Spiragli di luce

L’attesa della crisalide

La percezione poetica di Tiziana Calamera si muove tra i quattro elementi naturali che divengono evocazione, intersecandosi e fondendosi, donando nuova linfa e nuova progettualità all’interno del sentire di ognuno come della collettività.
Non v’è dubbio di quanto il modus vivendi della poetessa aderisca in maniera perfetta alla forma d’arte che sapientemente, alacremente sa tessere ed offrire propagandone la voce endogena quale segnale di nutrimento generazionale e filantropico. È la sua generosità concettuale ed espressiva a condurre il lettore all’amabile apertura presente nei versi: “E quando sei tra la gente / i respiri danzano e danno ossigeno / all’amore profondo / e al mondo attorno”. La poesia diviene così salvifica.
“Questo siamo noi / questa sono io / una farfalla appesa al muro / che ferma in un luogo interiore / il suo costante desiderio di volare”, ecco la chiave risolutiva ed imponente, che Tiziana Calamera dipana con lucidità interiore e volontà, rappresentata dal sentimento dell’accettazione, in qualsivoglia sfaccettatura interpretativa, che parrebbe richiamare la metafora junghiana – ciò che neghi, ti sottomette / ciò che accetti, ti trasforma.
Ed è proprio l’impegno di trasformazione del pensiero agente dell’autrice a sublimarne l’impulso di condivisione riposto in versi nitidi e ponderati che hanno il peculiare pregio d’intuire, già a priori, le necessità idealistiche del loro fruitore: “Se hai il sole dentro / il buio non ti acceca / ti apre la strada dell’inconscio”.
La poetessa descrive, poi, la tangibilità delle azioni, le abbraccia come madre saggia e silenziosa, partorendo bellezza e devozione alle proprie radici: “Sei tu la figlia del mondo /a guarire il mio universo / e riconquistare quello perso / attraverso il tocco delle mani”.
Apprezzabile, infine, il tratto didascalico che esteriorizza, parimenti, la visione di sé nell’altro, proiettandola e rifrangendola, come esperienza esemplificativa e di crescita: “Per essere ameba bisogna guardarsi dentro / con lo sguardo attento di un bambino / che davanti ad un fiore si meraviglia / e lo raccoglie per offrirlo a chi ama / donando se stesso”.
Queste pagine racchiudono una serie infinita di scoperte e certezze ed anche possibilità di sopravvivenza. Esse sono balsamo e resilienza nella forma più gentile e costruttiva che esista e Tiziana Calamera ne è cantrice e propagandista affinché possano divenire un vero e proprio compendio da cui trarre la volontà di comprendere e metabolizzare il passato e le dinamiche del presente, ripartendo poi da una migliore scia prospettica.

Cristina Codazza