Racconti dal Lido
![]() |
€ 14,00
EUR
Spedito in 2 giorni
|
Descrizione Inserisci un commento |
PREFAZIONE Cosa si nasconde dietro questo titolo così ambiguamente balneare di Racconti dal Lido? Cosa sono questi otto racconti che Gabriella ci propone oggi, dopo una lunga stagionatura maturata per anni nell’ombra di un cassetto? Un diario di esplorazione del mondo del cinema in uno dei suoi più noti e autorevoli santuari celebrativi ma solo in apparenza, ché si rivela essere poi un diario intimo, un’imprevista riflessione esistenziale. E questo pur sempre attraverso il cinema e tutto quello che gravita attorno, che lo circonda e lo anima. Diario come oggettivazione del “sé”. Uscita dal solipsismo, uscita apparente ma in realtà “apparentemente apparente” perché conduce, attraverso appunto l’oggettivazione del sé, ad uno sguardo su sé stessa da un punto di vista esterno, dal di fuori. Diario di una maturazione, di una crescita. Quasi un romanzo di formazione. Di autoformazione perché formazione dell’autore stesso. Ma al contempo un viaggio di evasione nel mondo dell’illusione che conduce ad un’inattesa presa di coscienza della realtà e della sua verità: da una sorta di entusiasmo adolescenziale si perviene gradualmente ad uno sguardo più critico, ad una più consapevole maturazione. Una successione en abîme. Un triplo selfie. Un selfie verbale. Il festival di Venezia è il luogo di questa autorappresentazione. Il festival come tempio del cinema, il cinema come illusione di vita e celebrazione di questa illusione, cioè conferma dell’illusione come verità di vita, ovvero come illusione dell’illusione. Poi la vita fa irruzione, sempre un po’ per la porta di servizio, quando meno ce se l’aspetta, e allora emerge la donna in quanto tale, non più interprete di un ruolo mondano se non quello di se stessa. Allora, quella che poteva apparire come una piccola cronaca mondana, si eleva a livello di metafora e viene a toccare allusivamente uno dei temi fondanti e sempre ricorrenti dell’esistenza: il mito. E lo rivela, in modo appena velato, nella sua illusoria (in)consistenza. Ed è proprio quando l’episodio narrato si fa più frivolo ma solo in apparenza – l’incontro dell’autrice davanti allo specchio (e allo specchio!) nelle toilettes dell’Hôtel Excelsior con una giovane “stellina” di belle speranze in cerca di scritture – che si entra più nel profondo. Questa è ugualmente la domanda che ci poniamo noi – e la risposta che forse ci diamo – alla fine di questa raccolta di impressioni festivaliere veneziane. Mario Brenta |
Prima di essere pubblicato, dovrà essere approvato dalla redazione.