Docente di Storia dell’Arte presso l’Accademia ligustica di Belle arti in Genova, coniuga con quella di docente l’attività di critico d’arte e di letteratura, di museologo, di poeta. Oggetto dell’attività critica l’arte del passato e contemporanea – con attenzione a nuovi e articolati livelli di lettura – e l’esegesi del testo a livello storico e formale.
Membro dalla seconda metà degli anni ’70 e per due lustri del Comitato regionale per i Beni culturali della Regione Liguria, partecipava alla definizione dei programmi di conservazione e restauro di edifici di significato storico-artistico, Palazzo Ducale in primis, concepito come “Casa della cultura”, area deputata appunto a mostre, dibattiti, attività didattiche e culturali. Procedeva alla stesura della relazione relativa alla sistemazione del Museo di S. Agostino, “Museo della città”: accoglie di fatto frammenti architettonici provenienti da edifici scomparsi, dipinti e sculture di prim’ordine. Sosteneva con forza la riappropriazione da parte dell’Accademia di Belle arti degli spazi idonei all’insegnamento e ai rapporti culturali con la città.
Incaricata nel ’78 dal Ministero della pubblica istruzione, dei Corsi di aggiornamento per insegnanti di Storia dell’arte e di Educazione artistica, metteva a fuoco una nuova dimensione del museo, area di conservazione e di cultura; programmava un rapporto scuola-museo vivo e vitale per un’attività didattica connotata da rigore scientifico, da parte dei docenti, e da libera interpretazione dell’oggetto indagato, da parte dei discenti. Testimonianza dell’attività critica e museologica nei saggi e nelle relazioni portate a convegni nazionali sull’attività scuola-museo, nella collaborazione a riviste italiane e straniere. Fondamentale l’attività poetica.
È deceduta il 24 marzo 2015.
Opere pubblicate: Testimonianze, Padova 1964; Questa falce germinata in fuoco, Firenze 1976; Nel deserto un punto, Firenze 1984; Parola e immagine, Genova 1985; Per dopo, in “Meta”, Firenze 1992;Specchiata Verità / il mito, in “Concertino”, Milano 1993; Poesie, ivi 1994; Divagazioni in contrappunto, ivi 1996; Nostra nuda natura, Torino 2006. Testi di C.M. sono accolti in antologie dal 1963 al 1998; e tradotti tra il ’67 e il ’92 in inglese, in francese, in rumeno, in ungherese. C.M. ha tradotto dal francese Eugène Guillevic e André Verdet, dal rumeno Maria Banus. È presente con tredici testi nell’antologia Il cuore costante / poeti italiani del secondo novecento a cura di Franco Manescalchi e Anna Ventura, Firenze 1998. Ha inoltre partecipato al Convegno “Intorno a Lalla Romano” con il saggio Pittura e scrittura: tangenze e divergenze nell’“iter” di Lalla Romano (cfr. Il volume degli atti pubblicato da Mondadori, Milano 1998.
Profilo critico: “Poesia di contenuti tragici, resa attraverso un connotato stilistico molto franto, spezzato, dominato da una violenta consapevolezza della espressione difficile per una realtà difficile. […] Una poesia dominata dal senso della morte, dalla sua universalizzazione, e, attraverso una ricerca tecnica – linguistica, ritmica – di puntualizzazione del tema. […] Al ritmo, a una successione ritmica angosciosa è affidata la “presenza” della morte, il suo rapporto con la vita, con il significato vitale dell’amore. […] È il giro ritmico di una scansione volutamente insistita a conferire originalità al sistema, ad affidare al significato profondo la sua valenza persuasiva, la sua forza di penetrazione. […] Una dissonanza interna nella ritmica generale della struttura, che è invece assonante, e crea un contrasto responsabile, a mio giudizio, dell’originalità di questa esperienza poetica. C.M. non si sottrae alla grande tradizione della poesia italiana. […] E tuttavia la sua espressività è molto originale. […] L’immagine ha “modi” di rilevante autenticità. […] Le strutture portanti del suo linguaggio poetico sono ferme, ma nel loro ambito si attua un movimento interno del lessico, che continuamente muta, si trasforma. […] La sua poesia, di meditazione filosofica […], imprigiona la significazione di eros-thanatos nella parola, nella qualità del dettato, […] in modo aperto e violento. […] Il registro completamente libero degli ultimi componimenti trova nell’operazione tecnica – rapporto tra realtà e concentrazione verbale, struttura e ritmi – il punto di massima attuazione.” (Giorgio Luti)
I commenti sono chiusi