L’avventura della vita raccontata in versi
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Premio I Murazzi per l’inedito (vincitore assoluto)
PREFAZIONE La poetica di Serena Siniscalco è ricalcata a seguire l’alto insegnamento lasciato da Giuseppe Parini che portò la poesia alla vetta di eccelsa testimonianza della vita quotidiana, anche se a quel tempo, giustamente, il protagonista del vissuto altro non poteva essere che un esponente della nobiltà, cioè un Giovin Signore. Anche lei lombarda, come lo è il sacerdote precettore comasco autore de Il Giorno, la Siniscalco è nata da illustre famiglia milanese e sempre si porta nella mente e nell’anima la sua Milano, anche se, un poco come tutti i padani, ama trascorrere la bella stagione dapprima sulle sponde del Mare Ligure e ora decisamente sulla Costa Azzurra, nella Nizza garibaldina, che le parla al cuore ancora in italiano, se non proprio in dialetto milanese. In verità la Siniscalco è una cultrice convinta della bella (e complicatissima!) lingua italiana, al punto che chi scrive non riesce a ricordarsi una sola poesia composta in dialetto lombardo dalla penna pur prolifica della scrittrice della Madonnina. Sotto questo punto di vista, la bella signora Siniscalco ama rifarsi all’insegnamento del Manzoni: precisamente, si tiene il Naviglio nel cuore, ma l’Arno nel calamaio. La sua poesia è un racconto aperto, scintillante, vaporoso della vita declinata nei differenti casi di figlia, sposa, madre e nonna, proiettata nell’alacrità ottimistica e faccendiera che è la divisa universalmente nota di Meneghino e di sua moglie Cecca. Nel caso di Serena, essendo lei donna, si dovrebbe invertire i sessi e parlare di Meneghina (cioè Domenica) e del suo compagno Cecco (cioè Francesco). Si ricostruiscono così le bellissime pagine di un canzoniere della quotidianità che la poetessa va compilando ormai da anni, e che arricchisce all’inizio di ogni anno con una nuova pubblicazione, che quasi rappresenta una seriazione per annali del respiro poetico della sua vita, assurta a simbolo rappresentativo della vita di tutte le donne d’Italia – e non solo italiane! – che come Serena amano la poesia e la quotidianità vissuta con intensa partecipazione e con gioia del bello e del fare e del dire e del condividere col prossimo la propria esperienza. Il tempo rappresentato in ogni raccolta è una dimensione unica e liquida di passato, presente e proiezione verso il futuro, e sta a rappresentare l’unità degli intenti e delle speranze, che si mantengono sempre uguali nel corso della vita, malgrado la vita si consumi e gli orizzonti si ridimensionino. Ma proprio in questa capacità di mantenere inalterato il sogno della speranza risiede la grande carica di ottimismo e di luce che risplende come una fede nei versi della poetessa milanese. Sandro Gros-Pietro |
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