Dino Claudio è nato a Molfetta e vive attualmente a Roma dopo aver svolto le funzioni di Provveditore agli Studi in diversi capoluoghi italiani.
La sua vocazione più autentica si è rivelata sempre quella letteraria, come dimostrano i numerosi titoli della sua produzione e gli apprezzamenti estremamente lusinghieri dei critici più esigenti che gli hanno dedicato numerosi saggi. La sua bibliografia della critica si compone di circa 300 interventi. Presente in molte antologie la sua opera è stata oggetto di tesi di laurea da parte della Università Cattolica di Milano e per due volte nella Università di Bari. È inoltre ottimamente collocato nella storia della civiltà letteraria italiana (UTET 1995) diretta da Giorgio Bárberi Squarotti.
Opere pubblicate:
Autunno e Puglia, poesie, Rebellato 1963; L’eredità degli esclusi, romanzo, Cappelli 1965; Fine di un’amicizia, poesie, De Luca 1970; Rapporto scrittore-lettore e società contemporanea, saggio, Opera Aperta 1970; L’Albero Nudo, romanzo, Cartia 1977; Il Provveditore, romanzo, Sciascia 1984; I sentieri del vento, poesie, Laterza 1984; Il bosco illuminato, poesie, Giardini 1993; Le stelle pazze, romanzo, Bulzoni 1994; L’isola di Cicno, romanzo, Palomar 1997; Tardone, racconti, Guida ed. 2000; L’Alba dei Vinti, romanzo, Marsilio 2002 (Premio Firenze-Europa 2004); Pentagramma del vento, Lepisma 2008, poesie – opera omnia; La tempesta invisibile, romanzo, Medusa 2014; Incontri nella nebbia, Genesi editrice, 2017, romanzo.
Profilo critico:
La sua poesia si sviluppa nell’affascinante risonanza di lontanissimi echi e richiami di ripresa classicità evocatoria nella quale ritorna, sottratta ad ogni misura cronologica, l’immagine antica di una grecità omerica, mitica e remota rievocata con commozione e restituita a una stillante modernità.
I suoi romanzi presentano una grande varietà di temi e interessi sui quali dominano sovrane una forte tensione morale e la centralità del problema escatologico. Per tale produzione, svincolata da ogni provincialismo, a Dino Claudio compete un posto non secondario nel panorama letterario del nostro tempo.
Il romanzo L’Alba dei Vinti che si legge d’un fiato per l’avvincente qualità stilistica e linguistica sta ai vertici dell’arte letteraria di Dino Claudio. La critica ne ha puntualizzato la distanza dagli sperimentalismi della contemporaneità, la forza catartica e simbolica, il livello alto dello scioglimento finale, il sorvegliato gioco di metafore visive e uditive, la dimensione classica della struttura, il vigore epico della narrazione.
A chi volesse approfondire la figura e l’opera di questo scrittore così singolare si consiglia il saggio di Bruno Rossi Dino Claudio – il dolore e la luce (Bulzoni 2005 – pp. 416). Il saggio, corredato da un’ampia e preziosa bibliografia della critica evidenzia l’ontologia dei valori e l’esistenzialismo cristiano come i veri motivi unificanti della sua prosa e poesia, e pone lo scrittore nella condizione del dolore, ma su uno sfondo di cieli aperti, di orizzonti di luce: “elementi essenziali che configurano in modo apodittico e indelebile un creatore autentico visitato dalla grazia” (B. Rossi).
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