1998 ha pubblicato con la Genesi una raccolta di poesie dal titolo Anche se quattro nemici, con prefazione di Renzo Pavese; nel 2002 ha pubblicato Una perla d’uomo, con prefazione di Sandro Gros-Pietro. Ha partecipato all’Elogio della poesia del 2002 a Palazzo Carignano di Torino.
L’impronta poetica di Aldo Berti è subito riconoscibile nell’impianto massivo e fluente del testo poetico, che assume un andamento prosodico e che è un paradigma di epica minore, di eroismi minimi e di semidèi anonimi, proiettati in un contesto di modernità rifratta e solarizzata, vagamente caricaturale, nella quale i personaggi paiono essere portatori di topoi derivanti, sì, dalla memoria letteraria e favolistica, ma anche dall’attento studio psicologico della società contemporanea e dalla vasta esperienza di umanità che lo scrittore ha maturato con il giornalismo e con l’insegnamento. oltre che sui libri. Aldo Berti introduce un controllo dell’armonia e della quantità poetica derivato dalla metrica latina e ricostruisce una sorta di distico elegiaco che alternano un verso con sei accenti tonici con uno con cinque.
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