L’angolo più a sud
![]() |
€ 7,00
EUR
Spedito in 2 giorni
|
Descrizione Inserisci un commento |
Invitato ad accompagnare il primo passo pubblico importante del poeta Gerardo Pagano, confesso un non piccolo disagio della memoria alle parole con cui vorrei festeggiare l’amico ben risoluto, ormai, ad intrigarsi con le Muse. Ma a lui ch’è giovane e scoppia di riverenza per i numi delle patrie lettere non giovano gli ameni inganni. Si tenga avvisato che l’intellettuale italiano ultimamente ha preso quote d’iniquità e di indecenza quali non s’ebbero neppure sotto i regimi e le tirannidi. Specie dove più si levano le proteste di purezza e le cantilene che in democrazia, a valere un tanto, prima o poi si arriva, è invece sempre palla mercuriale, pienissimo accordo – dietro le opposte etichette ideologiche – a solidarsi reciprocamente. Chi cammina senza merci scambiabili non s’illuda di certi cocchieri accademico-massmediali, e attenda piuttosto a evitarne i callidi vezzi seppellitivi. Purtroppo le carte del buon successo non sono mai uscite di mano, finora, a quella razza di galantuomini che il povero Leopardi riuscì a confederare nella disponibilità all’elemosina, ma soprattutto nella determinazione a “tacere eternamente” di lui, o a lasciarlo alle zanne di qualche giovinastro bene imparentato. Mario Aversano
Questo angolo più a sud può esser eletto come una nozione di estremo limite e di frontiera del territorio della poesia di questi anni, quasi fosse l’ultima terra del fuoco, già bruciata dal gelo del polo che segna il limite alla sfera celeste. L’allegoria è rivolta all’“io” del poeta, che dopo le feconde stagioni del lirismo e le chiassose vocazioni del vate, si è sperduto nella tundra del dubbio, si è inquisito, s’è scoperto incapace di autodefinirsi, di darsi un ruolo e un costrutto, di spingersi al di là della metafora letteraria dentro cui ha assunto consapevolezza d’essere richiuso, come il pesce nell’acquario. Gerardo Pagano mette a nudo questo problema di tematiche e di contenuti della poesia intorno all’io-poeta e, con un coraggio di pasoliniana memoria, opta per un proponimento ad oltranza dell’“io”, con forza chiamato a campire il vuoto totale della pagina, a definire l’impossibilità definitoria della poesia; ma Gerardo Pagano costruisce anche la bellezza di un grido afono che, se vogliamo, è, poi, un’ulteriore metafora e un nuovo e splendido ossimoro, dentro cui il poeta rinchiude la follia e la sapienza, come nel vaso di Pandora. Così il libro è tutta una sottile, raffinata, drammatica interpretazione letteraria dell’io-poeta che si esaspera e che si autocattura nella metafora letteraria, di cui fa funzionare tutti i simboli già noti e registrati dalla letteratura: ed è proprio in questo carattere di frontiera che si sublima il valore di eccellente poesia della ragione che sa assumere tutto il libro di Gerardo Pagano. Sandro Gros-Pietro |
Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.