Danny Boy
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Marilla Battilana si porta dentro due anime: l’una è mitteleuropea, e si orienta alla memoria letteraria di scrittori come Musil, Svevo, Michelstaedter, interpretati e rivissuti con il gusto di “identità nel molteplice”. L’altra anima di Battilana è anglista, con speciale propensione per gli States, e si orienta alla memoria letteraria di scrittori come Yeats, Faulkner, Fitzgerald ed Hemingway. Sandro Gros-Pietro La bravura della Battilana sta nella costruzione sempre per più piani della narrazione. Paolo Ruffilli Raccontare è stato il piacere degli Dèi e anche una grande ambizione umana. La nostra Autrice semplicemente (e questo avverbio, nel nostro caso, è un enorme pregio) racconta: un’ambizione questa che – in tempi di originalità costruite, e pertanto false, e spesso anche di superflua e diffusa confusione di generi – acquisisce una rilevanza particolare Juan Octavio Prenz Il romanzo di Marilla Battilana, dal titolo Danny Boy, è espressione di una letteratura d’avanguardia, che comunque prende le mosse da radici classiche, uscendo fuori dagli schemi che solitamente utilizzano gli autori contemporanei. Angelo Manitta Intanto la scrittura: di una grande trasparenza e formale pulizia, che non gioca a vuoto con sé stessa, narcisisticamente, che esprime situazioni e personaggi senza mai prevaricare, trasformandosi in spettacolo pirotecnico. Luciano Morandini Quarta di copertina“Come è detto nel Vangelo?” ricordò il ragazzo una di quelle sere ‘I figli delle tenebre sono più accorti dei figli della luce: imparate dunque da loro…’ e quel che segue. Chi sa, forse Cristo parlava in quell’occasione prevedendo tempi come questi, i suoi eredi non lo interpretano, in un mondo che salpa per lo spazio si dedicano a studi archeologici, trovano nell’antichità delle loro convinzioni garanzia di un gregge futuro: se Cristo fosse vissuto in questi tempi avrebbe detto più direttamente “Curate le public relations, curate la pubblicità”. Biografia dell'autoreMarilla Battilana milanese di famiglia veneta, docente di anglistica all’Università di Venezia e poi titolare della cattedra di letteratura angloamericana della Facoltà di Lettere di Padova, ha insegnato lingua e letteratura italiane alla Southern Illinois University e alla Queen’s University di Belfast. Visiting Professor a fini di ricerca nel 1983 a Princeton e nel maggio 1992 a San Diego. È autrice di poesia, narrativa, saggistica.La prima raccolta di versi è del 1960, edita da Rebellato: L’erba rompe le pietre, quindi Valore zero valore, nel 1968, seguita da telefonare al boss, nel 1979 e, continuando a scadenza più o meno decennale, Occhiodiamante, 1989, entrambi pubblicati da Campanotto. Del 2002 La corona d’oro e altre pagine, Antonio Facchin Editore; Sequenza friulana, Panda, 2004. Ultimo è Dalla terra di confine, Ibiskos Editrice Risolo, Empoli, 2010. A intervallare questi lavori, una serie di opere saggistiche: ricordiamo qui Venezia sfondo e simbolo nella narrativa di Henry James, Laboratorio delle Arti, Milano, 1971, 1987; l’antologia bilingue English Writers and Venice 1350‑1950, Stamperia di Venezia, 1981, 1989; Il tranello diabolico: arti visive nella letteratura americana, Neri Pozza Editore, 1979; The Colonial Roots of American Fiction, Olschki, Firenze 1988. Fra le opere da lei curate e tradotte: Tre donne del New England, Quattroventi, Urbino 1986 e Ombre bianche, ombre rosse (racconti di prigionia fra gli indiani d’America), Passigli, Firenze 1997. Per la narrativa, da citare i Racconti d’America e d’Italia, 1991, il romanzo breve Viaggio a St. Louis, 1994, il diario-saggio poundiano La muraglia di Gmünd, 2000, il romanzo Danny Boy, Ibiskos Editrice Risolo, Empoli (FI), 2012 e Necessaria è l’ironia, Hammerle editore, Trieste, 2014. Nel 2018 pubblica la seconda edizione di Danny Boy, Genesi Editrice. Ha ottenuto premi e riconoscimenti nei vari campi della sua attività: fra l’altro ha rappresentato l’Italia per poesia e critica al XX Convegno degli Scrittori del 1983 a Belgrado e alle Serate di Struga (Macedonia) del 1984. Inclusa nel Who’s Who of International Poetry, Europa Publications, London. Socia del PEN Club Trieste. Risiede a Coseano. “Come è detto nel Vangelo?” ricordò il ragazzo una di quelle sere ‘I figli delle tenebre sono più accorti dei figli della luce: imparate dunque da loro…’ e quel che segue. Chi sa, forse Cristo parlava in quell’occasione prevedendo tempi come questi, i suoi eredi non lo interpretano, in un mondo che salpa per lo spazio si dedicano a studi archeologici, trovano nell’antichità delle loro convinzioni garanzia di un gregge futuro: se Cristo fosse vissuto in questi tempi avrebbe detto più direttamente “Curate le public relations, curate la pubblicità”. |
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