Correre il tempo
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PREFAZIONE L’eco del primo libro di Lionella Favretto, Penserò le mie parole, è ancora vivo e presente nella mente di chi scrive: “un viaggio di scoperta, affascinante e incantatore, dei nessi sotterranei che agiscono come sinapsi immediate nel nostro cervello e che uniscono analogicamente le cose e i sentimenti apparentemente anche distanti fra di loro”. linee intersecate Le forme espressive usate dalla scrittrice rappresentano le modalità con cui solitamente gli esseri umani tentano di misurare il tempo. Ed ecco allora spiegato l’arcano del titolo, correre il tempo: una corsa che si fa solo e soltanto intorno all’interiorità dell’essere umano. L’uomo è l’unico essere vivente che ha sviluppato una serie di connotazioni diversissime fra loro, ma tutte riguardanti il tempo. Diceva Albert Einstein che il tempo è una misura delle emozioni umane: “se state seduti su una panchina del parco con la donna che amate, due ore passano in un lampo, ma se vi sedete su una stufa rovente, un solo lampo vi sembra l’eternità”. Il tempo non esiste nel cosmo galattico, che è espressione di una funzione interdipendente di spazio e velocità. Ogni informazione riguardante la materia che ci circonda si perde e si annulla nella vibrazione periferica dei buchi neri, come ha dimostrato il cosmologo Stephen Hawking, dove non esiste alcun tempo teorizzabile, nessuna informazione sindacabile, esiste solo la resa della nostra totale inconsapevolezza del cosmo, non molto diversa da quella stessa resa al mistero del tempo che scontarono circa tremila anni fa i filosofi greci. Tremila anni di ininterrotto progresso scientifico non sono bastati a scalfire neppure in superficie l’insondabilità del mistero del tempo, perché esso è racchiuso nei buchi neri, dove scompare ogni informazione teorizzabile sul cosmo. Attraverso i vetri esili di una finestra e in questa visione più della mente che non paesaggistica, ecco cosa appare inopinatamente ti osservo, padre, Più chiaramente emerge nella composizione LXVI un riferimento contestualizzato alla figura del padre, descritto in chiave di musico, poeta, pittore La sabbia si accumula Il viaggio sta per concludersi, lo si deve intendere quasi come un incontro ravvicinato di terzo tipo con una “danza di fantasmi”, e si concluderà ancora una volta in forma di allitterazione ripetuta quasi come il ritornello di una ballata, quel congedo da “bicchiere della staffa”, ripetuto cinque volte nella composizione LXVIII, con la formula “prima di andare”. Infine, la chiusura rappresenta l’azione di distacco dal viaggio nel tempo, seduta a guardare il nulla tardive richieste? i vetri sono scheggiati Il secondo libro di Poesia di Lionella Favretto ha la sua lontana radice di riferimento letterario nella Recherche, però è costruito con una concezione di stile e di forme totalmente nuova, perché gli incanti sono espressioni meditate dei percorsi psicologici dell’analisi freudiana e in particolare modo marcano il meccanismo di ripetizione dei frammenti della realtà come espediente dell’inconscio per adombrare le forme del reale. Si tratta di una poetica rara e affascinante che, nella grazia garbata e addolorata della rammemorazione descritta da Favretto, ricrea un’atmosfera di armoniosa nostalgia e bellezza. Sandro Gros-Pietro |
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