11,00 €
Autore: Franca Pissinis
Editore: Genesi Editrice
Formato: libro
Collana: Le Scommesse,
Pagine: 72
Pubblicazione: 2012
ISBN/EAN: 9788874143481
PREFAZIONE
Con Qualcosa di noi si completa il trittico poetico col quale Franca Pissinis si è affacciata sulla scena letteraria italiana di questi ultimi 4-5 anni. Dapprima con tono dimesso, timido, poi con coraggio crescente, verso una serena e consapevole maturità artistica.
Col primo libro, Incontro al tempo, del 2007, l’autrice piemontese-ligure tenta di “trattenere” il tempo, di “distrarlo”, per cercare di capire che cosa ci voglia riservare (“Cerco di andargli incontro per non doverlo poi rincorrere, ma è inutile: per me passa sempre troppo in fretta, come il gabbiano che plana in silenzio, come il giorno che passa portandosi via qualcosa di noi”).
Notiamo qui l’immagine del gabbiano, che in lei assurge a simbolo del suo innamoramento estatico per il mare: quel caldo mar Ligure che già da tempo ne aveva stregato il cuore portandola a vivere sulle sue coste, senza comunque intaccare affetto ed empatia per l’atmosfera rigorosa e rassicurante della campagna vercellese in cui era cresciuta. Ma notiamo anche quella espressione qualcosa di noi che denota un presentimento, una predisposizione al passaggio dall’io degli inizi al noi dell’oggi poetico ed esistenziale.
Col secondo libro, Fiore di campo, del 2010, si rafforza la sua personalità artistica, con la consapevolezza di sentirsi un fiore di campo tra la folla, “che nessuno coglie” ma è riscaldato dal sole, piccolo e fiero, “lieto e lesto”, che “si riprende alla rugiada” e “rialza il capo al vento”: delicato omaggio alla grande madre Terra, primo attento sguardo verso l’universalità, a partire dalla individualità delle proprie radici.
E finalmente, con questo terzo libro, è proprio quel Qualcosa di noi che opera il passaggio dall’io al noi, da un prevalente autobiografismo lirico alla scoperta della necessità degli altri al nostro fianco, o meglio: alla scoperta della necessità della nostra solidarietà nei confronti degli altri, così simili a noi, così accomunati dallo stesso destino. Quel “qualcosa di noi” che ci lascia, ogni giorno, in silenzio, con un senso di vuoto e di sgomento irrimediabile, adesso è accompagnato da quello che lasciamo andare, ogni giorno, ad incontrare qualcosa di altri, a capire quanto siamo simili e coinvolti.
Non c’è più soltanto il dolore individuale a rattristarci la vita, ma c’è anche, ad addolcirla, il senso di solidarietà verso il dolore degli altri, che ci aiuta a sopportare un destino comune, in sintonia con quella raccomandazione che si ripete da migliaia di anni (anche se troppo spesso inascoltata): ama il prossimo tuo come te stesso.
Emblematiche sono le poesie Gente in fuga-Lampedusa 2011 e Lasciatemi andare. Del resto, non si può capire appieno la sostanza della poesia di Franca Pissinis se non si tiene conto della sua fede in un Dio dal quale tutto e tutti discendono. Solo una fede semplice, naturale, giovane, propria di chi si interroga, ma, ancor prima, si affida, può farle chiudere questa silloge con una poesia bella e commovente come Grazie. Più che la solita espressione rivolta da una innamorata al suo amato, “Grazie di esistere”, qui dal cuore e dalla mente della poetessa sgorga un inconsueto “Grazie perché ci sei, Signore”, ed è un ci sei nel quale senza fatica leggiamo la distanza tra “esserci” ed “esistere”.
Una fede serena, a ben guardare, con la consapevolezza che la ineludibilità del dolore e della morte non sminuisce le attrattive della vita. Anzi, per quanto precaria (o proprio perché tale) la vita appare bella e degna di essere vissuta, col fascino dell’amore (nonostante le sue spine, e purché sia, naturalmente, per sempre), con la bellezza della natura, la dolcezza degli affetti consolatori, la presenza vivificante della Poesia.
Quanto alla bellezza della natura (siano creature, paesaggi o ambienti), non c’è quasi composizione in cui essa non respiri, direttamente o indirettamente. E quanto ai dolci affetti, essi sono connaturati al suo cuore, alla sua educazione e alla sua psicologia, e vengono da lontano, dall’infanzia a Santhià, dall’adolescenza a Vercelli, dalla giovinezza a Milano, ed oltre, fino alla scoperta della Liguria: ancoraggio profondo e costante, le consentono di guardare alle vicende della vita con un realismo temperato di speranza che accomuna la coscienza del tempo passato e di quello che rimane.
La nostalgia del tempo passato è sottilmente dolorosa. La poetessa, e forse più ancora la donna, di fronte al mare e nel borgo di Portofino, nel giorno del suo compleanno, coi capelli al vento e alle narici / note d’arzilio intense, un po’ pungenti e amare, si rende conto di aver giocato coi sogni (come tutti noi) senza capire che il tempo era contato. Quanto alla nostalgia dell’amore (passato o atteso), in lei è perenne, non scalfito dalla sabbia del tempo. Purché, come detto, si tratti di amore vero, romantico e tenero.
Resta da dire della Poesia. Ma con Franca Pissinis non occorrono acrobazie verbali, elaborazioni cerebrali astruse, teorizzazioni letterarie vacue e discutibili. Nelle sue migliori composizioni, la Poesia è allo stato puro e genuino. Ella stessa ci offre la chiave per aprirne lo scrigno e lasciarci comprendere il rapporto che le lega, quando alla Poesia si rivolge con un delicato sei tu che mi consoli, preziosa amica mia, se s’avvia il giorno a sera, riconoscendola infine come dimora sobria e antica / del sentimento che si fa parola.
Poesia del cuore, quindi, sorretto dall’intelligenza e dalla cultura. Di quel cuore umano che lei stessa definisce l’oceano più profondo.
Luigi De Rosa
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Sergio Marzolo –
i suoi versi sono come le foglie al vento, come il riflesso dell’onda, come il pianto, come l’ala e come il fiore