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Il singolo particolare, ritratto con l’inquadratura del dettaglio, diviene sovente la chiave di volta per rappresentare e per raccontare il moto perpetuo di una storia infinita. Così accade nell’immaginario poetico di Rosario Aveni: un autore che la sa lunga in questioni di Poesia, ma che la racconta in breve, anche con una singola parola, una minima locuzione, un’espressione atomizzata: una Particula. Il vocabolo antico, di origine latina, è di straordinaria attualità nel pezzo vocale Particula del gruppo americano Major Lazer, di musica elettronica, moombahton, latin house: parole a cascata, che ruscellano libere in lapilli luminescenti, collusi ad armonia d’insieme, ritmata con echi del reggaeton. La modernità di Aveni è anche sinonimo di tradizione, di antiche origini, e di assonanza della poesia con la musica, con le immagini, col gioco delle luci e dei colori. Le sue pagine di poesia potrebbero essere testi di canzoni, ma anche partiture musicali, anche tavolozze per pittori, per creatori di immagini, interpretazione di sogni. L’aspetto onirico ha una tralucente presenza, diffusa ad alone su gran parte dei testi. Il dettaglio è sempre concreto, è un grumo di realtà – una particula. Ed ecco che quel dettaglio si moltiplica come un frattale, contiene sempre il riferimento originario, eppure sortisce in mille soluzioni differenziate, connesse, articolate, composte. C’è la moltiplicazione del “reale” che si implementa in una trasfigurazione artistica ottenuta con l’accumulo dei materiali linguistici: tessere di un mosaico in libero movimento, non si incastrano nel disegno prescritto del puzzle, ma rappresentano il plurale delle occasioni possibili. Sandro Gros-Pietro |
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