La grimpeuse
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Quest’ultimo romanzo di Luigi Mazzella è imperniato intorno a una figura femminile. Con prosa scarna ed essenziale, con attenta analisi e profonda sensibilità, l’Autore si dimostra un acuto osservatore del genere umano, riuscendo a entrare nel mondo femminile con intuito e delicatezza e a coglierne le evidenti complessità.
Jessica Bellanota, cinquantenne, ancora di bella e avvenente presenza, che sua cognata Florence, di origini francesi, accusa di essere una grimpeuse, un’ostinata e caparbia arrampicatrice sociale, vive un’esistenza per molti versi tormentata. Lei, però, con artifizi e raggiri riesce sempre, con l’auto-inganno, a riequilibrarsi psicologicamente. Tante false verità e tanti finti entusiasmi le fanno apparire, infatti, la sua vita se non piena e felice, almeno accettabile e simile a quella di altre sue amiche e conoscenti, meno sfortunate e meno turbate.
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Una buona dose di immaginazione allora viene a sostegno della creatività del narratore, che con delicatezza ed intuito ben fermo riesce a delineare una figura fortemente coinvolta in variopinte situazioni umane, una fra tutte la sensazione di essere fisicamente inadatta ad incontri erotici o ad impegni emotivi con l’altro sesso, nel timore espresso con chiarezza di cadere vittima di rigetto, o vittima di terrore. Il racconto sceglie fotogrammi che proiettano le immagini di una adolescente, che coltiva interessi comuni con altre amiche e che corre tra luci e bagliori. Di una donna desiderosa di sottrarsi al giogo di mamma e papà, ma facilmente caduta incinta per il maldestro ragazzo che la coccolava. O donna ormai matura alle prese con le doglie del parto, incandescenti e inaspettate, alle prese con avvenimenti banali, ma determinanti, con sbandamenti e strani spiazzamenti.
La frustrazione per le lunghe monotone ore dedicate alle mansioni domestiche incide e non poco nella quotidianità di una femmina che rifiuta ogni collaborazione.
Indubbiamente la fantasiosa ed originale complessità di questo romanzo/diario si concretizza in una prosa delicatamente sospesa, e ricca di essenziali concretezze, mentre il racconto indaga pur sapendo di non poterlo esaurire sul declino dell’amore coniugale, che si affaccia moralmente inevitabile, sino a scaturire nella desolazione di un divorzio desiderato e improvviso.
Tipico soggetto della donna dei nostri tempi Jessica sostiene che non esiste una cultura con la c maiuscola, ma tante piccole culture, bagaglio di esperienze di vita e di verità digerite, e confessa le sue imperdonabili mancanze, anche se con la mediazione di una coscienza in sospensione.
Un testo, questo di Luigi Mazzella caratterizzato da una prosa scorrevole ed agile, ricca di metafore dalla molteplice incisione, ben equilibrata nella sua capacità di penetrare una vicenda esistenziale tutta da riscoprire.