Salvatore La Marca è nato a Licata e qui ha seguito gli studi umanistici. Dopo aver adempiuto agli obblighi di leva tra le sedi di Lecce e Forlì, nel 1957 ha conseguito la laurea in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo, dove conobbe e poi sposò nel 1960 quella che fu la prima moglie.
Dopo un breve periodo dedicato alla libera professione di avvocato conseguendone l’abilitazione, nel 1960 ha vinto un pubblico concorso per ispettore delle Poste ed è stato destinato a Sondrio. Nel 1962 è stato trasferito a Torino e qui vive ancora oggi con moglie e figli facendo l’avvocato, dopo essere stato posto in pensione nel 1994 come dirigente delle poste di Novara.
Nel primissimo periodo degli anni ’70 è stato funestato dalla perdita del padre, della madre e della prima moglie deceduta trentanovenne per un male incurabile.
Nel 1977 passava a nuove nozze e nel 1984 veniva colpito da infarto, per cui l’anno successivo veniva sottoposto a un serio intervento di rivascolarizzazione del muscolo cardiaco a Saint Laurent du Var.
Nel 1987 ha pubblicato Come quando e perché nasce un ufficio p.t., Ed. Garnero e nel 1989 Il rapporto d’impiego nel pianeta poste, Ed. Intergraf.
Si è quindi affacciato alla letteratura impegnata con la pubblicazione di quattro libri pubblicati tutti nei caratteri della Genesi Editrice: nel 1992 è uscito il suo primo romanzo intitolato Lo stallone innamorato, dove un io narrante femminile racconta le traversie della protagonista per la realizzazione della sua vocazione di mamma e di sposa. Ha fatto seguito un secondo romanzo nel 1994 dal titolo Avviso di garanzia, dove un io narrante maschile racconta la sua vita di giudice di tribunale che incappa in un amore quasi impossibile e quindi in una serie di errori che lo portano a sedere sul banco degli imputati.
Nel 2000 ha pubblicato Aspettando l’apocalisse, una raccolta di ventitré racconti di carattere autobiografico e di grande spessore umano. E nel 2002 ha dato alle stampe Il dolce sapore dell’immortalità, una raccolta di poesie in cui si descrive l’ideale odissea di un io-poeta che si racconta e si sorride mentre si osserva al di qua e al di là del tempo, dello spazio, addirittura della sua vita intera.
Ha collaborato con alcune riviste, quali Il gabbiano, La vedetta, Talento, Vernice, su cui è apparso nei numeri 24/25 e 29/30 con un inserimento di narrativa.
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