Il tema centrale del Ritorno alle origini tra mito e realtà di Rosanna Cracco non è mai apertamente nominato e il lettore lo desume senza neppure cercarlo dall’insieme dei sogni, ricordi, attese, gioie, rivelazioni, fantasmi, incubi, segni di morte, levità ed estasi, in una parola: è la bellezza. Il libro è un assedio circospetto e gentile sulla qualità, la forza, l’inconsistenza, la caducità e la resilienza della bellezza che ci sostiene in ogni attimo della nostra vita. L’unico viatico che non ci ha mai abbandonato: è l’orientamento perenne. La bellezza è la postura con cui stiamo nel mondo reale: si gioisce per la sua presenza, ci si intristisce per la mancanza. È il mito antico. Anzi, sono tutti i miti raccolti nel più vasto repertorio possibile: la creazione della luce, che buca le tenebre.
Il marchio di fabbrica della bellezza è la donna, celebrata come tale sia dalla mitologia greco-romana sia dalla Bibbia, senza alcuna differenza di posizione come centro di gravità perenne, intorno a cui si orienta l’allettamento della vita e l’insidia della morte, la felicità del piacere e l’oscurità del peccato, in Eva e in Venere, non c’è differenza. Leggiamo in Voce al femminile i versi rivelatori: “Porto come gemma la veste / fiorita di grazia primigenie / che il nascere mi ha regalato / Quel femminile sentire / che sempre mi adorna / lampo di seta ordito / di carne e pensiero / che ha distillato / la mia fantasia”. Non si sarebbe potuto interpretare meglio l’incantamento di grazia setosa, carnale e spirituale, che la bellezza accende come estasi nell’animo umano, tra mito e realtà, come la Poeta ama chiosare: un avvertimento sul limitare dei confini, tra il fisico e il metafisico. Ebbene, la bellezza riesce a “transumanar”, a passare oltre: può essere al di qua e al di là, con la forza del suo perenne mito, che agisce nel mondo reale e che si accende di luce in quello metafisico.
Nasce, di conseguenza la fitta rete degli inganni, come leggiamo nella poesia omonima: “Alle porte dell’umanità / attende sempre / l’abile incantatore / Vestito di miele e sorrisi / insidia l’io viscerale / come tigre in caccia nel canneto / resa invisibile dal suo mantello”. Come Andersen insegna, esiste un emulo del Pifferaio di Hamelin in ogni borgo del mondo, capace di derubare la vita ai bambini – fuori di metafora, intendiamo gli indifesi – se gli si nega l’arricchimento che ha progettato di fare speculando sulle disgrazie altrui, sulla loro peste che li minaccia di morte. Il tema è ripreso, con l’eleganza delle citazioni sireniche, in Seduzione, ove leggiamo: “So della natura ambigua / dell’inganno che piega la logica / al fuoco degli istinti, / ma urge colmare il tormento / Ecco, se ne vanno / tornano ad inabissarsi / mistero dentro il mistero / senza svelare nulla / del loro canto”.
Necessariamente, l’incanto della vita deve avere la sua antinomia nel palesamento del suo contrario, come leggiamo in Lei no: “Lei no, solo gocce salate dentro la Peg / gli occhi chiusi sul cuscino, il volto contratto / un corpo in posizione fetale / che attende il mistero del nulla / dove non m’è possibile, / ora, accompagnarla / Impari lotta strappare / la torcia rovesciata / dalle dita silenziose del tempo”. I segnali di annunciazione della presenza delle Parche e del loro incessante tessere i destini umani fanno parte del gioco di luce e di ombre, di sfolgorio e di tenebra che costituisce la realtà della scena del mondo.
Il libro di Poesia di Rosanna Cracco costituisce una corona di occasioni che unite insieme danno la rappresentazione della vita, per corpo e per spirito, come ama sottolineare la Poeta, del magnifico spettacolo di cose e di persone che formano lo spirito del mondo. Essere nella realtà, significa anche saperne leggere l’essenza perennemente rinnovata che si manifesta dietro la caducità delle singole creature. Significa, quindi, vivere nel rigoglio creativo del mito, che è fatto da un insieme di icone rivelative, capaci di raccontare la storia di tutti i giorni, come proiezione infinita, di tutti i mesi, gli anni e i secoli o millenni da cui discendiamo e che, si spera, ancora attendono le generazioni future. C’è nel bel libro di Poesia di Rosanna Cracco un accostamento familiare e affettuoso con la mitologia greco-romana, che ha svolto la funzione di nutrice e di racconto delle meraviglie per una temperie di secoli, fino ad entrare come una componente irrinunciabile del nostro DNA, fa parte delle nostre origini. Il libro offre, in tal modo, una sintesi per metà scritta come una favola e per l’altra metà richiamata alla mente come un saggio di letteratura mitologica, altrettanto intenso e accattivante, quanto lo sono i versi, colmi di vitalità e di bellezza, in una lirica sia armonica sia pianamente aperta e corsiva, come un gesto di famigliare accoglienza e partecipazione al destino collettivo dell’umanità.
Sandro Gros-Pietro