Versi per amore (2ª edizione)
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Prefazione alla 2ª edizione Si è soliti considerare la fortuna di un libro in base al numero delle nuove edizioni che esso promuove. Ed è bene ricordare che la riedizione è qualcosa di molto differente dalla semplice ristampa, quest’ultima limitandosi ad essere un incremento della tiratura iniziale, con immissione sul mercato di un ulteriore quantitativo di copie eguali alle precedenti. La riedizione invece, che può essere in a minore o al contrario in a majore, è una ripresentazione dell’opera già conosciuta, ma con sottrazione o con aggiunta di nuove parti, o semplicemente con nuovi allestimenti di supporto critico e interpretativo, che propongono una chiave di lettura innovativa per ampliamenti o per approfondimenti. La quasi totalità delle riedizioni sono rappresentate da opere di classici rivisitate dai moderni, per l’urgenza intervenuta di proporre l’opera già nota in una prospettiva di lettura modificata. Più raramente, invece, è l’Autore stesso a riprendere in mano una sua opera e ritoccarla nei particolari ovvero addirittura a riscriverla nei fondamenti. Tuttavia i casi sono tanti e anche celebri, impossibile enumerarli tutti. Ha fatto scuola il Canzoniere di Petrarca che è stato concepito dallo stesso Autore in più di una edizione, ogni volta sia con aggiunta sia con sottrazione di testi e con variazione per labor limae di alcune altre parti. S.G.P.
La poesia di Roberto Stefano Moro risplende di nitore espressivo e stabilisce relazioni mediate tra situazioni lontane, apparentemente inconciliabili. Meglio di un saggio filosofico e in modo più intuitivo di una teoria astrofisica, questi Versi per amore esplorano la realtà come una complessità di spazio-tempo interdipendente, strettamente correlata alla nostra situazione umana di creature votate a nominare per amore l’architettura dell’universo. E ne deriva che l’abisso di ingegneria biogenetica che separa l’archaea dal corpo umano diviene non più dello sfioro cutaneo di un brivido sulla pelle: una sensazione di appartenenza e di attrazione. Si stabilisce una relazione fra noi e ciò che è interfaccia della creazione ossia il motore dell’universo: il poeta ci dice che si tratta di “versi per amore”, e in questa dizione ci pare di udire l’eco di Dante, e di quel tale amore che muove il sole e le altre stelle. Roberto Stefano Moro si muove in modo rigoroso e netto sempre all’interno della realtà. Egli apprende da una perfetta conoscenza delle conquiste dell’astrofisica moderna che la realtà è grigia, materica, dispersiva e dispersa, in un universo che è il vuoto pressoché assoluto di spazio e di tempo. Per cui gli odori, i suoni, i colori, i pesi e le misure, il caldo e il freddo, l’alto e il basso, il prima e il dopo, la vita e la morte sono degli specchi che rifrangono unicamente le condizioni della nostra cultura, ma che non hanno alcun riscontro autonomo nella materia creata, cioè in quello che c’è fuori da noi. Per cui muoversi dentro la realtà, non può significare altro che muoversi all’interno della nostra cultura umana e della nostra capacità di stabilire relazioni sempre più vaste, più efficaci, più totalizzanti fra tutte le cose che noi abbiamo imparato a nominare e che fanno parte dell’architettura dell’universo che abbiamo costruito come paradigma umano di relazione stese fra di noi e fra ciò che noi crediamo che esista nel creato, cioè la dimensione di spazio e di tempo il cui enigma ancora ci sfugge totalmente, esattamente come ci sfuggiva all’origine della nostra civiltà. Come in una visione prospettiva, diviene fondamentale stabilire il punto di fuga, da cui originano le linee di lettura del paesaggio che ci circonda. E il punto di fuga della realtà non sta mai nelle cose osservate, che di per sé non esistono se non in modo grigio, disperso e dispersivo, ma sta nella postura assunta all’interno della cultura umana, che legge tutto ciò che esiste o, meglio, legge tutto ciò che noi siamo portati a credere che esista, in quanto specchio della realtà che noi abbiamo prefigurato: il nostro passato, presente e futuro e ogni altra cosa data per pensabile. Sandro Gros-Pietro
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