L'universo parallelo degli Acquatici
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Prefazione Tra gli scrittori più ameni che hanno allietato la gioventù di molte generazioni, un posto del tutto particolare spetta al pastore anglicano Jonathan Swift. Eccellente prosatore e buon poeta, narratore fantastico e polemico, incline a fustigare i vizi umani con la satira più mordace, si professò eterodosso a contrasto di ogni ortodossia, specie di quella religiosa, che nella sostanza gli fornì di che vivere con dignità. Fra le tante ricchezze che lo scozzese Swift donò agli uomini vi è il capolavoro I viaggi di Gulliver, in cui il protagonista viaggia attraverso tre mondi alieni e paralleli, che hanno in comune la caratteristiche di essere tutti e tre delle parodie del mondo umano che noi tutti bene conosciamo (e che patiamo per i tanti vizi e per le poche virtù). Sarebbe una divertente forzatura sostenere che l’altrettanto fiero scrittore di Pratovecchio, autoironicamente definitosi come il Condottiero Sir Venierus Degli Scarselli, sia il corrispondente di un mondo letterario parallelo rispetto a quello di Swift, ma tant’è, val la pena di farlo. Tra i due scrittori ci sono circa tre secoli di distanza e la latitudine di un intero continente che li separa. Inoltre, Swift è un grande investigatore della realtà mondana. Scarselli, invece, è un grande indagatore della quintessenza metafisica. Ma la verve satirica è la stessa, l’invenzione fantastica è ugualmente propositiva, l’amore per la dizione poetica chiara e corretta è identica, e in entrambi trionfa la volontà di affabulare una storia dello scibile umano. Sandro Gros-Pietro |
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