Il sospiro e…
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PREFAZIONE Gran parte dell’etica e dell’estetica moderna si è convinta che il significato profondo della vita dell’uomo sia tutto contenuto nell’orizzonte precario e fragile della sua irrepetibile individualità. Nel divenire eracliteo dell’universo nessun individuo avrà mai in comune con un altro poco più di mezzo pelo, cioè il niente. Se anche per assurdo fosse possibile fare nascere nello stesso istante due cloni perfettamente identici, con il DNA non solo compatibile, ma fotocopiato e sovrapposto – condizione di per sé già impensabile per la scienza – sarebbero totalmente diversi perché il loro sviluppo seguirebbe comunque una moltiplicazione frattalica e casuale di micro eventi, combinazioni probabilistiche, reazioni chimiche e fisiche, capricci della sorte che in brevissimo volgere di tempo farebbe di loro due estranei. L’impossibilità di cogliere l’elemento comune diviene, allora, l’unica certezza. La certezza che è impossibile generalizzare; è impossibile dedurre il carattere comune e la categoria trasversale, valida per tutti gli individui. Ogni individuo, in una simile concezione, rappresenta l’intera storia del mondo ab origine e fino a lui: tale storia individuale del mondo, con la morte del suo custode, è destinata a dissolversi nel nulla. Quindi, la piena realizzazione delle potenzialità contenute nel singolo individuo è l’unico obiettivo moralmente perseguibile, l’unico risultato da ottenere. La vita di ogni uomo diviene l’intreccio inestricabile delle sue pulsioni, emozioni, aspettative, tutte ugualmente valide perché tutte autentiche, e il pensiero diviene un indicatore debole perché si rivela incapace di distinguere, in quanto funziona per categorie astratte – il bene, il male, il giusto, il peccato, la virtù, la colpa, ecc. – cioè il pensiero elabora delle generalizzazioni che sono soltanto una visione orfica della realtà, cioè un sogno a occhi aperti. L’uomo è dotato di un pensiero che gli è sostanzialmente inutile se non addirittura d’impaccio a realizzare se stesso: è un pensiero debole, in quanto non sa leggere fino fondo l’intreccio casuale, caotico e indistinto delle diverse condizioni e situazioni con cui ogni individuo è costruito. Sandro Gros-Pietro |
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