Mauro Crocetta, nato a Trinitapoli nel 1942, drammaturgo, poeta, narratore, saggista, scultore. Laureato in Scienze Politiche e Lettere rispettivamente nell’Università di Bari (1966) e Università di Pavia (1976), ha svolto per molti anni l’attività di Dirigente della Polizia di Stato. Muore nel 2004 a Martinsicuro dove ha vissuto.
Poeta, pubblica i primi componimenti su riviste letterarie sin dagli anni dell’adolescenza.
Colpito da grave lutto familiare (1958 muore la madre), coglie l’aspetto drammatico dell’esistenza di cui dà testimonianza sia nella produzione poetica che teatrale. Giuda, prima opera teatrale scritta nel 1964, viene rappresentata in molte città italiane tra cui Milano, ridotto del Piccolo Teatro. Nel 1981 Forum di Forlì pubblica il testo con prefazione di Giorgio Bárberi Squarotti il quale dirà, fra l’altro “la capacità di tenere su un registro elevatissimo e di estrema tensione tutta l’opera, senza interruzioni e cadute dimostra la singolarità dell’esperienza teatrale di Crocetta ed è anche il segno della durata e della resistenza di un testo che ha già qualche anno, ma che ha la stessa fermezza ed eternità dei personaggi che contiene e con essi vive nella memoria di una letteratura intesa come messaggio, tentativo di adeguare la parola umana sempre alla verità.” Seguono: Una sera d’estate (1967); Noi, uomini d’onore (1969); vicende ambientate in una non definita località pugliese di inizio secolo. Le situazioni, i personaggi, le allegorie, il linguaggio poetico richiamano la tradizione spagnola di un teatro in cui tutto si trasforma in “EPOS”. Una famiglia (1970 – rappresentazione della crisi della famiglia moderna); Contestazione (1971 – atto unico ambientato in un’aula universitaria occupata da studenti. È il condensato dei sentimenti, idee, valori, di una generazione che ha messo in crisi il vecchio mondo borghese e marxista); Borgo Ticino (1972 – uno spaccato del mondo della prostituzione ambientato a Pavia); Canto della vita (1973); Canto della morte (1974-75); Canto della speranza (1975), trilogia poetico-filosofica di un mondo recuperato dall’arte e dalla religione; Il gioco (1977) rappresentazione lirico-simbolistica della vita, la sua rovina, la sua speranza. Premio “Trinità” 1981, Sez. teatro; Questa povera vita (1978 – senilità e morte di un contadino e le liti dei figli per la divisione dell’eredità); Stabat mater dolorosa (1979 – lamento funebre sul corpo di un poliziotto vittima del terrorismo, Vernice – Torino, 1999); Il sogno(1982 – “tra meditazione e visione momento altissimo di un’arte poetica composta in una scrittura netta e limpida” G. Bárberi Squarotti). La produzione poetica viene raccolta nelle sillogi: Bozzetti(1963), Liriche (1965), Frammenti lirici (1965), Elegie per un inverno (1967), Vita e morte (1967), Canto nuziale (1968), Una notte per Maria (1969), Il sapore della terra (1969), Uomini soli (1970), Cronache quotidiane (1971), Alle soglie della vita (1973), La miseria in tasca (1984), Fantastica visione (1984), Il sentimento del dolore (1992) pubblicato a Rimini con prefazione di Carlo Bo (“Crocetta tenta di raggiungere il dominio della bellezza con la poesia e con la scultura…
Con il passare degli anni e con l’approfondire le sue speculazioni può dire di aver circoscritto e illuminato un discorso personale sì da colpire l’osservatore ed il lettore” C. Bo) e presentato al Palazzo Ducale di Urbino in occasione dell’allestimento nelle sale del castellare di una mostra antologica di scultura di Crocetta; 1900 (1993 – poema breve, “conquista difficilissima: quella di congiungere l’essenzialità del metro lirico con la tragicità del discorso l’angoscia con la limpida inventività dell’immagine” G. Bárberi Squarotti – Vernice, Torino 1997); Attis (1996 – Rievocazione, in chiave moderna, del mito di Attis. “Non la tensione mitopoietica della poesia catulliana interessa il Crocetta ma piuttosto il sostrato morale che vi scopre ad ammonimento per gli eccessi del nostro tempo, a celebrazione dell’amore vero, unica salvezza dell’uomo (E. Diletti)”Vernice – Torino, 1997; Icaro (1996 – Riproposizione del mito ovidiano, l’eterno conflitto tra padri e figli “… fascinoso per la capacità di reinventare nei ritmi e nelle immagini moderne la vicenda antica” G. Bárberi Squarotti) Vernice – Torino, 1997. Suggestionato dai versi di Ovidio del X libro delle Metamorfosi, emulando lo sforzo immaginifico di Vittorio Alfieri che nel 1789 scrisse la tragedia Mirra, tra ottobre e novembre del 1997 scrive un atto unico con lo stesso titolo. La Mirra di quest’ultima stesura ha i ritmi tragici dei grandi personaggi del teatro greco. Il dramma non si esaurisce in uno sterile ed a volte inconsistente psicologismo alla maniera alfieriana, ma si tinge dei colori forti del mito, dei profumi intensi di una realtà vissuta al limite estremo dove si annullano i tabù, i luoghi comuni, le regole che governano la umana convivenza. Mirra ripropone nella sua crudezza la verità dell’incesto con tutte le complicazioni ed implicazioni morali, religiose ed esistenziali. Il personaggio della tragedia viene rappresentato plasticamente in una scultura in cui si compendiano il dolore e la vergogna per il misfatto, la metamorfosi e la gioia di una maternità negata. “La soluzione lirica data alla rappresentazione della vicenda è quanto più non si potrebbe desiderare adatta alla situazione dei sentimenti che così vengono con molta delicatezza e limpidità descrittiva e anche con una suprema purezza che riscatta la difficoltà morale dell’argomento” G. Bárberi Squarotti. La tragedia è stata pubblicata su Vernice – Torino, 1998.
Nel gennaio 2000 porta a termine Cadmo e Armonia, poemetto tragico ispirato al mitico fondatore di Tebe ed al suo amore per Armonia. Storia di un amore che sta per finire così come finisce la vita, ma eterno come la vita non è, trasfigurato, nella stagione estrema dei due personaggi, la fredda senilità. Di quest’ultimo poemetto così scrive Bárberi Squarotti in una sua lettera del 12 febbraio 2000: “Ho letto il nuovo poemetto con gioia per l’intensità e per la luminosità del verso armonioso e per la commossa sapienza del racconto del mito, che è splendida lezione di verità”.
Saggista e critico d’arte riceve nel 1978 il Premio Cultura Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’opera monografica Profilo di Giuseppe Marinucci, scultore marchigiano nella cui bottega ha mosso i primi passi nell’arte plastica.
Narratore, pubblica numerosi racconti su riviste (Riviera delle Palme – La Vallisa) raccolti in volume con il titolo Solitudini ed i romanzi Storia di cafoni (Lacaita, 1982) e La toga stracciata(Lacaita, 1985). Opere dal taglio antropologico per il modo di raccontare i personaggi e le vicende. Romanzi inediti Via Malta 23, Cronaca di un delitto e La balaustra di San Francesco.
Presente nel catalogo della Ed. Forum (Forlì) e Lacaita (Manduria), è inserito nella 1ª e 2ª edizione del Dizionario Autori Italiani Contemporanei – Guido Miano Editore.
Scultore, ha partecipato alle ultime 6 edizioni della Biennale Internazionale del bronzetto di Ravenna, su invito. Ad opera delle Amministrazioni Civiche di Montefiore dell’Aso (1986) e di Urbino (1992) sono state allestite mostre rispettivamente nella Sala De Carolis e nel Palazzo Ducale. Sua è l’opera al sindaco B. Speca nell’omonimo palazzetto dello sport di S. Benedetto del Tronto, mentre tra i collezionisti pubblici e privati si annovera la Provincia di Ascoli Piceno.
Nel 1983 l’Archeo-Club di Trinitapoli gli conferisce “per gli alti meriti letterari” una targa d’argento ed il Premio Cultura. Nel 1990 – Urbino, Seminario su “Poesia, Arte, Teatro” di Crocetta.
La produzione letteraria è presente oltre che in biblioteche nazionali, nella Library of Congress Washington USA, Harvard Colledge Library – Cambridge, Mass. USA, Baierich Stadt Biblioteche – Munken Germany.
Si sono interessati alla sua presenza artistico-letteraria: Arterama, Convivio Letterario, Eco, Flash, I Gobetti, Il Cittadino, Il Corriere Adriatico, Il Cooperatore Paolino, Il Giorno, Il Messaggero, Il Resto del Carlino, In primo piano, L’Acerba, L’Ancora, La Disfida, La Famiglia Meneghina, La Gazzetta del Mezzogiorno, La Gazzetta di Parma, La Notte, La Provincia Pavese, Puglia, RAI,Risveglio Ossolano, Riviera delle Palme, Teleriviera, Tvs, Vernice, Vita Picena.
“Mauro Crocetta tenta di raggiungere il dominio della bellezza con la poesia e con la scultura. Fondendo in un’unica vocazione queste due ragioni, finisce per stabilire un rapporto costante, dinamico e molto attivo fra quelle che sono le sue doti naturali. Con il passare degli anni e con l’approfondire le sue speculazioni il Crocetta può dire di aver circoscritto e illuminato un discorso personale sì da colpire l’osservatore e il lettore del nostro tempo.” (Carlo Bo)
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