Asimmetrie
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Presentazione Asimmetrie è il secondo volume di poesie di Mario Dino, ottantatré poesie composte nell’arco di cinquant’anni (1966-2015), in cui il poeta approfondisce i temi già presenti nel precedente volume Acrobata. Asimmetrie, infatti, è un viaggio nel tempo interiore e nel tempo storico dell’autore, in un eterno ritorno spazio-temporale, in cui ogni poesia è armonico e indispensabile presupposto delle altre. Un brodo primordiale, come in Brhrhrhrhrhrh in cui amore, passione, miti ancestrali, visioni di oggi e di ieri, si condensano in un brivido primigenio, in cui senso e non senso s’incrociano e si abbracciano, e da cui poi, in un parto doloroso, che recide il cordone ombelicale fatto d’illusioni e preconcetti, di torpori e vanità, emerge, fortificato dal travaglio, il figlio-disegno della libera coscienza, volontà assoluta di libera conoscenza, come erompe con forza in Coscienza fuori. Claudio Ozella Media voto:
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Eventi collegati a Asimmetrie
Mario Dino e le sue "Asimmetrie"
Circolo dei Lettori – Sala Musica, il 11.04.2016alle ore 18.00, Via Bogino, 9, Torino
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Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.
Sono intervenuti l’editore Sandro Gros Pietro, il giornalista Claudio Ozella, Pompeo Vagliani, Direttore della Fondazione Tancredi di Barolo, la poetessa Angela Donna.
Tra il pubblico la poetessa Liana De Luca.
L’Editore ha sottolineato come la poesia di Dino rappresenti una sorta di biografia impropria in cui nell’io-poeta convivono l’uomo, il Direttore Didattico ed il pedagogo. Ma il filo conduttore che unisce tutte le poesie è “la gioia di vivere”, l’invito a rimboccarsi le maniche per tuffarsi nella grande avventura della vita.
Per introdurre Claudio Ozella, giornalista de “ Il Nostro Tempo “, l’attrice Fiorella Ceccato ha letto alcuni versi da “Fermati guerriero”, ”Sono indignato”, “Ghrhrhr” e “ Ritorno a Socrate”.
Ozella ha messo in evidenza l’impegno civile in cui si esprimono, in una sintesi perfetta, lo spirito dionisiaco di Nietzsche, la maieutica di Socrate e la solidarietà verso gli altri dei Vangeli.
Pompeo Vagliani, grande estimatore ed amico carissimo di Mario, ha richiamato altri temi della sua poesia, soprattutto gli ideali del 68, lo spirito indomito e di ribellione, la voglia di cambiare la società, i legami con la terra natia. Il suo intervento è stato annunciato dalla lettura dei testi “68”, “Esistenza” e “Consapevolezza”.
Nel suo intervento Vagliani ha richiamato, inoltre, i testi Scampoli”, “Che dire” “Orditi di ricordi”, Dialogo”, “Canzone”, “La politica nelle italiche lande”, “Cuore recalcitrante”, “Ninfuzza”, “U sceccu du zzu Minicu”, “Dda vasata”.
Interessante e coinvolgente la presentazione di Angela Donna, un tempo insegnante nella prima scuola diretta da Mario.
Per introdurla sono state lette “Spazio tempo” “Sonno” “Spietatamente” “Riverbero di luce” “ Buffone”.
Il suo intervento, molto sentito, ha galvanizzato l’attenzione del pubblico. Ha messo in luce, ribadendone la valenza poetica, gli aspetti più insoliti della poesia di Mario: l’amore per la natura, descritta soprattutto nell’esplosione della fioritura primaverile,
l’amore verso la vita, l’amore per l’amore. Angela ha rinvenuto nei suoi versi una vera e propria “danza dei fiori”, intesa come danza alla speranza, come ci dirà poi l’Autore. Ha citato meticolosamente tutti i nomi dei fiori (ciclamini, gerani, zagara, ginestra, rose…..) e le relative pagine in cui sono riportati.
A chiusura, l’Autore ha letto ”U sceccu du zzu Minicu” e “Dda vasata”, di non facile comprensione, ma suscitando grande partecipazione e curiosità.
I testi in dialetto, a mio parere, rivelano uno spirito scanzonato, ma autentico e appassionato, ed esprimono tutta la genuinità e la coerenza di Mario, sempre fedele a se stesso.
Pur conoscendolo da quasi 25 anni, per aver lavorato insieme nello stesso Distretto Scolastico, ho scoperto, attraverso le sue poesie, nuove sfaccettature della sua personalità, ritrovandovi valori, ideali ed esperienze di vita comuni.
La poesia di Mario, infatti, non è lo sfogo di un animo rinchiuso nel solipsismo, ma la biografia di un poeta – filosofo che si apre agli altri, trasmettendo sì la propria fatica esistenziale (il male di vivere, direbbe Pavese), ma anche la gioia di vivere, la solidarietà e il rispetto verso gli altri, l’amore struggente per la “vita”, l’amore per il “femminino”.
E’ acclarato che la poesia non è di chi la “fa”, ma di chi la legge ed in questo senso le poesie di Mario possiamo farle proprie, perché, nella condivisione di alcuni sentimenti, ci aiutano a capire meglio i nostri stati d’animo nei molteplici eventi della vita.
Personalmente (come ex ragazza degli anni 60) vi ritrovo, come diceva Vagliani, lo slancio ribelle ma non distruttivo della ”contestazione sessantottina”, la voglia di cambiare il mondo, di impegnarsi a fondo nel lavoro e nella vita civile, coltivando gli ideali della solidarietà e della condivisione. Ma vi ritrovo anche l’amore e la tenerezza espressi in varie forme: amore per la natura -mai “matrigna”, ma consolatrice ed in armonia con il poeta nel bene e nel male-, per la propria terra natia - mito della “dea-madre” -; amore che si esprime talvolta, quasi con tenerezza, richiamando i ricordi dell’infanzia e i tremori dell’adolescenza, come nei testi “Tramonto a Terrasini”, “Per asciugare l’ultima lacrima”, “Danzare”, “Carezza accennata”, “Tremori”, “Esistenza”, “Silenzio”, “Da bambino”.
Altro momento, non trascurabile, della presentazione è stato caratterizzato dallo scambio culturale tra l’Autore ed il pubblico su alcuni contenuti e aspetti stilistici delle sue poesie.
Alla richiesta di spiegare il frequente richiamo ai fiori, quasi sempre aggettivati, Mario ha manifestato il proprio convincimento che i fiori, come ciclicità dei fenomeni naturali, rappresentano la speranza di vita che non deve mai abbandonarci, nemmeno nella precarietà dell’esistenza.
Ancora più interessante è stata la risposta fornita a chi gli ha fatto osservare la mancanza di punteggiatura nelle sue poesie. Mario, riprendendo un concetto su accennato, ha ribadito che il lettore è l’unico, vero, esclusivo proprietario della poesia. In libertà può caratterizzare il testo, secondo una sua interpretazione, arricchendone l’afflato poetico con pause e intonazioni personalizzate.
Come ultima considerazione mi piace sottolineare la discontinuità fra le poesie in lingua e quelle in dialetto siciliano. L’Autore nei testi dialettali si serve della rima, dando, con questa forma, musicalità e ritmo onomatopeico, creando, quindi, una forte empatia con chi ascolta.
Antonella Colucci