Giulio Palumbo è nato a Ficarazzi in provincia di Palermo 1936 ed è deceduto nell’aprile del 1997. È stato docente di lettere. Infatti si è laureato in lettere classiche superando l’abilitazione col massimo dei voti nell’ateneo palermitano. Svolge una tesi in lingua francese, ma conosceva correttamente anche l’inglese. Ha partecipato attivamente alla vita culturale di Palermo riscuotendo simpatie, ammirazione e successo. Vinse subito le abilitazioni di Italiano, latino e greco, anche se si sentiva più versato nell’Italiano. Ritiratosi in pensione nel 1996, dopo poco tempo colpito da un male incurabile, è volato al cielo, lasciando un vuoto profondo nel cuore di quanti lo hanno frequentato. Opere pubblicate: Speranza ed Attesa, 1985; Il solstizio della Fenice, 1989; Sogno da comporre, 1991; Paradisi amari, 1992; Il sogno di Pigmalione, 1993; Inno a Maria Corredentrice, 1994; L’intricata trama, 1994; Il sigillo, 1996; La battaglia del tempo, postuma 1997; Il gigante del Gargano, prosa 1986; Vissuti per l’amore, prosa 1991.
La poesia di Palumbo si distingue da qualsiasi prodotto letterario contemporaneo, innanzi tutto per la lingua volutamente piana e per così dire dimessa, quasi esclusivamente affidata e sostenuta dall’altezza e dalla profondità dei concetti dai quali si desume l’invito del lettore al dialogo nella forma della preghiera e della lauda. Lauda assolutamente inedita e sul piano stilistico e sul piano del consueto pathos allocutivo, senza forzatura, senza giochi di parole, senza spunti fuorvianti di scuola ermetizzante (Giancarlo Oli).
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