Emerico Giachery, ordinario di Letteratura italiana moderna e contemporanea nella Facoltà di Lettere di Roma Tor Vergata, ora a riposo, pur continuando a mantenere frequenti contatti con gli studenti. Dopo la laurea a Roma, assistente alla cattedra di Alfredo Schiaffini, suo maestro amatissimo; poi lettore di lingua italiana a Nancy e a Berna. Dopo aver conseguito la libera docenza in letteratura italiana, professore incaricato nelle Università di Cagliari e Macerata. Per un quinquennio ordinario di Lingua e letteratura italiana a Ginevra. Infine, prima del definitivo approdo a Roma, ordinario a Genova e all’Aquila, dove è stato anche preside di Facoltà. Tra le sue opere in volume meno lontane nel tempo si possono ricordare: Metamorfosi dell’orto e altri scritti montaliani, Bonacci, Roma 1985 (esaurito); Nostro Ungaretti, Studium, Roma 1988; Trittico pascoliano, Bulzoni, Roma 1989; Verga e D’Annunzio, seconda edizione interamente ristrutturata, Studium, Roma 1992 (alla prima edizione erano stati conferiti il premio “G. D’Annunzio” a Pescara e il premio “G. Verga” a Catania); Dialetti in Parnaso (dedicato ad alcuni tra i maggiori poeti in dialetto), Giardini, Pisa 1992; Letteratura come amicizia, Bulzoni, Roma 1996; Luoghi di Ungaretti, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 1988, “Pas-de-deux” per la poesia di Alberto Caramella, Vecchiarelli, Manziana 2000, scritto in collaborazione “amebea” con la consorte Noemi Paolini, con la quale ha di recente pubblicato un molto impegnativo e combattivo libro “a due voci”, Ungaretti ‘verticale’, Bulzoni, Roma 2000, che mette in luce la piena legittimità e la centralità dell’istanza religiosa nella poesia di Ungaretti; La parola trascesa e altri scritti, Vecchiarelli, Manziana 2000, indaga la parola poetica che aspira a trascendersi in leggerezza e luce (in Petrarca, Ungaretti, Luzi) e la multiforme presenza di Orfeo. L’avventura del sogno, Stango editore, Roma 2002, è una sorta di singolare “sinfonia onirica” che collega interpretazioni di sogni, testi letterari e memorie. In preparazione un nuovo volume su Montale. A uno dei maggiori dialettali del Novecento è dedicato Albino Pierro grande lirico, Genesi Editrice, 2003. Gioia dell’interpretare. Motivi, Stile, Simboli, Carocci editore, Roma 2006, ripercorre i momenti essenziali dell’incontro fra linguistica e interpreta testi esemplari di Leopardi, Verga, Ungaretti e Gadda. Nel 2007 appare Belli e Roma. Tra Carnevale e Quaresima, Edizioni Studium, Roma. In corso di pubblicazione Abitare poeticamente la terra.
Non vanno dimenticate, frutto di antico irriducibile amore, diverse pagine e lecturae dantesche: alcune letture di canti danteschi vengono pubblicati in opuscoli accompagnati da un CD con la lettura a voce. La sua attività interpretativa, fondata sul richiamo continuo alla presenza del testo col suo vivo e dinamico universo di segni, si muove su piani diversi e convergenti: stilistico, semantico, simbolico. E l’itinerario dell’opera rappresenta, per l’autore come per l’interprete, un cammino di conoscenza. Sempre di più, in tempi recenti, lo studioso affianca alle pagine propriamente interpretative e critiche più libere pagine di cordiale riflessione e memoria, alle quali si addice la formula “letteratura come amicizia” che dà il titolo a uno dei suoi libri, uno di quelli che gli sono più cari. Col passar degli anni cerca di mettere a punto meglio che può uno stile critico affabile e non seriosamente accademico, e tuttavia il più possibile pertinente, anche o soprattutto per “sintonia”, ai testi esaminati e ai problemi di metodo che di volta in volta emergono.
Albino Pierro il poeta di Tursi
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