Il poeta che scriveva sulle foglie
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Prefazione Quand’è che un autore si accorge di essere divenuto valore, sostanza, corposo bene per le nuove generazioni equivalente a un patrimonio naturale o culturale che va tutelato affinché possa conservarsi nei secoli avvenire? Le Piramidi, il Gran Canyon, Venezia, i Sassi di Matera, la Reggia di Caserta, la Reggia di Versailles, i Palazzi imperiali delle dinastie Ming e Qing, il Centro storico di San Pietroburgo, il Centro storico di Napoli, La Scogliera dei Giganti della costa nordirlandese, il Vallo di Adriano, la Muraglia cinese, l’Acropoli di Atene, le Rive della Senna a Parigi, la Piazza Rossa di Mosca, la Cattedrale di Chartres nel Nord della Francia, Stonehenge, Auschwitz e moltissimi altri luoghi, bellezze naturali e architetture del passato nel mondo sono diventati Patrimonio dell’Umanità su decisione della Conferenza Generale dell’Unesco, perché rimangano visibili tesori considerati incommensurabili da consegnare a chi verrà dopo di noi per un collettivo dovere morale che va necessariamente adempiuto. «[…] La vita in quel periodo e in particolare in quella zona dell’Italia era dura e difficile. Il poeta, la mattina prima di andare a scuola aveva alcune faccende da sbrigare. Dunque, arrivava a scuola provato dalla stanchezza. Il padre lo mandava a pascolare le pecore e lì, seduto tra l’erba ed i sassi, “componeva poesie scrivendole sulle foglie del noce”. Si lasciava cullare dal vento e il silenzio della campagna lo aiutava ad abbandonarsi nei mari sconfinati della sua fantasia. Quando poi tornava a casa, appoggiava le foglie da una parte, ma sistematicamente le usavano per ravvivare il fuoco nel camino.» (Pag. 24). Quest’ulteriore e circostanziata trattazione sull’esistenza e sulle opere letterarie di Domenico Defelice, della poetessa, critico letteraria, saggista Manuela Mazzola, parte, appunto, da quel lontano vissuto dell’autore calabro quando si dava importanza, per enorme penuria di tutto, anche alla più piccola cosa che la natura offriva gratuitamente come le foglie. Isabella Michela Affinito, Aprile 2021 |
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